Apparentemente sembrano blocchi di pietra identici. Invece tra quelle pietre dell’antico torrione dell’Abis - so, che si affaccia ad angolo in via La Marina, si cela un’epigrafe importante che versa in uno stato di conservazione precario, una “car ta” di identità delle mura quattrocentesche erette per la difesa della città di Bisceglie che rischia di scomparire per sempre. L’epigrafe originale da salvare ormai passa inosservata ai passanti, a causa delle intemperie che l’hanno consunta nel tempo e resa quasi del tutto illeggibile.
Essa attesta che a costruire le mura aragonesi fu il magister Marco de Baldino nel 1490. Sarebbe, dunque, necessario predisporre un celere intervento di salvaguardia e di restauro di questa epigrafe, che è una “chiave” di lettura storica, per continuare a tramandarla ai posteri. Così come in un futuro non molto lontano si spera che sia redatto un progetto di recupero, non impossibile, dei tratti di mura antiche che sono stati mezzo secolo fa occultati dai palazzi moderni. Urgenti invece sono i lavori di manutenzione per eliminare l’erba selvaggia sui tratti visibili, per la sistemazione dei cavi elettrici penzolanti e per cancellare le scritte di vernice nera frutto di atti vandalici che non rappresentano certamente un decoroso biglietto da visita per i turisti. Le mura aragonesi ed i torrioni superstiti sono elementi architettonici fondamentali del paesaggio di Bisceglie. Gli ultimi lavori di manutenzione risalgono al '90 quando fu utilizzato a tal fine un finanziamento regionale di 100 milioni di lire, che interessò il tratto dal palazzo Tupputi-Schinosa fino al parco delle Beatitudini e via Porto.
Della cinta muraria di Bisceglie, che inglobava il preesistente castello, sono visibili solo due dei quattro torrioni originari: quello dell’Abisso (o di Schinosa, come fu chiamato successivamente) e quello di San Angelo, costruiti tra il 1490 ed il 1492 dal suddetto De Baldino. Invece il torrione di Porta di Zappino fu demolito nel 1854 per far spazio all’ampliamento del monastero di Santa Croce e quindi fu aperta l’attuale Porta di Mare nel punto diametralmente opposto. Nulla rimane anche del torrione di San Martino.
LUCA DE CEGLIA
La Gazzetta del Nord Barese
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