09/05/2010. BARI - I 120 ANNI DELLA CAMERA DI COMMERCIO, CHE FU PRESIEDUTA A FINE OTTOCENTO ANCHE DAL BARLETTANO GIACOMO BOGGIANO.
Centoventi anni fa a volere la nascita del Palazzo della Camera di Commercio di Bari - che oggi è la quinta d’Italia per numero di aziende iscritte, 160mila, dopo Roma, Milano, Napoli e Torino -, al di là della ostinata determinazione di qualche imprenditore dell’epoca, fu lo spirito nuovo e ambizioso della borghesia mercantile barese di fine Ottocento.
Quella stessa cui dobbiamo la costruzione del Teatro Petruzzelli, la nascita della Fiera del Levante e dell’Acquedotto Pugliese, la Facoltà di Economia e Commercio e più in generale il positivo dinamismo teso a dare a Bari un ruolo di spicco nella società Meridionale.
"L’avvenire della Puglia sarà essenzialmente agricolo o industriale? La domanda può apparire assurda in un paese che dall’agricoltura ha tratto fino ad oggi la massima parte della sua ricchezza pubblica e privata […] certo l’agricoltura fu, e sarà la fonte principale del nostro benessere, ma con l’aumento smisurato della popolazione con la trasformazione incessante di ogni e qualsiasi ramo di commercio, con la concorrenza che da ogni parte del mondo si fa agli stessi nostri prodotti, sarebbe follia concentrare tutti gli sforzi della regione al suo solo sviluppo". Così Antonio De Tullio, presidente della Camera di Commercio di Bari per ben 32 anni dal 1895 al 1927 e principale fautore della nascita della Fiera del Levante, con un significativo articolo "La Puglia nel secolo nuovo", pubblicato il 31 dicembre del 1900 sul "Corriere delle Puglie" indicava il limite di una visione "agricolturista" dell’economia pugliese e meridionale.
Al contempo, sollecitava la trasformazione rapida del suo sistema produttivo in direzione dell’industria per superere la crisi del decennio precedente e per aprire la regione ai mercati dell’Oriente, che definiva "campo aperto alle attività di tutto il mondo dove vi è posto per tutti". Una vision, la sua, in cui è facile riconoscere le propensioni geo-politiche della Bari moderna.
Sotto la presidenza di De Tullio l’ente camerale fu uno dei principali protagonisti della vita economico-produttiva della Terra di Bari ed in particolare del dibattito sulle prospettive economiche e sociali dell’intera regione.
La dimensione culturale ed educativa rappresentò uno dei principali campi di intervento della Camera di Commercio. Ma l’ente, nei primi decenni di vita del nuovo Stato nazionale, ebbe un ruolo propulsivo nello stimolare il dibattito sulla liberalizzazione del commercio (abolizione dei dazi sul consumo del grano) e sullo sviluppo del credito, proponendo l’istituzione di una Cassa di risparmio. Sino al 1874 gli unici istituti di credito erano il Banco di Napoli e la Banca Nazionale. In quell’anno sorsero la Banca Diana ed altri istituti di credito minori.
Un Dna da condottieri, quello degli altri Presidenti che si sono succeduti ai vertici dell’ente da fine Ottocento. Se al primo presidente della CdC, Giuseppe Capriati (1863), dobbiamo la nascita del Palazzo Camerale «il più bel monumento che la città commerciale ha eretto a se stessa», scrisse qualcuno, a Francesco Paolo Troccoli vanno attribuiti gli inter venti per l’ampliamento del vecchio porto di Bari. All’impegno profuso da Angelo Saverio Positano si deve l’ultimazione della costruzione della sede e il reperimento di finanziamenti necessari per il costruendo Acquedotto Pugliese; a Saverio Damiani il potenziamento delle comunicazioni ferroviarie, stradali e marittime, a Tommaso Columbo l’istituzione della Scuola di commercio con Banco Modello; al barlettano Giacomo Boggiano la poderosa azione di promozione dei prodotti agricoli. Successivamente alle vicende belliche, la requisizione del palazzo camerale da parte del Comando Alleato, i danni che provocò allo stesso lo scoppio di una nave ancorata nel porto di Bari, carica di munizioni, che la rese inagibile per i danni ad alcune parti delle strutture, il trasferimento degli uffici camerali in via Imbriani ritardarono la piena ripresa operativa dell’ente. Il professor Salvatore Tramonte, primo presidente dell’era post-fascista, rimise in sesto la sede che, una volta ottenuto, alla fine del 1946, il provvedimento di derequisizione e portati a termine i lavori di ristrutturazione della stessa, riavviò l’attività camerale con diverse valide iniziative, fino ai giorni nostri.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno Sabato 8 maggio 2010
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