«Vedere dall’altra parte». «Mezzo per decifrare culture diverse per entrare in una società diversa». «Una maniera per viaggiare e conoscere le culture degli altri». Sono questi i punti fermi del genovese Sergio Maifredi, direttore del teatro Curci di Barletta, alla vigilia dell’inizio della stagione. Maifredi, innamorato del mondo del teatro, uomo colto e sensibile abituato a viaggiare e ad apprendere dalle altre culture, ritiene indispensabile che il teatro debba essere «agganciato al pubblico».
Convinto della necessità di dialogare con tutti gli attori culturali non ha «circoscritto» il cartellone all’Italia bensì lo ha «allargato» al panorama europeo scritturando attori e compagnie della Polonia, Inghilterra, Spagna e Germania. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio mentre si perfezionavano gli ultimi dettagli.
Direttore Maifredi domani si inizia con Gino Paoli. Un mostro sacro. Esordio al rialzo.
Per me Paoli significa dichiarare una sorta di gemellaggio tra Genova e Barletta. Le due città hanno in comune il mare e non è poca cosa sebbene siano su sponde opposte. Altra ragione è di tipo “tecnico” perchè mi premeva creare interesse per la stagione che inizierà tra quindici giorni.
Lo spirito con cui lavora al teatro comunale Curci?
Mi affascina l’idea di lavorare a Barletta e al Curci essendo il teatro della città. Se sei il teatro pubblico della città, bene architettonico che appartiene a tutti, questo ti impone delle scelte importanti essendoci più pubblici e conseguentemente per ogni genere bisogna offrire qualcosa di particolare. Fondamentale che ci siano spettacoli che arrivino al cuore.
Obiettivi principali?
Trovare una identità ben definita che possa possa attestarsi a livello regionale e nazionale. Mi piace ricordare che il teatro Curci è socio del teatro pubblico pugliese e credo che sia molto importante incentivare l’attenzione sul nostro teatro. Altro cosa che mi sta a cuore è quello che possa realizzarsi una produzione teatrale targata teatro Curci pensando al fatto che posa essere in grado di girare per i teatri italiani.
Ma come potrebbe avvenire?
Sposandosi con un attore una compagnia che siano in grado di farlo. Oggi purtroppo il teatro è sganciato dal pubblico perchè con “il tarlo della sovvenzione” non si bada alla qualità.
Barletta a livello culturale?
La sto scoprendo e mi sembra che ci sia tanto interesse. Ho incontrato più volte le associazioni ricevendo ottimi spunti. Penso a quelle di carattere musicale, ad un progetto di lettura di poeti e cantautori e la possibilità di «scorazzare» in città gli attori che verranno da noi.
Insomma cosa vuole che produca questa stagione?
Sconfinamento e curiosità. Due elementi che mi rendono felice del mio lavoro.
GIUSEPPE DIMICCOLI
La Gazzetta del Nord Barese 30.10.2009