A poche settimane dalla pubblicazione del Disegno di Legge regionale sull'istituzione del Parco dell'Ofanto, si alimenta il dibattito nell'opinione pubblica del territorio sull'importante provvedimento. Pubblichiamo un intervento del geologo Ruggiero Maria Dellisanti, noto esperto della materia.
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Clicca qui per visionare l'articolo di Cosimo Damiano Damato pubblicato sulla Gazzetta della Capitanata domenica 9 settembre 2007Il parco del fiume OfantoCon la pubblicazione del disegno di Legge Regionale n. 14, pubblicato sul B.U.R.P. del 17/7/2007, il Parco Naturale Regionale del fiume Ofanto si avvia a diventare realtà. Ci sono voluti ben 10 anni affinché le indicazioni contenute nella Legge Regionale 19/97, potessero trovare applicazione, quando insieme alla foce del fiume Ofanto, erano perimetrate altre 32 are naturali protette. L’area regionale di nuova istituzione è stata denominata “ Fiume Ofanto ” ed è stata classificata come Parco Naturale Regionale con l’intento di valorizzare, salvaguardare e proteggere non solo le aree golenali, lungo il tratto pugliese del fiume, ma anche le zone interessate dalla marana Capaciotti e dal torrente Locone, tributari del fiume Ofanto. Il Presidente della Giunta Regionale, ha voluto in tal modo salvaguardare il territorio attraversato dal fiume, in tutta la sua complessità, dall’habitat fluviale a tutte le aree limitrofe di grande pregio ambientale. Il parco “ Fiume Ofanto “, interessa il territorio di 11 Comuni: Ascoli Satriano, Barletta, Candela, Canosa di Puglia, Cerignola, Margherita di Savoia, Minervino Murge, Rocchetta S.Antonio, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola e Trinitapoli. L’area interessata è estesa per 27.134 ha, pari a circa 1/3 del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, ed in parte coincide con l’area S.I.C. IT 91220011 Valle Ofanto – lago Capaciotti, già tutelata e protetta da normativa nazionale e comunitaria. Purtroppo la parte di monte, ricadente nel territorio della provincia di Avellino, non risulta protetta, mentre la regione Basilicata con la recente istituzione del parco del Vulture, ha posto le basi per un futuro quanto auspicabile parco interregionale. La zonizzazione, proposta, per il parco “ Fiume Ofanto ” è suddivisa nella zona 1 (estesa per 10.360 ha) di rilevante interesse naturalistico e di protezione della avifauna esistente e di passo, coincidente in pratica con le aree golenali e da una zona 2 (estesa per 16.498 ha ) di interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale, dove all’interesse della protezione dell’ecosistema, si affianca quello della promozione del territorio, quale modello di sostenibilità e di riduzione degli impatti delle attività antropiche. Molto, comunque, resta ancora da fare, in attesa che i confini attuali trovino conferma nel Piano Territoriale, strumento normativo regionale di tutela degli ambienti naturali, in grado di integrare gli interessi della difesa dell’ambiente con lo sviluppo delle attività antropiche. È lecito auspicare che al parco del Fiume Ofanto, proprio per la coincidenza con l’area S.I.C., non avvenga quello avvenuto in passato per gli altri parchi, dove gli interessi personali, in alcuni casi, hanno prevalso sull’interesse globale creando parchi a macchia di leopardo. Voglio augurarmi che il parco “ Fiume Ofanto “, sia visto finalmente da tutti come una risorsa e non come una limitazione degli interessi personali. Bene ha fatto, in tal senso, l’Amministrazione Comunale di Barletta, quando negli incontri programmatici ha inteso, con lungimiranza, estendere il territorio della zona 2 nella prospettiva di sviluppo, al contrario degli altri Comuni che invece hanno cercato di sottrarre territori dai limiti del Parco, limitandosi a confermare i confini delle aree S.I.C.. L’Amministrazione di Barletta ha quindi voluto dare un segnale forte anche sulla valorizzazione futura di un territorio che possiede grandi potenzialità turistiche, e sui benefici derivanti dall’utilizzo dei finanziamenti nella tutela e valorizzazione di aree parco di particolare pregio. La valorizzazione del territorio del Comune di Barletta, nel parco Fiume Ofanto, non è solo ambientale, qual è la foce, le anse del fiume Ofanto, o le aree palustri del canale Pantanella, ma è fondamentale anche l’aspetto culturale e paesaggistico, infatti, sono state inserite località di particolare interesse qual è Torre Ofanto, la cittadella di Canne della Battaglia e tutta l’area delle masserie storiche che hanno uno stretto legame con l’ambiente fluviale nelle quali ricadono le masserie: Monterisi, San Nicola, Cafiero, Perrazzo, Antenisi, Bocuta, Canne e Del Vecchio, favorendo in tal modo l’accesso ai finanziamenti e permettendo una riconversione e valorizzazione turistico-ricettiva delle strutture esistenti, sostenibili con il territorio. Il disegno di Legge recentemente adottato, stabilisce la zonizzazione provvisoria, le sanzioni, gli indennizzi, ed il controllo del territorio, che sarà affidata all’Ente di gestione il quale si avvarrà degli agenti di polizia locale e delle Guardie Ecologiche Volontarie, in apposita convenzione. L’Ente di gestione del parco “ Fiume Ofanto”, sarà affidata ad un Consorzio di gestione appositamente costituito e nel quale saranno rappresentati gli interessi di tutti i Comuni, delle comunità montane e delle Province interessate, in grado, speriamo in tempi brevi, di dare piena operatività al parco. Qui una nota alla Regione va fatta, il territorio del parco del Fiume Ofanto, oggi ricade tra le Province di Foggia e di Barletta-Andria-Trani e nessun Comune, ricade nel territorio della Provincia di Bari, come invece è riportato dal disegno di legge, è auspicabile che l’Amministrazione Comunale di Barletta si faccia carico di fare apportare la dovuta correzione.
Ruggiero Maria DELLISANTI
geologo
OFANTO - PRECISAZIONI DELL'AGENZIA PER L'AMBIENTE DEL PATTO TERRITORIALE SUL DISEGNO DI LEGGE DELLA REGIONE SUL PARCO NATURALE Dall'Agenzia Territoriale per l'Ambiente del Patto Territoriale Nord Barese Ofantino nelle persone di Carlo Scelzi, attuale Sindaco di Spinazzola (in qualità di Presidente Agenzia Territoriale per l’Ambiente del PTO/NBO) e di Mauro Iacoviello (quale Responsabile Tecnico Agenzia Territoriale per l’Ambiente del PTO/NBO) riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente un'articolata precisazione sulla notizia relativa al Parco fluviale dell'Ofanto.
La Redazione ringrazia per l'attenzione riservata ed invita chiunque fra i Soggetti interessati a questa importante problematica per il Territorio ad intervenire con ulteriori contributi.
Clicca qui per visionare il bollettino della Regione Puglia col testo integrale del Disegno di legge Spett.le Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia,
il 17 luglio 2007, sul supplemento del Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 101 è stato pubblicato il Disegno di Legge n. 14 del 21 Maggio 2007, per l’istituzione del Parco Naturale Regionale “Fiume Ofanto” ai sensi dell’art.8 della Legge Regionale n. 19/1997.
Il 16 luglio sul Vs. sito veniva pubblicato un articolo dal titolo “Comune di Canosa di Puglia - un Parco Regionale sul fiume Ofanto: i sindaci dei comuni interessati chiedono un incontro alla Regione Puglia” riportando alcune notizie in merito ad una riunione indetta dal Comune di Canosa di Puglia ed estesa ai comuni interessati dall’istituzione del Parco Regionale ai sensi della Legge Regionale n 19/1997. In riferimento a tali notizie si ritengono doverose alcune precisazioni.
La partecipazione dell’Agenzia Territoriale per l’Ambiente del PTO/NBO alla riunione a Canosa di Puglia del 6 luglio, è stata finalizzata a fornire ulteriori elementi di chiarimento alle rappresentanze istituzionali dei comuni interessati dalla istituzione del Parco fluviale, in particolare:
- ricostruire l’intero percorso delle diverse Conferenze di Servizi finalizzate all’istituzione del Parco ed i momenti salienti del negoziato sulla perimetrazione tra la Regione e le comunità locali, oltre che illustrare le diverse perimetrazioni fino all’ultima proposta riferita ad aprile 2007;
- fornire chiarimenti in merito alle preoccupazioni espresse dalle rappresentanze di altri portatori di interesse, che non hanno potuto prendere parte alle Conferenze di Servizi, circa possibili interpretazioni al Documento di indirizzo per l’istituzione dell’ Area Naturale Protetta;
- chiarire le opportunità derivanti dall’istituzione del Parco e le limitazioni d’uso scaturite dalle Misure di salvaguardia contenute nel Documento di indirizzo nelle aree interessate dal Parco, già peraltro presenti negli strumenti urbanistici di molti comuni;
- chiarire le prospettive di pianificazione espresse dall’Autorità di Bacino in attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), e la necessità di definire una interlocuzione unica tra soggetti operanti e governo del territorio;
Tale specifico contributo è stato richiesto all’Agenzia, da parte dei comuni aderenti al Patto Territoriale per l’Occupazione Nord Barese/Ofantino interessati dalla presenza del fiume Ofanto, alla luce delle sue competenze e alle attività tecniche che la stessa esercita su mandato del partenariato pubblico/privato presente sul territorio, oltre che in ottemperanza ad una specifica mission finalizzata a svolgere un ruolo di facilitazione nella gestione di possibili conflitti ambientali di cui la vicenda specifica ne è la prova.
In considerazione di questo mandato e nella ricerca di elementi oggettivi da sottoporre al negoziato tra i soggetti, la stessa Agenzia non poteva e non è nelle condizioni di esprimere alcun giudizio in merito alle perimetrazioni del Parco né tantomeno esprimere “condivise” preoccupazioni sugli effetti positivi o negativi che questa istituzione comporterebbe.
Tuttavia si riconosce che l’istituzione del Parco fluviale è un elemento essenziale che contribuisce all’innalzamento dei livelli di biodiversità e che la ricerca di una condizione di convivenza ed equilibrio tra le due istanze (naturale ed imprenditorialità agricola) vada perseguita.
Rispetto a quanto sopra detto, l’Agenzia non ha rinunciato a costruire una Vision che fornisce una direzione ed un percorso da compiere, senza esprimere dei giudizi nel proporre obiettivi strumentali ed azioni, né tantomeno giudicando ancora chi quel percorso non è in grado di riconoscerlo, di avviarlo, di condividerlo, per tante e legittime ragioni.
La Vision del Parco fluviale dell’Ofanto è “segnato” da uno status quo che si delinea come condizione indispensabile per una realistica previsione sia a medio che a lungo termine.
Agli inizi degli anni ottanta l’intero tratto vallivo e terminale del fiume Ofanto viene interessato da un’opera sistematica di irregimentazione disegnando un nuovo territorio. Le scelte importanti, quelle realmente determinanti, furono fatte, nel bene e nel male, in quella stagione restituendo argini in terra battuta che oggi dividono la proprietà pubblica da quella privata, la natura dalla campagna, l’incertezza dalla certezza, la disattenzione dall’attenzione.
Le aree interne agli argini sono le aree in cui, nella maggior parte dei casi, si ritrovano le aree SIC oltre che le Zone 1 del Parco e dove sono condivisibili ed auspicabili azioni di rinaturalizzazione nel rispetto delle funzionalità idrauliche richieste dall’Autorità di Bacino.
Oltre gli argini, vi sono la gran parte delle aree individuate come Zona 2 del Parco. Qui le ragioni del conflitto sembrano derivare dalla disinformazione più che ad altre ragioni.
Le attività agricole e produttive, soprattutto quelle presenti nell’area individuata come “Zona 2”, sono da intendersi quali presidi indispensabili per il controllo e la manutenzione del territorio e che sia legittimo operare per la ricerca di un equilibrio possibile tra rispetto delle dinamiche ecologiche del fiume, concreta sostenibilità e convenienza economica delle attività imprenditoriali agricole presenti, oltre che nel mantenimento e potenziamento dei livelli occupazionali (in risposta ad un mandato preciso del Patto Territoriale Nord Barese/Ofantino impegnato sui temi della ricerca di azioni a favore dell’occupazione). In questo senso la gestione del Parco può diventare occasione di qualificazione di quella diversità agricola che è presente e che costituisce una delle risorse più importanti dell’area valliva: dai vitigni di uva da vino e da tavola nel tratto terminale del fiume, al settore frutticolo a quello orticolo nella piana di Loconia, ai pascoli del tratto alto.
La Vision proposta, per questo luogo, è quella più vicina ad un luogo di forte ibridazione tra agricoltura e natura, in cui il percorso può essere indicato in azioni di corretta informazione; la semplificazione dei rapporti tra governo del territorio e operatori economici, culturali, etc, e l’incentivazione, finalizzata a mettere in discussione le modalità consolidate e caparbie di gestione produttiva dei suoli agricoli verso attività compatibili con il sistema ambientale. Ovvero la riscoperta di una cultura del “minimo ma efficace” legata all’attuazione di interventi di compensazione e mitigazione che permettano di ridurre l’impatto esercitato da questi usi dell’Ofanto.
L’approfondimento del negoziato con la programmazione regionale 2007-2013 (Piano di Sviluppo Rurale, POR), in ordine all’opportunità di prevedere misure ed incentivi di compensazione, premialità, diventa cogente per supportare questa inversione di tendenza che assume sempre più la portata di un “cambio generazionale” nel rapporto fra campagna e natura.
Mai come in questo momento si intravede la necessità di più forte coinvolgimento fattivo della Regione nella ricerca di una integrazione tra i settori della Programmazione Regionale 2007/2013 (POR, Piano di Sviluppo Rurale), Ecologia/Ambiente e Assetto del Territorio.
Il Parco per certi aspetti già esisteva, ancora prima del suo Disegno di Legge istitutivo, lo si è percepito nelle tante attività dei movimenti ambientalisti, culturali, politici; ma anche, per esempio, nei nomi di nuove aziende di produzione, trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli che sono presenti in questo territorio. Ciascuno, rispetto ad una autonoma iniziativa (una consuetudine spiccata da queste parti) ha cominciato ad introdurre termini come “Valle”, “Ofanto” e comunque un richiamo sempre più esplicito a questo territorio e a questo fiume che ora inizia ad essere percepito come tale, non per altro per la vegetazione alta, serpeggiante, fitta del fiume in un tappeto uniforme e suggestivo. Si coglie, infatti, la necessità di riconoscibilità del prodotto, che solo il territorio specifico può dare, e di legare insieme genuinità e naturalità.
Se la Gestione del Parco, attraverso gli strumenti di attuazione previsti dal Disegno di Legge istitutivo (art. 6), saprà convogliare e facilitare le azioni dei soggetti e degli attori in un unico flusso, allora il primo obiettivo sarà raggiunto, dando ragione a chi pensa che il Parco è solo un problema di tempo.
Distinti Saluti
Carlo Scelzi
Presidente Agenzia Territoriale per l’Ambiente del PTO/NBO
Mauro Iacoviello
Responsabile Tecnico Agenzia Territoriale per l’Ambiente del PTO/NBO