La Corte costituzionale ha bocciato due leggi regionali sulla caccia contestando l'invasione di competenze dello Stato. Con la prima di due sentenze (n. 391), la Corte ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Puglia n. 15 del 2003 che ha modificato la legge n. 27 del 1998 sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per la regolamentazione dell'attività venatoria. Questa legge consta di un solo articolo, il quale consente di effettuare il prelievo venatorio nel territorio regionale fino a un'ora dopo il tramonto, oltre che nei confronti della già prevista categoria degli ungulati, anche per gli acquatici da appostamento in prossimità di masse d'acqua stagnanti o correnti. La Presidenza del Consiglio dei ministri aveva lamentato il mancato rispetto degli standard di tutela uniforme dettati dalla legge statale n. 157/92. I giudici della Consulta sono stati d'accordo: La delimitazione temporale del prelievo venatorio disposta dall'articolo 18 della legge 157 è da considerare come rivolta ad assicurare la sopravvivenza e la riproduzione delle specie cacciabili, corrispondendo quindi, sotto questo aspetto, all'esigenza di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema il cui soddisfacimento l'art. 117 della Costituzione attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato». Questo e altro per concludere che la legge regionale è costituzionalmente illegittima perché «incide sul nucleo minimo di salvaguardia della fauna selvatica.