Perché il mare restituisce sulla spiaggia di Ariscianne, ad oriente di Barletta, su un’estensione di circa 3,0 km, migliaia di selci lavorate e una quantità innumerevole di reperti litici prodotti dall’uomo tra 125.000 e 8.000 anni fa?
Perché solo su quei litorali è possibile rinvenire monete, croci, sigilli, spade, monili, resti di anfore in quantità considerevoli, appartenenti ad ogni epoca storica, dalla romana alla medievale, sino alle più recenti, senza soluzione di continuità?
Dov’è il giacimento di selce che ha permesso la creazione di una delle più grandi industrie litiche sommerse? Qual è l’origine delle centinaia di figure antropomorfe e zoomorfe scolpite su ciottolo (“pietre-figure”) rinvenute lungo gli arenili di Ariscianne, Belvedere e Falce del Viaggio?
A cosa servivano le buche circolari e le strane canalette perpendicolari alla costa, intagliate nelle calcareniti, che si immergono nel mare al di sotto dei sedimenti attuali?
Sono alcune delle domande che lo straordinario sito di Ariscianne ci pone da quando, circa quarant’anni fa, cominciarono ad essere ritrovati gli eccezionali reperti archeologici e paleontologici che gettarono per la prima volta luce sulle origini di Barletta e più in generale sugli uomini che abitarono la Puglia tra il Paleolitico ed il Neolitico antico.
>>> Alfredo De Giovanni
(per gentile concessione della Rivista "Geologi e Territorio" dell'Ordine Regionale dei Geologi)