«No» alla installazione di pale eoliche, in località Posta Ischia ai confini tra le campagne di Trinitapoli e Cerignola, su un’area di straordinaria importanza archeologica come l’in - sediamento di Salapia, uno dei maggiori abitati della Daunia preromana. La denuncia viene dal presidente dell’Archeoclub d’Italia sezione di Trinitapoli, Maria Michela Testa, dopo aver saputo che in quella zona sarà installato un aerogeneratore per la produzione di energia eolica.
Localizzata in contrada Lupara-Giardino, l’area è stata oggetto in questi decenni di saccheggi da parte di «tombaroli» che hanno operato e continuano ad operare in maniera intensiva, anche con l’ausilio di mezzi meccanici, provocando la distruzione non solo delle aree sepolcrali, ma anche di gran parte delle stratigrafie archeologiche del sito. Le indagini dei coniugi Tinè alla fine degli anni ’60 hanno confermato l’importanza di questo sito.
«L’oblio - denuncia Testa - nella coscienza civica del grande patrimonio che per la collettività rappresenta l’area archeologica di Salapia e l’inazione delle istituzioni hanno permesso che per tanto tempo si esercitasse l’impegno distruttivo dei clandestini a cui negli anni si è contrapposta, per quanto possibile, l’azione dei volontari della cultura, soprattutto dei soci dell’Archeoclub di Trinitapoli». Associazione impegnata nella raccolta di significativi frammenti scampati alle devastazioni ed ora conservati nei depositi del museo civicoi, tra i quali la maggiore raccolta di stele daune ed alcuni reperti preziosi per la loro unicità.
«In questo contesto già di estremo degrado e con gravi problemi di tutela - afferma il presidente dell’Archeoclub - non può che destare sconcerto e preoccupazione la notizia dell’approvazione dell’installazione di un aerogeneratore per la produzione di energia eolica».
Tra l’altro l’interesse della zona circostante Posta Ischia è stato confermato anche da un saggio della soprintendenza per i beni archeologici della Puglia che portò al recupero, nel 1999, di alcuni corredi funerari. Proprio un mese fa, l’archeologo Santo Tinè ha affidato al Comune di Trinitapoli un migliaio di foto aeree e appunti, frutto di 30 anni d’indagine, che dimostrano l’esistenza di numerosissimi altri siti dell’abitato dauno, ancora tutto da esplorare. Le pale eoliche impedirebbero la prosecuzione di indagini per comprenderne la complessità. Soltanto la stretta collaborazione tra istituzioni e società civile potrebbe consentire di avviare un “Progetto Salapia” che, a partire dalla pianificazione di una strategia di tutela e di ricerca, eviti che Salapia (da cui discende l’odierna Trinitapoli) sia definitivamente distrutta.
GAETANO SAMELE
La Gazzetta del Nord Barese domenica 1° novembre 2009