Un altro ignobile e grave atto di danneggiamento è stato inferto dai soliti vandali ignoti al “cuore” della storia, a quel millenario castello che un tempo fungeva da fortilizio di difesa e che oggi giace nell’assoluta solitudine. I colori di vernice spray rossa e azzurra ora spiccano sulle antiche pietre della torre minore e del muro di cinta, accecano i turisti che rimangono allibiti da così tanta assurdità ma lasciano quasi indifferenti i cittadini biscegliesi di fronte all’ennesimo atto di inciviltà perpetrato nei confronti di un monumento di grande valore storico e simbolico per la città di Bisceglie. I vandali, dunque, hanno colpito ancora, favoriti dall’assenza di misure di prevenzione rigide che tardano purtroppo ad arrivare. Nessuno ha visto nulla. Così le pietre del castello che introducono alla splendida chiesetta di san Giovanni in castrum si presentano imbrattate di banali e folli scritte e disegni che chissà ora se e quando saranno rimossi. Questo ennesimo danneggiamento colpisce tutta la città. Non a caso proprio in questi giorni è in svolgimento il programma “Città aperte” sostenuto dall’assessorato regionale al turismo e condotto dalla Pro Loco che prevede anche le visite proprio in quella parte del castello.
Un’immagine purtroppo rovinata da stupidi giovani, vuoti di valori, maleducati e senza scrupoli. Non è l’unico caso di imbrattamento con gli spray, che annovera anche il molo settecentesco, le mura aragonesi, il dolmen, il Calvario e molti altri monumenti. Il danneggiamento di queste testimonianze storiche dovrebbe essere paragonabile al reato di omicidio, perché così si uccide la speranza di una crescita culturale e dello sviluppo economico, si vanificano gli impieghi dei finanziamenti ed i lunghi lavori di restauro. Il deprecabile fenomeno dei “graffitari” scatenati non si arresta.
Un anno fa il sindaco Francesco Spina, proprio in considerazione di questo preoccupante incremento di atti vandalici, emise un’ordinanza, notificandola alla polizia municipale ed ai carabinieri, che prevede nei confronti dei trasgressori che dovessero essere individuati o colti in flagranza di reato una sanzione di 300 euro oltre alle ulteriori spese necessarie sostenute dall’amministrazione comunale o dai privati danneggiati per ripristinare lo stato dei luoghi. Unitamente alla sanzione amministrativa dovrebbero trovare applicazione anche le ulteriori sanzioni sancite dagli articoli 635 e 639 del Codice penale. Ma evidentemente l’ordinanza non è stata finora sufficiente ad evitare l’amarezza di trovarsi di fronte ad altri tristi scempi.
L’articolo di Luca De Ceglia sulla Gazzetta del Nord Barese del 12 luglio 2009