07/05/2010. BARLETTA - L'INAUGURAZIONE DEL POLO MUSEALE ALIMENTA IL DIBATTITO: "MA IL CASTELLO NON E' ARAGONESE...".
L'inagurazione del Polo Museale al Castello alimenta il dibattito sulla denominazione storica della fortezza: dibattito non solo culturale ma dai precisi risvolti in senso turistico e di marketing del territorio.
Puntata d'esordio: il primo a scrivere alla Gazzetta del Nord Barese é stato Renato Russo, barlettano naturalizzato (é nato ad Occhiobello, in provincia di Rovigo, sessantanove anni fa), un passato tutto politico ed amministrativo fra gli anni Settanta ed Ottanta nella corrente morotea della Democrazia Cristiana, partito nel quale ha ricoperto a Barletta le cariche di segretario politico, assessore ed infine sindaco. Oggi è editore, scrittore di oltre trenta volumi sulla storia e la cultura pugliese e direttore responsabile del mensile barlettano Il Fieramosca.
"Il Castello di Barletta? Tutto, fuorché aragonese". Così Renato Russo, storico ed editore, a proposito del recente "cambio di denominazione" avallato dal Comune a proposito del Castello di Barletta. "Mi ha sorpreso che l’annuncio della inaugurazione del Polo Museale (attraverso manifesti cittadini e inviti personalizzati) abbia definito il nostro come castello aragonese, una definizione che lascia francamente perplessi.
Come si può spiegare questo errore? Io credo facendo confusione fra dominazione aragonese e spagnola. Il castello infatti, nella sua ultima facies, è spagnolo, il cui dominio sul Regno di Napoli durò dal 1500 al 1707, periodo durante il quale avvennero tutte quelle trasformazioni strutturali che portarono il castello all’attuale configurazione, mentre nel breve regno aragonese (1442-1500), come sarà più chiaro fra poco, non successe assolutamente nulla di rilevante, salvo qualche modesta fortificazione muraria di cui non c’è peraltro giunta alcuna certificazione documentale".
"Il nostro castello - aggiunge Russo - insomma è tutto, fuorché aragonese. Normanna è la sua rocca (originariamente ce n’erano quattro, ma solo una sopravvisse, oggi incamiciata nel castello ispanico); sveva è la domus costruita da Federico II nell’ala est dove teneva corte; angioino era (non c’è più) il palatium costruito al centro dell’atrio e la torre tonda anch’essa incamiciata nella fortezza spagnola; spagnolo il manufatto come si presenta oggi.
L’apporto degli Aragonesi alla sua edificazione? Praticamente nullo, salvo una breve citazione di Gennaro Bacile di Castiglione da Spongano (Lecce), un autore locale che deve la sua notorietà parte alla magniloquenza del suo altisonante blasone e parte alla circostanza di aver scritto un volume sui Castelli pugliesi (Roma 1927), presentato da Giuseppe Ceci, andriese ma naturalizzato napoletano, grande amico di Benedetto Croce che lo ebbe come stretto collaboratore nelle sue ricerche storiche. E ne incoraggiò la stampa con l’autorevolezza del suo accredito".
E poi: "Così quando Marcello Grisotti scrisse il suo approfondito studio Storia e restauro del Castello di Barletta (Adda 1995), dedicò 78 pagine ai periodi normanno-svevo-angioino e spagnolo e appena nove righi alla facies aragonese (pag. 43) limitandosi a precisare che di quel periodo non si sapeva assolutamente nulla, salvo una breve citazione (non documentata da alcuna fonte) di tale Bacile di Castiglione, il quale si era limitato a menzionare le date del 1458, 1465 e 1481, alle quali risalirebbero generici lavori di rafforzamento della struttura".
Conclusione: "Così non deve stupire che quando due anni dopo lo stesso Grisotti intervenne presso il Castello di Lagopesole, al “Convegno Internazionale di Studi sui castelli normanno-svevi” (16-19 ottobre 1997), nella sua lunga relazione, abbia dedicato al periodo aragonese solo una telegrafica citazione (pag. 42, III rigo) limitandosi laconicamente a precisare: Quanto agli Aragonesi, compirono lavori di rafforzamento negli anni 1458, 1465, 1481. Tutto qui. Lo stesso per quanto riguarda il più grande studioso dei nostri castelli, Raffaele De Vita il quale, ricostruendone la storia (Castelli, torri ed opere fortificate in Puglia, Adda 1984), lui pure dedica una concisa citazione ai supposti lavori degli Aragonesi (pag. 93, colonna centrale, con il solito apodittico riferimento alle stesse date: 1458, 1465, 1481!).
Insomma, un po’ poco, per definire l’intera struttura aragonese". Nella foto, Renato Russo col Governatore Nichi Vendola e il Sindaco Nicola Maffei (immagine esclusiva La Gazzetta dell'Archeologia on line)
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