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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

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13/06/2007.  BARLETTA - Lo spray deturpa i monumenti.

Quando la storia subisce l’oltraggio delle bombolette spray, arriva l’ora di metterci un freno: ma è sempre meglio far “p a rl a re ” direttamente le pietre piuttosto che prendersela con qualche altro imbecille di turno. A circa un mese dall’oltraggio subito dalla chiesa di Sant’Andrea (pareti tappezzate da scritte e disegni con vernice: nessuno ancora le ripulisce?), nel centro storico la bravata è stata ripetuta qualche sera fa con l’attacco alla stradina che collega corso Cavour a via Ettore Fieramosca. Anche in questo caso, scritte e disegni tipo murales, più l’aggravante del tentativo di furto della copertura in rame a difesa di alcune tubazioni. La grondaia penzola scardinata praticamente priva di sostegno, pronta ad essere rubata in qualche prossima notte senza luna.

La “strictola melitensis”, questo il nome emergente dagli archivi, è quel passaggio pedonale fra le strade che ho indicato, all’apparenza priva di significato, ma che svela – nella sua caratteristica conformazione - un passato glorioso per Barletta e la sua storia. Effettivamente, assomiglia ad una di quelle “calli” di Venezia dove per passarci bisogna stringersi o addirittura procedere di lato: si sviluppa tra due complessi urbanistici di particolare importanza, il convento di S. Chiara e il palazzo priorale dell’Ordine di Malta, e cioè la magione di S. Giovanni Infracase, primo insediamento degli Ospedalieri entro le mura cittadine. Due inconfondibili croci di Malta fiancheggiano una finestra sulla parete esterna della residenza dei Cavalieri.

Di qui la consuetudine di chiamare la stradina appunto con il nome di “strictola melitensis”, ma da sempre il popolo l’ha ribattezzata in dialetto “a’ trasunnedd”, nomignolo affettuoso e popolare con il quale viene ormai riconosciuta la minuscola stradina che forse un tempo intimoriva nel medioevo per la sua prossimità a così potenti palazzi, oggi però alla mercé dei vandali. Il contrasto è diventato assai stridente, proprio perché l’ex convento di S. Chiara, sede dell’istituto magistrale Sacri Cuori, è stato restaurato di fresco, ed il paragone con lo stato di degrado della stradina è davvero censurabile.

Fu il Lions club Barletta, sotto la presidenza di Luigi Scardino, nell’anno sociale 1999-2000 (com’è scritto sulla targa apposta all’ingresso da corso Cavour, a finanziare il service del restauro a cura di Vittorio Palumbieri, Michele Il Grande, Giuseppe Marchisella, Vito Gissi, Antonio De Giovanni, con una realizzazione altamente meritoria e che suscitò ampio consenso nell’ottica europea (post Legge Ronchey) di far partecipare enti e soggetti privati alla valorizzazione dei beni culturali, smettendola di lasciare alla mano pubblica ed assistita questo comparto.

Viene da chiedersi: chi provvederà oggi a ripulire “a’ trasunnedd” sotto il tiro della vernice spray ed a restituirla alla gente (col gusto di far parlare le pietre), gli stessi Lions, altri benemeriti volontari, il Comune od i soliti e melensi affabulatori di turno?

Nino Vinella, Presidente Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese, lunedì 11 giugno 2007

Clicca qui per visionare l'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Nord Barese del 13.06.2007 in merito all'attacco vandalico al monumento di Mons. Giuseppe D'Amato







 

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