Mancava solo Berlusconi, bloccato dalla scarlattina, a celebrare l’avvio in pompa magna delle 22 Zone franche urbane (Zfu), uno strumento agevolativo mutuato dall’esperienza francese, già inserito nella Finanziaria del 2007 da Prodi, ma realizzato dal governo Berlusconi, dopo il necessario via libera della Commissione europea. Dal primo gennaio 2010 saranno operative le esenzioni fiscali e contributive, della durata massima di 14 anni, per le piccole imprese fino ad un massimo di 50 addetti che si insedieranno nelle Zone franche urbane: 22 aree degradate, a forte esclusione sociale, il cui sviluppo si intende favorire con nuove aziende e nuova occupazione.
Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha stipulato, nel corso di una cerimonia con i sindaci dei Comuni interessati, i Contratti per le 22 aree disagiate individuate con il contributo delle Regioni: in Puglia a Taranto, Lecce e Andria; in Basilicata a Matera; in Sicilia a Catania, Gela ed Erice; in Sardegna a Iglesias e Quartu Sant’Elena; in Calabria a Crotone, Rossano e Lamezia Terme; in Campania a Napoli, Torre Annunziata e Mondragone; in Molise a Campobasso; in Abruzzo a Pescara; nel Lazio a Velletri e Sora; in Toscana a Massa e Carrara e in Liguria a Ventimiglia. Il primo intervento di un Piano straordinario per il Sud annunciato dal presidente del Consiglio per la fine dell’anno.
I fondi per creare le Zfu sono 100 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria 2007, ripartiti in base all’indice del disagio socio economico, che vede Taranto al quarto posto con una assegnazione di 6.197.044 euro, Andria all’ottavo con 4.903.024 euro, Lecce al quattordicesimo con 3.900.508 euro e Matera al 22esimo posto, con 3.660.334 euro, introdotta in un secondo momento, assieme a Pescara, Ventimiglia e Massa Carrara.
Ai 100 milioni bisogna aggiungere 50 milioni di euro previsti dalla legge Sviluppo, che potranno essere suddivisi o tra le aree già individuate o per ampliare la platea dei territori. Ulteriori 45 milioni sono stati stanziati con il decreto Abruzzo, per una specifica zona franca da realizzare nei comuni colpiti dal sisma. Bisogna inoltre contare le esenzioni degli oneri contributivi, previdenziali e assicurativi per le imprese che assumono il 30% dei residenti sul territorio interessato dalle zone franche e i cofinanziamenti regionali.
«Quello di oggi è un atto di fiducia soprattutto verso il Sud», afferma Scajola nel corso della firma dei Contratti per le Zfu. «I fondi di cui stiamo parlando non vengono dati alle imprese, che godranno delle esenzioni, ma sono un volano per mettere in condizione le aziende di insediarsi», sottolinea il sindaco di Andria, Vincenzo Zaccaro, che ora ritiene fondamentale «il tavolo tecnico fra Regioni, Comuni e Ministero per lo Sviluppo, dove spero ci sia data una certa autonomia nei bandi per le aziende, rispettando le specificità vocazionali dei territori nella scelta dei settori da privilegiare». Una posizione condivisa dal sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che si appresta a svolgere una funzione informativa sui benefici per le imprese che investono nella Zfu del suo Comune.
LA SCHEDA
- Cosa sono le Zone Franche Urbane?
Sono uno strumento di fiscalità di vantaggio per le aree a forte esclusione sociale, individuate in Comuni che risultano avere, nel 2005, un tasso di disoccupazione superiore al 7,7%.
- Come sono state individuate?
Le 22 Zone franche urbane sono state scelte tra i 70 comuni che hanno presentato domanda, su 180 ammissibili in base a parametri demografici, sociali ed occupazionali forniti dall’Istat.
- A chi sono destinate le agevolazioni?
Dal 2010 ne beneficiano le micro e piccole imprese con un massimo di 50 addetti che intendono aprire o mantenere un’attività nelle Zone franche urbane.
- Quali sono i vantaggi fiscali e contributivi?
Le agevolazioni sono quelle fiscali e contributive su Ires, Irap e Ici e sui contributi previdenziali per un periodo massimo di 14 anni. L’esenzione dalle imposte sui redditi e dall’imposta regionale sulle attività produttive, così come l’esonero dal versamento dei contributi sui redditi da lavoro dipendente, è totale per i primi 5 anni e poi a scalare: al 60% fino al decimo anni, poi al 40% per due anni e infine del 20%.
- C’è un massimale di benefici per singola azienda?
Fino a 770.00 euro l’anno per tre anni oppure 470.000 all’anno per un periodo più lungo.
- Cosa devono fare le aziende per godere dei benefici?
Appena verranno pubblicati i bandi, le piccole aziende dovranno presentare la domanda di accesso per via telematica direttamente all’Agenzia delle entrate, secondo un modello che verrà predisposto nei decreti attuativi.
- Quante imprese godranno delle agevolazioni?
Si stima che coinvolgeranno fino a 1000 imprese locali e che i nuovi posti di lavoro potranno essere alcune migliaia.
ALESSANDRA FLAVETTA
La Gazzetta del Mezzogiorno mercoledì 28 ottobre 2009