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01/06/2007.  Gli schiavi del call center secondo Beppe Grillo.


Il comico (protagonista del suo show itinerante anche a Barletta) raccoglie una serie di testimonianze dall'Italia precaria in un libro autoprodotto, disponibile gratuitamente on line.

Beppe Grillo decide di raccontare sul suo blog l'Italia dei precari: milioni di ragazzi venti-trentenni, diplomati e laureati, a volte in nero, quasi sempre con contratti a termine, autonomi o dipendenti, con paghe da fame, senza formazione né futuro.

Lo fa con un libro autoprodotto, che si può comprare solo on line sul suo blog, per poco più di otto euro, disponibile anche in versione digitale gratis sullo stesso sito.

Uno dei capitoli più interessanti è Piange il telefono: dedicato ai precari dei call center, la cui sorte in parte sta cambiando grazie ad accordi sindacali di stabilizzazione in contratti a tempo indeterminato, per effetto della circolare Damiano, ma che rimane uno dei settori lavorativi in cui sfruttamento, stress e dequalificazione sono più presenti.

Alcune testimonianze sono decisamente illuminanti della realtà dei Call Center italiani tipo "Aspettando una telefonata": "Nei call center non si impara un mestiere. Non si costruisce il proprio futuro. Si sta in attesa che il telefono squilli. Oppure che qualcuno risponda, e si faccia convincere ad attivare linee, a comprare prodotti, sottoscrivere abbonamenti. E la flessibilità d'orario comincia presto ad andare in un'unica direzione. Se in sei ore non si guadagna abbastanza per poter sopravvivere, si resta seduti per sette, otto, nove ore. Si fa richiesta per il doppio turno. E nonostante ciò non si costruisce nulla".

"Il futuro resta un discorso ancora da affrontare. Ma non oggi. Oggi bisogna chiamare. Vendere. Capita talvolta, a taluni fortunati, di ricevere un vero stipendio, una busta paga che c'è per tre, quattro mesi. E poi, chissà? E poi puoi restartene a casa perché il contratto è scaduto. A cercare lavoro, sperando di trovare l'impiego per il quale anni di studio sono stati investiti. E finire in un altro call-center".

"Ho la fortuna di aver finalmente trovato un impiego vero, ma vedo mia moglie, e molti altri miei amici arancare fra una cornetta e l'altra. Si capisce questo quanto si parla di precarietà? Che non si tratti di cambiare semplicemente lavoro ogni tanto, ma di lavorare spesso praticamente gratis, chiusi in cubicoli alienanti innanzi a un Pc?"


Pier Luigi Tolardo - Quelli di Zeus
ZEUS News - www.zeusnews.it - 31-05-2007







 

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