04/12/2007. BARLETTA - MOSTRA DI ICONE DI DOMENICO CAMASSA.
A Barletta, nei giorni 6-7-8 dicembre 2007, nella Chiesa di S. Pietro, il pittore Mimmo Camassa esporrà alcuni suoi lavori, soprattutto icone religiose. Nei tre giorni sarà possibile gustare l'opera dell'artista dalle ore 19 alle 23.
Uno degli artisti più in voga sul nostro territorio è il giovane pittore Mimmo Camassa, barese di nascita ma da anni residente a Tricase. Dal 1986 ad oggi la sua attività è stata un continuo crescendo, come testimoniano la partecipazione a numerose mostre di rilievo (Biblioteca Provinciale di Lecce, Circolo tennis di Bari, Valerio Chiesa Antiquariato Milano, U.C.A.I. Roma, Galleria Secondo Rinascimento Bologna e Ferrara, Palazzo Rogadeo Bitonto, Museo Diocesano Otranto) e la presenza di sue opere in collezioni private in Italia (ne sono entrati in possesso anche personalità del calibro di Romano Prodi, Nichi Vendola, Grazia Francescato, Angelo Branduardi), Francia, Svizzera, Germania, Olanda ed America e in svariate chiese del sud Salento. Concettualmente interessante nelle opere di Camassa è l'astrazione simbolica dei contenuti rappresentati, proiettati ad ottenere una composizione armonica di forma, colore, luce e spazio. Come riferimento formale, Camassa si documenta su ciò che è stata la produzione artistica dell'area mediterranea (Alto Egitto, Siria, Libano, Armenia, Grecia, Turchia) e non, dal VII al XV secolo. Molti e qualificati critici si sono occupati dei lavori del pittore barese/tricasino, fra cui il prof. Aldo Valli, rettore emerito, che così scrive: "Mimmo Camassa ha da tempo raggiunto la sua maturità artistica attraverso una costanza e una passione che denotano non tanto una scelta quanto una nativa disposizione verso la pittura e l'armonia compositiva. In tal modo il colore ha conquistato una sua purezza, assai simile a quella d'una perenne infanzia, equivalente a un costante miracolo di natività, al di sopra di ogni artificio e di una mera tecnica scolastica. Si spiegano così la semplicità, la autenticità, la limpidezza del colore, il quale aggredisce la tela con una sorta di spontanea intraprendenza, frutto insieme di natura e fede. Tutto ciò ha fatto sì che l'artista portasse la sua pittura sulla soglia di un naturale, sempre rinascente infanzia, recuperando uno stile e un tempo che sono insieme un omaggio alla sua ingenua umanità, al suo amore , alla sua incoercibile dedizione. Sicchè la sua pittura coincide col dato puro dell'esistere attraverso l'esaltazione, altrettanto pura del colore. E' così che irrompe nella sua fantasia dell'artista la malia dell'icona, nella quale la fissità dello sguardo, l' immobilità dei profili hanno qualcosa di definitivo, di metafisico, di sacrale .Non si tratta della scolastica ripetizione d'un mondo già consolidato di pittura e tanto meno d'una sorta di moda oggi assai diffusa. Si tratta, invece, del recupero della civiltà del dipingere,cioè del recupero di una storia del colore che ci riporta alle origini della sua essenza primigenia. Il movimento è sempre in fieri, in quella sorta di mistero, di magia,nei quali si sente esplodere non tanto una tecnica, quanto un valore, una civiltà del dipingere. O, forse meglio, gli emblemi di quel valore e di quella civiltà. Si raggiunge, insomma, un livello espressivo che associa all'incanto della tradizione iconografica la composta decorazione di un reinventato "liberty" con le sue caratteristiche di stilizzazione e di simbolo. Tutto converge in un istintivo decoro di sentimenti, da intendere come coscienza della propria dignità ed esaltazione di una fantasia governata dalla misura e dal sentimento di una profonda umanità". Commissione Diocesana Cultura e Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie - http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/vis_diocesi.jsp?idDiocesi=205
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