La Puglia, terra di frontiera verso il Levante e il Mediterraneo sin dai secoli più remoti, mantiene nei rapporti con l’Altro una centralità strutturale, fondata sia sulla sua storia di accoglienza che su quella di ponte verso la Terrasanta, i Balcani e il Maghreb. I territori pugliesi sono dunque un mezzo utile al raggiungimento di mete diverse, talvolta distanti, come ad esempio avveniva nel Settecento ai viaggiatori che intraprendevano il Grand Tour, desiderosi di conoscenza. A mantenere saldo il collegamento tra quella esperienza e quelle dei nostri tempi c’è, indissolubile, il legame con il passato nelle sue forme visibili. I monumenti, i paesaggi, i territori, talvolta rimasti incontaminati, nella società globale sono spesso avvertiti come un problema di difficile risoluzione, dei limitanti alle continue necessità di espansione e estensione derivanti dalle regole del mercato libero e deregolarizzato.
La Regione Puglia ha avviato da poco tempo un progetto che appare di alta idealità ma che, in realtà, è di estrema praticità: realizzare una mappatura delle emergenze monumentali e ambientali della regione, scriverle nero su bianco, per tutelarle. Il progetto è quello della Carta dei beni culturali della regione, la cui redazione è stata affidata ad alcune delle più interessanti personalità del mondo accademico, affiancate da giovani studiosi e altrettanto giovani professionalità. Si tratta all’apparenza di un progetto ambizioso. È tuttavia il primo passo reale per proteggere i territori pugliesi dallo sfruttamento indiscriminato e dalla presenza invasiva delle necessità del mercato, dove esso è presente, o dall’assenza colpevole della società civile e delle istituzioni, dove, paradossalmente, del mercato c’è necessità. La Carta dei beni servirà, come ha tenuto a precisare Giuliano Volpe, archeologo e Coordinatore scientifico del progetto, a tutelare la nostra storia e, nello stesso tempo, a pianificarne la lettura, gli utilizzi, le possibilità che da essa derivano.
>>> VICTOR RIVERA MAGOS
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