20/05/2009. I MISTERI DELLA NOSTRA STORIA - UN VELIERO BARLETTANO DI META' OTTOCENTO INABISSATO NELLE ACQUE DELLE TREMITI?.
Dopo aver individuato il punto nei pressi delle Tremiti dove nel 1825 si inabissò un brigantino austriaco, l'ingegnere sipontino Michelangelo De Meo sta lavorando ora sul ritrovamento accanto alle diomedee del relitto di un mercantile pugliese diretto nel porto di Vasto, in provincia di Chieti.
Il veliero, naufragato nel periodo invernale della seconda metà del 1800 durante il regno borbonico, era definito legno o pielego. “Così - spiega De Meo - venivano chiamati i velieri in quei periodi”.
Il pielego partì dal porto di Barletta comandato da un certo Angelo Raffaele Calabrese per andare a Vasto, per caricare delle granaglie, con a bordo dieci persone di equipaggio compreso il comandante, tutti di Barletta. Colti da una tempesta, il mercantile cercò di rifugiarsi nel porticciolo delle Isole Tremiti, ma a causa del moto ondoso e della tempesta si schiantò di notte sulle coste dell'arcipelago colando subito a picco ed adagiandosi ad una profondità di 60 metri circa sott'acqua. Delle dieci persone di equipaggio solo quattro si salvarono raggiungendo una delle isole.
Il mattino successivo un certo Paolo Maringovig di Camisa in Dalmazia sotto l’Impero D’Austria che si trovava nell’Isola di Tremiti con la sua Bracciera e i suoi quattro figli per esercitare il mestiere della pesca, vide i quattro naufragati bagnati e infreddoliti su una delle Isole e li portarono in salvo.
“Ho scoperto dei documenti inediti che parlano di questa tragedia del mare verificatesi qualche secolo fa - racconta l'ingegnere sipontino - ho individuato il luogo dov'è avvenuto il naufragio, però per motivi economici non sono mai state fatte delle immersioni per verificare quello che rimane del veliero”.
Il pielego è un veliero simile al trabaccolo. Si tratta di un piccolo bastimento da pesca o trasporto con una lunghezza di circa 20 metri, usato soprattutto nell'Adriatico, avente due alberi con vele a terzo e un’asta di fiocco dotata di uno o due fiocchi.
L'imbarcazione, naufragata al largo delle diomedee a causa di una tempesta, è di sicura rilevanza storica, alla stregua del brigantino austriaco che giace sempre nei fondali tremitesi, anch'esso scoperto da De Meo e non ancora censito ufficialmente. Vi sarebbe inoltre anche un piroscafo russo chiamato "Horniloff", naufragato probabilmente tra le Tremiti e Vieste nel 1868.
“Naturalmente di queste ricerche ho fatto regolare comunicazione a tutti gli enti senza però avere nessun riscontro - dichiara rammaricato - mi piacerebbe continuare le ricerche storiche per recuperare un pezzo di storia importante per le Tremiti. Però le ricerche hanno un costo e gli enti preposti non collaborano”.
L'ingegnere di Manfredonia, noto per l'ambizioso progetto di un ponte in legno per collegare tra di loro le isole Tremiti, fa quindi nuovamente appello alle istituzioni locali affinché si possano effettuare i primi rilevamenti per accertare l'esistenza di questi relitti nei fondali delle Tremiti. Maria Teresa Valente Leggi la notizia pubblicata su: http://www.manfredonia.net/2/10/24/11469
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