23/04/2010. BARI - RICORDATI I MARTIRI PUGLIESI DELLE FOSSE ARDEATINE: IL TRIBUTO DI ANDRIA E DI BARLETTA .
“L’ordine è già stato eseguito”. Quando il comunicato dell’Agenzia Stefani apparve sui quotidiani romani, il 25 marzo 1944, i 335 martiri erano già stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca e sepolti nella cava di pozzolana minata dai genieri tedeschi, sulla via Ardeatina.
Tra le vittime, 15 pugliesi: il presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe ha scandito i nomi, nel corso della cerimonia in Aula, a Bari - alla vigilia del 65° anniversario della Liberazione - dedicata alla strage delle Fosse Ardeatine. I terlizzesi Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, Umberto e Bruno Bucci di Lucera, padre e figlio, i fratelli Federico e Mario Carola di Lecce, Antonio Ayroldi di Ostuni, Manfredi Azzarita di origine molfettese, Teodato Albanese di Cerignola, Giuseppe Lotti e Vincenzo Saccotelli di Andria, Gaetano La Vecchia di Barletta, Nicola Ugo Stame di Foggia, Antonio Pisino di Maglie, Ferruccio Caputo di Alessano. Con loro, anche il maggiore dei Carabinieri Ugo De Carolis, di famiglia pugliese, al quale sono intitolate la caserma dell’Arma di Taranto e la Scuola ufficiali di Roma. Militari, operai, artigiani, un sacerdote, un tenore, uno studente, tutti emigrati, per ragioni diverse. Le Fosse uniscono tutte le categorie e raccontano anche una storia di emigrazione pugliese. “Nella memoria ci sono le radici di un popolo”, ha detto il presidente Pepe: “abbiamo il dovere civile e morale non solo di ricordare ma anche di far conoscere, per evitare ch fatto così atroci si ripetano”.
Per la prima volta, su iniziativa del Consiglio regionale, in una sede istituzionale, la più importante della Puglia, si ricordano le vittime delle Ardeatine insieme alla celebrazione del 25 aprile. Nel sottolineare questo aspetto della manifestazione, il direttore dell’Ipsaic (Istituto per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea), Vito Antonio Leuzzi ha ricostruito gli eventi e la loro portata nella storia della democrazia italiana ed europea.
Con Pepe e Liuzzi, sono interventi l’assessore regionale Onofrio Introna, il generale di brigata dei Carabinieri Aldo Visone, il vicepresidente del Consiglio Luciano Mineo, i consiglieri Pino Lonigro e Piero Lospinuso, rappresentanti dell’Anpi pugliese, dei comuni di Terlizzi, Foggia, Barletta, Ostuni, Alessano.
Affollavano l’emiciclo familiari dei caduti e studenti del liceo classico Calamo di Ostuni, dello scientifico Tedone di Ruvo, delle medie Azzarita-Ungaretti di Bari e Gesmundo di Terlizzi, delle elementari Pappagallo, sempre di Terlizzi e Leone di Ginosa Marina.
Ai ragazzi si è rivolto l’assessore Introna, in rappresentanza del presidente della Regione Nichi Vendola, terlizzese, assente per impegni istituzionali. “E’ una lezione di vita democratica che con assiduità, impegno e obiettività dobbiamo continuare ad impartire ai giovani”.
Presenza di rilievo quella di uno scampato all’eccidio, l’alessanese Alfonso Garzia, allora marinaio diciottenne, ora vitalissimo ottantaquattrenne, la cui storia è stata a lungo ignorata, nonostante gli sforzi del protagonista, rastrellato in un appartamento adiacente a via Rasella, minacciato di fucilazione sul posto, poi trasferito negli scantinati del Viminale, ma “dimenticato” nel formare gli elenchi per le Fosse, nelle quali finì invece l’amico Caputo, anch’egli militare.
Per anni, infatti, la memoria dei caduti alle Fosse è stata mantenuta viva dai familiari. Liuzzi ha ricordato tra gli altri la “forza” con la quale il fratello di Ayroldi – erano presenti le nipoti - si è battuto per difendere la memoria dei martiri.
Anche per questo, la richiesta dell’Ipsaic e dell’Anpi è di istituzionalizzare la celebrazione associata delle ricorrenze, Ardeatine-Liberazione, come un “punto di riferimento alto dell’identità nazionale e pugliese”.
|