22/10/2007. Informazione/2 - Il disegno di legge sull'editoria e la tassa sul macinato.
In periodo balneare il governo ha varato un disegno di legge che obbliga chiunque faccia comunicazione a iscriversi in uno speciale albo, ovviamente non gratis.
Pazienza se l'avesse solo varato; il guaio è che il Consiglio dei Ministri ha approvato formalmente il 12 ottobre un disegno di legge che obbligherà chiunque faccia comunicazione su Internet a iscriversi al ROC (Registro Operatori Comunicazione), ovviamente a pagamento.
Il tentativo di controllare l'informazione non è affatto nuovo e piace sia a destra che a sinistra, come si può verificare andando al recente passato, quando con una legge comunitaria si tentò di mettere sotto controllo chiunque pubblicasse alcunché e segnatamente i siti web che apparivano estremamente sgraditi agli allora padroni del vapore.
Il compromesso poi raggiunto, secondo il quale che fa informazione online non ha obbligo di registrazione se non si avvale dei finanziamenti della legge sull'editoria del 2001, evidentemente non è stato ritenuto sufficiente dall'attuale maggioranza.
Da qui l'adozione del disegno di legge dello scorso agosto, recante il titolo Nuova disciplina dell'editoria e delega al Governo per l'emanazione di un Testo Unico sul riordino delle legislazione nel settore editoriale.
E' prevista pertanto l'istituzione del ROC, ovverosia del Registro degli Operatori della Comunicazione, alla quale in pratica dovranno iscriversi tutti (ma proprio tutti) quelli che hanno a che fare con l'internet e siano responsabili di una qualsiasi produzione mediatica che sia diversa dai bollettini interni aziendali.
Pur senza entrare nella polemica che vede contrapposti gl'interessi dei giornalisti e quelli degli editori (ma ci si riferisce soprattutto alla carta stampata) è facile comprendere come la sostanza del provvedimento è un vero e proprio attentato alle libertà costituzionale di esprimere liberamente la propria opinione.
Il web infatti in qualche modo si è sinora sottratto alle ferree maglie della censura, imposte un'ottantina di anni fa da un regine dittatoriale e rimaste poi più o meno invariate nel tempo; ma evidentemente la sindrome cinese ha fatto scuola e da noi ancor prima che in altre realtà, nel goffo tentativo di gabellare per regolamentazione la repressione preventiva.
A decidere in merito sarà infatti chiamata l'AgCom, alla quale verranno delegati per legge i poteri di controllo (ed evidentemente di repressione). Vale a dire che una autorità amministrativa sarà chiamata a stabilire chi, e come, potrà esprimersi attraverso l'internet; dalla famosa testata giornalistica che pubblica una versione online del foglio stampato all'ultimo e più scalcinato dei blog in circolazione.
Se si riflette sulla circostanza che presto quasi tutti i quotidiani pubblicheranno online, si vedrà come diverrebbe facile tappare la bocca a qualsiasi espressione di dissenso in modo completo ed esaustivo e soprattutto senza pesi politici da portarsi appresso alle elezioni; tanto sarà stata colpa dell'AgCom, mica del governo. A oscurare un sito ci va un attimo, a sequestrare giornali su tutto il territorio ci va una vita.
www.zeusnews.it - 22-10-2007
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