Nino Vinella scrive in punta di penna un ricordo degli anni ruggenti, quando si andava in spiaggia per fare (non solo) il bagno
Barletta, Ferragosto, una spiaggia lunghissima come lungo è il tempo trascorso dai primi tentativi di uso e di valorizzazione del nostro litorale. Da Ponente a Levante stili di vita balneare molto diversi. A Ponente , due passi da piazza Plebiscito e dintorni del centro cittadino, si scendeva in Adriatico prima da una scaletta in legno poi rifatta in cemento man mano che il mare si è ritirato. C’erano le palafitte piantate sotto le mura del Carmine, dove pure le monache facevano il bagno e c’era la colonia della Pontificia Opèra Assistenza per i fanciulli. Insomma, una spiaggia da sempre ritenuta abbastanza popolare e di poche pretese.
A Levante, invece uno chic relativamente più moderno. Erano i ruggenti anni Trenta nell’estate di quell’epoca, oltre settant’anni fa, quando doveva apparire proprio così agli occhi dei barlettani, giusto come un favoloso transatlantico all’ormeggio, lo chalet della Casina del lido di levante, elegante struttura prima in legno, poi in cemento armato e pietra di Trani, concepita dall’ing. Arturo Boccassini secondo i dettami stilistici del tempo, con anticipatrici e quanto mai solide soluzioni edilizie destinate a durare: un complesso realizzato con l’idea-progetto di affacciarsi dalla sua balaustra slanciata sull’Adriatico (quello vero, di casa nostra) esattamente come dal ponte di una nave in crociera che si protendeva sul dorato sabbioso arenile esteso a perdita d’occhio.
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