Domenica 5 ottobre, a Barletta, presso il Santuario dello Sterpeto, durante la celebrazione ecucaristica delle ore 20,00, é stata presentata la nuova biografia del Servo di Dio don Ruggero Caputo scritta da don Sabino Lattanzio".
Di seguito si riporta la presentazione al volume di P. Gennaro Citera, osj, parroco del Santuario dello Sterpeto:
Dio vuole che tutti noi siamo santi come Lui è santo. Questa ardua meta la potremo raggiungere lasciandoci anche contagiare da coloro che ci hanno preceduto e hanno preso sul serio l'invito divino. Su questo argomento di fondamentale importanza si è soffermato il Santo Padre Benedetto XVI nel cuore delle ferie estive a Castel Gandolfo, durante l'udienza generale di mercoledì 20 agosto.
Riproponendo la testimonianza dei santi ci ha esortato a "prendere in mano la biografia e gli scritti di qualche santo o santa in particolare", ricordandoci che la santità "non è un lusso, non è un privilegio per pochi, un traguardo impossibile per un uomo normale; essa, in realtà, è il destino comune di tutti gli uomini chiamati ad essere figli di Dio, la vocazione universale di tutti i battezzati". Inoltre ha ricordato a chi eventualmente vede tale meta molto alta che "non necessariamente è grande santo colui che possiede carismi straordinari. Ce ne sono infatti moltissimi i cui nomi sono noti soltanto a Dio, perché sulla terra hanno condotto un'esistenza apparentemente normalissima".
Questi due pensieri del Pontefice aveva espressi così san Giuseppe Marello (1844-1895): "Leggi la vita dei santi e poi saprai dirmi. Siate straordinari nelle cose ordinarie".
E' il caso del servo di Dio don Ruggero Caputo, di cui è stata pubblicata di recente una nuova biografia coi tipi della casa editrice Rotas di Barletta, presentata domenica 5 ottobre presso il Santuario della Madonna dello Sterpeto durante la Messa delle ore 20,00.
L'autore, don Sabino Lattanzio, ha messo in evidenza come "la gioia di appartenere a Cristo" è stata posseduta e diffusa dal nostro Servo di Dio con naturalezza nella ferialità della sua esistenza. Infatti, per la sua umiltà e il suo spirito di nascondimento, quand'era in vita passò inosservato da molti. "La sua morte - afferma don Sabino - fu come il risveglio delle coscienze di tanti che solo allora cominciarono a rendersi conto di aver avuto uno che, in realtà, non avevano conosciuto".
Lo scrittore ha reso più preziosa quest'ultima fatica in quanto ha attinto alle deposizioni rilasciate dai testimoni durante la Fase diocesana della Causa di Canonizzazione del Servo di Dio. Si tratta di testimonianze dirette che delineano la figura di don Caputo con maggiore vivezza e autenticità. Interessante è la Prefazione magistralmente stilata dal Prof. Carmelo Mezzasalma, Superiore della Comunità di San Leonino (Fi).
Qual è stato il segreto della riuscita di don Ruggero e, quindi, dei santi? Ce lo ha detto lo stesso Pontefice a coronamento della succitata riflessione: "Il loro esempio testimonia che, soltanto quando si è a contatto con il Signore, ci si riempie della sua pace e della sua gioia e si è in grado di diffondere dappertutto serenità, speranza e ottimismo". In uno dei suoi frequenti momenti di intimità col suo Signore don Ruggero fissò su carta ciò che ardeva nel cuore: "Gesù, te solo io cerco, te solo io desidero, te solo io voglio, te solo io bramo al di sopra di ogni altro bene. Tu solo sei la sete che mi arde sempre, sempre in ogni istante della mia vita".
Fin da piccolo don Caputo portò una profonda attrazione verso la presenza reale di Gesù nella Santissima Eucaristia, attrazione che andò aumentando sempre di più. Racconta Angela Mascolo, sua amica oratoriana, che già da seminarista: "Quando veniva in vacanza stava ore ed ore davanti a Gesù Sacramentato, tanto che don Raffaele Dimiccoli lo richiamava per non farlo stancare, ma in verità ne gioiva lui stesso". A conferma testimonia di lui una sua figlia spirituale: "Si nutriva di molta preghiera davanti all'Eucaristia. Nella Celebrazione Eucaristica non era frettoloso. Don Ruggero la Messa la abitava". Coloro che lo avvicinavano vedendolo trasfigurato dalla luce divina ne furono contagiati. Afferma il famoso scrittore francese Bernanos che "ogni vita di santo è come una nuova fioritura di primavera". E i frutti di santità maturati dalla sua testimonianza e dal suo zelo pastorale sono stati tanti.
Anche noi cerchiamo di avere grande familiarità con i santi; essi non solo costituiscono il commento più importante del Vangelo, una sua attualizzazione nel quotidiano - così come ebbe a scrivere il teologo Hans Urs von Belthasar -, ma rappresentano per noi una reale via di accesso a Gesù, così come affermava col suo tipico ardore inarrestabile l'apostolo Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me" (Gal 2,20).
In particolare la breve biografia può giovare moltissimo a quei ragazzi e giovani che si incamminano al sacerdozio e alla vita religiosa.
p. Gennaro Citera O.S.J.
Commissione Diocesana Cultura e Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
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