MENO 15 GIORNI AL 2 AGOSTO...
Ormai siamo oltre la metà nel "conto alla rovescia" della nostra speciale macchina del tempo per lunedì 2 agosto, 2226° anniversario della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, quando Annibale ed il suo esercito affrontarono nella piana dell'Ofanto e sconfissero le otto legioni comandate dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone, che Roma gli aveva mandato contro per sbarrargli il passo dopo le vittorie, altrettanto micidiali, al Ticino, alla Trebbia ed al Trasimeno.
Ci accompagna in questo cammino dal passato il racconto di Paolo Rumiz, autore del bellissimo libro "Annibale, un viaggio" (Feltrinelli editore) pubblicato a consuntivo di una serie di fortunati réportages pubblicati da Repubblica nel 2007, e che ringraziamo per questa opportunità di maggiore divulgazione culturale in rete, attraverso il Mediterraneo come ai tempi delle Guerre Puniche.
Il Comitato, nel corso di un'affollata bellissima serata culturale patrocinata dal Comune di Barletta, ha ospitato il noto giornalista ed inviato, nonché scrittore, a Palazzo Della Marra il 29 settembre del 2008.
Nell'immagine, Annibale su di un elefante (arazzo del XVI secolo)
Nella foto esclusiva La Gazzetta dell'Archeologia on line, Paolo Rumiz con Nino Vinella, presidente del Comitato
Questa é la quindicesima puntata...
IL VIAGGIO/15
Del fatto che dopo Canne il Nostro non andò subito a farsi sconfiggere a Zama ma restò tredici anni al sud, come recita l'orgoglio "terrone"
Noi, figli di Annibale
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ
Oggi a Bari succede di tutto nel cielo. Prima un Levantazzo umido e snervante. Poi un risveglio incendiario di Scirocco che trasforma il mare in una prateria di schiume. Verso le tre, dal lato di terra, piomba sulla città un Ghibli desertico e abrasivo, che fa tremare i vetri, entra in ogni fessura, si porta dietro il profumo africano della Numidia e di Cartagine.
Ma ecco che verso le cinque tutto si scioglie in un Ponente calmo e regolare, che riempie le prime vele al largo verso le terre degli Illiri e degli Epiroti. E non è finita, perché d'improvviso, verso le nove, il segnavento di tutte le barche in rada si sposta verso Nord a indicar la Tramontana, che invade il lungomare d'una corrente ristoratrice. Siamo inchiodati in Puglia, terra di messi e oscuri presagi.
Anche Annibale trovò qui il suo capolinea, in questo tavolato spazzato dai venti che par navigare verso l'Africa, segnato da tre colori, il giallo del grano, il blu del mare e il verde-grigio metallico degli uliveti. Sarà stato il vento di Puglia, o la polvere mangiata dal Trasimeno fin qui, ma siamo in preda a una grande stanchezza. La corsa è finita, le grandi vittorie anche. Ora la storia cambia marcia.
Dopo Canne, ci spiegavano a scuola, Annibale partì dall'Italia per andare a farsi sconfiggere a Zama. Poco o niente ci dicevano dei tredici anni che passò nel Sud - soprattutto in Puglia - prima di imbarcarsi per l'Africa. Non ci quadrava mai troppo, questa seconda parte della storia.
"Africa, Africa Africa... / Annibale Annibale gran generale nero / restò in Italia da padrone ... / ecco perché molti italiani hanno la pelle scura / noi siamo figli di Annibale / tutti quanti figli di Annibale / capelli neri... / di pelle scura... / con gli occhi scuri... / sangue mediterraneo... / sangue d'Africa... / Africa, Africa, Africa...".
A volte la storia la si riscopre millenni dopo. Come in questa canzone di orgoglio "terrone" cantata dagli "Almanegretta".
http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-15/annibale-15.html
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