Giovan Battista Calò, il maestro dei pittori barlettani, si spense improvvisamente il 28 agosto 1895. Era nato nel 1832 e i genitori, a dieci anni, decisero di mandarlo a studiare presso la scuola di arte e mestieri di Giovinazzo. In questo ambiente il giovane mostrò una certa abilità nel ritrarre i compagni e gli insegnanti. Nel 1852 si recò a Napoli per frequentare l'Istituto di Belle Arti, dove studiò con il maestro Giuseppe Mancinelli, noto per le sue tele di soggetto sacro.
Giovan Battista stava per trasferirsi a Roma ma la morte del fratello Raffaele, lo costrinse a tornare a casa. In realtà anche la salute del pittore era già piuttosto malferma, si trattava dei primi sintomi della tisi. I medici consigliarono un viaggio per mare, così l'artista si recò ad Atene dove risiedette per qualche tempo, poi fece ritorno nella città natale dove insegnò disegno nella locale Scuola Tecnica.
Il pittore non smise di esercitare la sua arte, dipinse la tela dell'altare maggiore della chiesa del Purgatorio: «La Madonna del suffragio», nel frattempo espose con successo a Milano il «Ritratto di Michele Napoletano» mentre quello del «Signor Gouzet», esposto al Salon di Parigi, fu giudicato un capolavoro. Sua è l'opera che arreda il soffitto del Teatro «Curci» di Barletta e per lo stabile dipinse anche il bozzetto del sipario, raffigurante un episodio della Disfida. Per primo apprezzò le capacità di Giuseppe De Nittis, consigliando ai parenti di mandare il giovane a Napoli.
Tra i due vi sono degli scambi epistolari che testimoniano l'attaccamento di Peppino al suo primo maestro. E' il caso della lettera scritta da De Nittis nel giugno 1884, due mesi prima della prematura scomparsa, in cui l'artista, ormai famoso, smentisce le voci di una sua possibile cittadinanza francese: «Avrai inteso l'affare della naturalizzazione, sappi che quantunque non abbia a lodarmi del mio paese, pure di tutto il detto non esiste niente».
Dalla scuola di Calò vengono altri pittori importanti come Giuseppe Gabbiani, Raffaele Girondi e Vicenzo De Stefano. E' proprio grazie al Fondo, donato negli anni Trenta alla civica Pinacoteca da Gabbiani, che è ancora possibile ammirare alcune tele di Calò, ritratti della borghesia emergente ma anche di gente del popolo.
Marina Ruggiero
La Gazzetta del Nord Barese
Domenica 30 agosto 2009