03/04/2010. BARI - LA PUGLIA BELLA E MINACCIATA (BUILDING APULIA TECA DEL MEDITERRANEO): C'E' ANCHE L'OFANTO RACCONTATO DA RUGGIERO DELLISANTI.
Le coste, l’Ofanto, giardini e ville, muretti a secco, trulli: la Puglia è bella perché è varia… ma è minacciata. Incuria, degrado e un mostro che si annida sui fondali, tra Bari e Molfetta, l’iprite, un aggressivo chimico disperso dopo il bombardamento tedesco sul porto barese il 2 dicembre 1943.
Sono attenti ai problemi ecologici due dei quattro volumi sull’ambiente il paesaggio pugliese presentati nella Biblioteca del Consiglio regionale, Teca del Mediterraneo, nel nuovo appuntamento della rassegna “Building Apulia”, moderato dal giornalista Alfonso Marrese e con testimonial il prof. Sebastiano Vanadia, agronomo del CNR.
Tra il pubblico, i ragazzi del gruppo di lettura, alunni del commerciale Giulio Cesare di Bari e del linguistico Tedone di Ruvo.
Nel secondo degli undici “focus tematici” sull’identità regionale, la “Puglia che scrive” esalta il suo patrimonio naturalistico e architettonico, nei volumi “Parchi e giardini del Salento”, di Luigiantonio Montefusco e “La campagna di Puglia e i suoi splendori”, di Luigi Mangione, pubblicati rispettivamente dagli editori leccesi Capone e Congedo e corredati da grandi fotografie a colori.
Nel primo fanno bella mostra i giardini dei palazzi ed edifici gentilizi. Luci, colori unici e suggestioni dei tesori nei campi sono protagonisti degli scatti del farmacista coratino.
Ad immagini altrettanto affascinanti si affida Ruggiero Maria Dellisanti, che affronta però anche aspetti meno edificanti nel suo “Le risorse dell’Ofanto” (Stilo editrice, Bari), che verifica a tutto campo lo stato del bacino idrografico, segnalando le opportunità di sviluppo senza nascondere le criticità.
Dell’inquinamento da “gas mostarda” nelle acque di Totte Gavetone hanno parlato Mariano Argentieri e Paola Rapini, autori con Silvia Granata di “In fondo al mare” (Levante editori, Bari), un romanzo fondato su un drammatico episodio bellico. È un grido di allarme, in forma narrativa, sulla presenza di sostanze vescicanti liberate dalle reti della pesca a strascico, che rovesciano gli spezzoni di iprite affondati dagli Alleati dopo l’esplosione della nave John Harvey, che stivava l’agente chimico proibito dalle convenzioni internazionali. Come ha documentato Glenn Infield, si è trattato dell’unico episodio di guerra chimica dell’intero secondo conflitto mondiale ed ha avuto come teatro Bari, diventata importante scalo logistico per Alleati. Oltre mille le vittime del bombardamento, numerosi i civili. Difficile accertare il dato degli abitanti della città vecchia ustionati o intossicati dall’iprite. Bari venne salvata dalla brezza notturna, che invece di spirare come sempre verso l’abitato, soffiò invece verso levante, portando in mare aperto la nuvola tossica. L’immaginazione popolare vi volle vedere un nuovo miracolo di San Nicola.
Fonte: Regione Puglia 2 aprile 2010
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