02/02/2010. ANDRIA - GIORGIO ALBERTAZZI IN SCENA IL 27 FEBBRAIO: JAZZ E DIVINA COMMEDIA.
Dante legge Albertazzi. Uno dei maestri del teatro italiano alle prese con il grande poeta italiano in versione jazz, atteso il 27 febbraio alle 21 al Teatro Astra di Andria.
Giorgio Albertazzi ritorna sul luogo del delitto, dopo quasi mezzo secolo rilegge il suo personale Alighieri, nel 61 la fonit Cetra pubblicò un lp dedicato alla Divina Commedia e in quell’occasione il giovane Albertazzi primeggiava sui suoi colleghi per la sua intensa lettura: «Il ritmo della Commedia coincide con quello della vita – spiega allora Giorgio Albertazzi - Dante è continua sorpresa, rivelazione infinita, per questo il verso che amo di più lo canterò domani».
Da quella lettura rigorosa oggi Albertazzi passa ad un vero e proprio gioco dei ruoli: «Un tentativo di scoprire Dante nella cultura, nelle opinioni, nella cronaca della sua vita e nella storia del suo tempi. Un modo per dargli del “ tu " al divino Alighieri, ma anche per scovare i suo vizi e i suoi tic, insomma toglierlo dalla didascalia didattica.
Intanto: Dante si può “dire" come si dicono (ancora oggi) o si dicevano i poeti in trattoria? E ridargli quel misterioso afflato del suo eros? Ognuno lo legge per sé: i clericali, i marxisti, i gramsciani, i fascisti. E la lingua ? Che lingua è quella di Dante? Si dice che Dante inventa una lingua e che Joyce ne disfa un'altra».
Albertazzi quindi va a scandagliare nella vita del poeta toscano, ne ridisegna un tratto intimo ma anche inedito, un Dante sonoro, aiutato dalle musiche dal vivo, si potrebbe dire che Albertazzi canta i canti di Dante, e nello spettacolo attraverso i canti della Divina Commedia lo strepitoso attore racconta anche un po’ di se, Dante diventa a sua volta Virgilio e guida Albertazzi a ritroso nel suo vissuto di artista e a sua volta anche poeta del teatro.
«Immagino, o forse più esattamente ricordo, l'incontro con il Poeta, anche lui fiorentino, dalle parti di Piazza della Signoria. In quell’occasione mi ha svelato una serie di segreti soprattutto riguardo al suo rapporto con l’eros e con la donna angelicata. Parte della confidenza sono alcuni canti della Divina Commedia, dall'Inferno al Paradiso».
Cosi Albertazzi accompagna per mano il pubblico nelle storie di Pia de’ Tolomei, Paolo e Francesca, il Conte Ugolino, pas sando per The Waste Land di Thomas Stearns Eliot, autore un po’ erede della lezione dantesca. Dante è stato letto e riletto da molti da Sermonti a Benigni ma questa versione albertazziana è indubbiamente la migliore.
«L'aspetto più moderno di Dante è il suo viaggio nel linguaggio (è lui che lo inventa, che lo deduce dalle lingue nordeuropee - l'Accademia della Crusca col suo vocabolario viene tre secoli dopo circa). Quella di Dante è una lingua-filtro, eterogenea tessuta di cento innesti e integrazioni, dall'arabo al tedesco 'Non è li fiorentino più di quanto non sia il napoletano", dice Beckett. T.S. Eliot dice che Dante è il più universale fra i poeti di lingua moderna. C'è più “varietà" in Shakespeare - sostiene sempre Eliot - ma c'è più “universalità" in Dante. Il volgare di Dante è Europa. Borges lo legge da cieco, nel senso che se lo ripete a memoria, e gli sembra di cogliere l'eterno. E questo significa, forse, che l'eterno esiste».
Cosimo Damiano Damato La Gazzetta del Nord Barese martedì 2 febbraio 2010
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