La Giuria, composta da: Anna Bruno, Ciro Carfora, Luisa Della Porta, Gerardo Santella, Rossella Tempesta, Raffaele Urraro e Giuseppe Vetromile, dopo attenta analisi e valutazione dei 374 elaborati dei 195 autori partecipanti, prendendo atto dell'ottima qualità dei lavori presentati, ha proclamato i vincitori di questa ottava edizione del concorso.
Per la sezione A, a tema libero, il 1° premio è stato assegnato a Paolo Polvani, di Barletta (BT), per la poesia "Cose che avvengono"; il 2° premio a Benito Galilea, di Roma, per la poesia "Sapori dell'alba e della sera"; il 3° premio a Ivano Mugnaini, di Massarosa (Lu), per la poesia "Eravamo proprio noi". La Giuria ha inoltre assegnato il Premio Speciale "Napoli Cultural Classic" di Anna Bruno a Lucianna Argentino, di Roma, e il Premio Speciale "Lions Club International Comitato Esecutivo Cittadinanza Umanitaria" dell'arch. Giacomo Vitale a Marco De Gemmis, di Napoli.
Segnalazioni di merito a: Maricla Di Dio Morgano (Calascibetta, En); Antonio De Marchi Gherini (Gera Lario, Co); Giovanni Caso (Siano, Sa); Carmelo Consoli (Firenze); Domenico Luiso (Bitonto, Ba); Giuseppe Napolitano (Formia) e Marco Righetti (Roma).
Per la sezione B, ambiente e territorio vesuviano, il 1° premio è stato assegnato a Rossella Luongo, di Avellino, per la poesia "La bella e la bestia"; il 2° premio ad Alberta Maresca, di Vico Equense (Na), per la poesia "Sole 'e fevraro". Segnalazione di merito a Roberto Morpurgo (Bulgarograsso, Co) e Nino Cesarano (Nola).
La sezione "giovani" è stata vinta da Francesco Iannone, di Fisciano (Sa), per la poesia "Stremata sulle nuche ventila la notte". Un Premio Speciale è stato poi assegnato alla Scuola Media Statale "Fedele Sebastiano" di Minturno. Segnalazione di merito a Raffaele Liguoro (Sant'Anastasia, Na); Liliana Peruzzu (Marigliano, Na) e Silvia Riccio (Napoli).
Per la sezione "Poeti del territorio", il 1° premio è stato assegnato a Domenico Cassese, di Palma Campania (Na), per la poesia "Gli occhi di un addio". Un diploma di encomio andrà ad alcuni Poeti del napoletano e delle zone vesuviane.
Premiati e segnalati saranno avvisati con comunicazione personale.
L'Organizzazione ringrazia tutti i Poeti che hanno partecipato a questa ottava edizione del concorso, e rivolge loro l'augurio di sempre maggiori affermazioni, specialmente per coloro (e sono tanti!) che non sono rientrati nella stretta rosa dei finalisti, pur dimostrando una grande competenza e qualità poetica.
La cerimonia di premiazione, alla quale sono tutti invitati, è prevista per sabato 8 maggio 2010, alle ore 17, presso la Biblioteca Comunale di Sant'Anastasia, in Piazza Madonna dell'Arco.
LA SCHEDA DI PAOLO POLVANI
a cura di Giuseppe Lagrasta
Il significato del gioco dei giorni attraverso la scrittura poetica di Paolo Polvani
“Scoprire nel gioco dei giorni le parole che si fanno carne e ossa”, questa nostra affermazione vuole, in sintesi, incarnare la cifra poetica di Paolo Polvani. Non è semplice nè vuole, quatsa affermazione, essere riduttiva; vuole soltanto dare un punto fermo al sistema simbolico del poeta, per ri – partire all’interno di un sistema fatto di sogni, emozioni, parole e figure che vogliono, fotografare la contemporaneità e il farsi della vita quotidiana, ogni giorno, giorno dopo giorno.
A nostro avviso, una delle peculiarità della scrittura polvaniana, scaturisce dal desiderio di voler punteggiare in modo ironico e accorato, le sequenze del vivere contemporaneo, dando alla scrittura il senso della profondità e della rflessione autentica e pulviscolare.
Ci troviamo di fronte ad un poeta con la p maiuscola che oltre ad aver dimostrato nella continutà della ricerca nella continuità del tempo il suo vero breviario di esercizi stilistici ha offerto, come potete notare anche in queste poesie, la sua visione del mondo, utopica se vogliamo, ma sempre alla continua ricerca della verità, di una verità, che il poeta, se vuole trascrivere il reale, deve fare i conti e riflettere.
La poesia di Paolo per la forza icastica non perde ritmo nlla costruzione del gioco delle figurazioni sia esplicite che implicite; anzi, a tratti, appare discorsiva e conversativa, alla ricerca continua di un interlocutore, che spesso a tutti i poeti, stirpe elitaria, viene a mancare.
Ma Paolo questo rischio non lo corre, lo evita con maestria e riesce a comunicare le sue idee e le sue passioni con un lieve tocco di simmetrie e di metafore: soluzioni che con la loro delicata spiritulità irrompono nella vita di chiunque, offrendo una decisiva <
> riflessiva.
Ecco, il nostro punto di vista si configura mediante questa affermazione: <> per offrire allo spirito libero del lettore, una ulteriore cifra meditativa. “Gli autunni vengono con passo leggero e io/mi arrampicherò sul tuo accento di montagna,/sulle gutturali che sono rocce aspre, su certe/consonanti che imitano il tumultuoso gorgoglio/dei torrenti. Le tue mani forse mi cercavano,/tentavano un approdo, ma tu lo sai/che il nostro sole è la solitudine/e la promessa di non vederci più/è già nei nostri passi/. La soltudine del tempo e il tempo della solitudine, variabili esistenziali ed esperienziali che il poeta, non può scartare, rendere superfluo. Il gioco dei giorni ritorna e non sempre sono fiori e rose: il tempo che passa è anche foriero di solitudine, di ansia e di rispetto per la caducità e la fugacità delle cose. ma questo il poeta lo sa e lo riconosce; non scherza, nè trascura le derive di senso e di significato; anzi, accentua la sua riflessione sul tempo e sulla memoria; tempo e solitudine, silenzio e malinconia; partenze, promesse, timori e forse la certezza che non ci si incontrerà mai più. E’ la consonanza del destino, di un destino ? Forse, non sappiamo, non abbiamo bussole per scoprire il gioco delle esistenze. le divinazioni le lasciamo al caro Tiresia.
E’ terribile erssere poeti, oracoli di una <> che tutti vivono ma che tutti, nella indifferenza, non ascoltano nè percepiscono; anzi, tutto è vano, e la contemporaneità è solo consuetudine al consumo inutile e senza sentimenti propositivi di cose e cose, oggetti, persone, animali. “L’ho visto il gatto, /e quella lunga scia di tristezza. Ho visto la fabbrica e la fretta dei viaggi./Le mani si cercavano e ridevi di un riso/notturno e c’era la pioggia e il buio/e il momento era perfetto per perdersi,/per scivolare via come un addi”/. La riflessione, consapevole della tenuità dell’essere si stempera in una descrizione quasi malinconica: scia di tristezza e fretta e partenze. Questo tempo della fretta: ecco cosa significa lambire il senso delle emozioni che si disperdono in un faticoso nulla. E’ il poeta che si carica di questa responsabilità ci aiuta a riflettere sul senso vero della vita. Noi corriamo e non percepiamo, ci isoliamo e ci vogliamo annullare. Perchè ci attanaglia il senso faticoso del nulla ?
Il poeta è un cacciatore di emozioni e di parole che si trasformano in musicalità e in significato: è difficile riempire il nulla di elementi poichè non c’è spazio in quegli ambiti. tutto è cinico, corrosivo, acido, avvelenato da un vano rincorresi competitivo; è vero, non è facile deliberare la lotta contro il nulla che ci aliena.
La poesia si apre al gioco dei segni e dei linguaggi e Paolo Polvani ben conosce, con la sua esperienza, la radice di questo nulla che tutti deploriamo ma che spesso non riusciamo a combattere. Anzi, lentamente, vi affoghiamo. Solo la poesia, quella vera, può combattere il senso faticoso della nullità.
Polvaniinvece, combatte, come un solido guerriero, il tempo che si fa inutile nel suo trascorre e sottolinea con la sua ricerca umana ed esistenziale, il gioco sotteso al consumismo verso oggetti e cose. Le immagini e le parole, assumono, così, una valenza oltre che pedagogica anche riflessivo – esperienziale.
Scrive Giovanni Raboni che “se è vero che ogni testo poetico nasce dall’incontro fra un imponderabile e spesso minimo quid originario e una quantità tendenzialmente infinita di tentativi, approssimazioni, insomma di <>,” nel caso di Polvani, aggiungiamo noi, il suo laboratorio poetico è intensamente struggente e vero. Il realismo lirico dle poeta barlettano, evoca la delicatezza e la trasparenza della scrittura senza mai cedere a tentazioni informali o mimetiche.
Noi dunque, ci interroghiamo sulla portata realistica della poetica polvaniana ma sappiamo quanto di trasognato e di onirico la sua poesia si compone. Le poesie che presentiamo sulla rivista hanno una valore di bellezza assoluta e richiamano implicazioni linguistiche e stilistiche che connettono la linea lombarda con la parola innamorata; ma non è tutto, gioverà sottolineare il confine che supera il desueto paradigma della parola innamorata per giungere ad una <> che ha dato maturità alla poesia di Polvani, intrecciando alla vena realistica quella onirica, prove di una fertile inquietudine che trova <> nella scrittura.