È morta ieri mattina Maria Grasso Tarantino. Aveva 85 anni, la professoressa che con le sue indagini storiche e una tenacia non comune ha fatto attribuire a Barletta due medaglie d’oro per i fatti del 1943.
La prima medaglia, al merito civile, fu concessa nel maggio 1998 dall’allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. A consegnarla il 20 settembre dello stesso anno, a Barletta, Giorgio Napolitano, all’epoca ministro dell’Interno nel governo presieduto da Massimo D’Alema. La seconda medaglia, al valor militare, fu concessa nell’agosto 2003 dal presidente Carlo Azeglio Ciampi e consegnata nella piazza d’armi del Quirinale, il 25 aprile 2004, per la festa solenne della Liberazione. In entrambe le occasioni a rappresentare la città fu il sindaco Fr ancesco Saler no.
Per quella medaglia, a metà degli anni Novanta, la professoressa, insieme al marito, il preside Giuseppe Tarantino, scomparso nel dicembre 1998, ha ingaggiato una vera e propria battaglia, come ha detto lo storico Gerard Schreiber, «contro una burocrazia piatta e disumana».
Ha scritto nel 2004 la prof.ssa Grasso Tarantino: «Nell’introduzione ad una monografia pubblicata nel settembre del 1995, mio marito, Giuseppe Tarantino, che ora non è più con noi, scrisse “...non sta a me esprimere giudizi e valutazioni su questo lavoro. Mi auguro che venga considerato dai nostri concittadini come avvìo di un discorso serio che deve essere ancora sviluppato ed approfondito per dare complete ed esaurienti risposte - altre - a tutte le possibili domande. Auspico che i valori qui rievocati trovino il loro giusto riconoscimento e un’adeguata collocazione nei programmi e nelle iniziative degli enti e delle istituzioni cui compete la salvaguardia e la diffusione del patrimonio storico e culturale che ci appartiene”». «Così tutto è iniziato - proseguiva la Grasso Tarantino - e questa è l’idea che ha guidato me e i miei figli negli ultimi dieci anni: cercare documenti, raccogliere testimonianze originali, ritrovare ed ascoltare i protagonisti dei fatti».
Il colonnello Francesco Grasso, il papà di Maria, visse direttamente la tragedia dell’8 settembre. Comandante del Presidio di Barletta, resistette ai militari nazisti che ripiegavano verso nord, ma le truppe tedesche, facilitate anche dalla assenza e dalla contraddittorietà degli ordini che provenivano dai comandi superiori italiani, travolsero presto ogni resistenza. Il colonnello conobbe la deportazione nei lager, come altri seicentocinquantamila militari italiani, ma nei 22 mesi di prigionia (fu liberato il 3 luglio 1945) non tradì mai la Patria. «Tristezza infinita - scrisse nel suo diario - Un’altra settantina di ufficiali superiori ha aderito alla Repubblica Fascista. Sono da biasimarsi o da condannarsi dato che nessuna vera fede ha saputo muoverli ma soltanto un senso di opportunismo e la fame?».
I funerali di Maria Grasso Tarantino si celebrano oggi, alle 17.30, nella basilica del Santo Sepolcro, a Barletta.
Ai figli e ai parenti giunga la partecipazione della Gazzetta al lutto. Per noi tutti Maria Grasso Tarantino impersona un esempio e una vicenda da non dimenticare negli anni avvenire.
Clicca qui per visionare l’articolo di Rino Daloiso pubblicato sulla Gazzetta del Nord Barese martedì 21 luglio 2009