MENO 14 GIORNI AL 2 AGOSTO...
Mancano due settimane nel "conto alla rovescia" della nostra speciale macchina del tempo per lunedì 2 agosto, 2226° anniversario della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, quando Annibale ed il suo esercito affrontarono nella piana dell'Ofanto e sconfissero le otto legioni comandate dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone, che Roma gli aveva mandato contro per sbarrargli il passo dopo le vittorie, altrettanto micidiali, al Ticino, alla Trebbia ed al Trasimeno.
Ci accompagna in questo cammino dal passato il racconto di Paolo Rumiz, autore del bellissimo libro "Annibale, un viaggio" (Feltrinelli editore) pubblicato a consuntivo di una serie di fortunati réportages pubblicati da Repubblica nel 2007, e che ringraziamo per questa opportunità di maggiore divulgazione culturale in rete, attraverso il Mediterraneo come ai tempi delle Guerre Puniche.
Il Comitato, nel corso di un'affollata bellissima serata culturale patrocinata dal Comune di Barletta, ha ospitato il noto giornalista ed inviato, nonché scrittore, a Palazzo Della Marra il 29 settembre del 2008.
Nell'immagine, le donne di Capua, oggi
Nella foto esclusiva La Gazzetta dell'Archeologia on line, Paolo Rumiz riceve il distintivo di Socio Onorario dalla dott.ssa Maria Antonella Doronzo, vincitrice del Premio Barletta Cultura Operosa 2007
Questa é la sedicesima puntata...
IL VIAGGIO/16.
L'epopea della ricca Capua granaio di Roma
Sonno, amplessi e vino sbaragliano un esercito. Ma Annibale non abusò mai delle italiche
Grande madre Campania terra di donne e Giunoni
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ
"Attento alla femmina dell'Ager Campanus", mi avverte Marino Niola con una telefonata da Napoli. Sto andando a Capua, la terra degli "Ozi" di Annibale, e so che gli antropologi sono dei visionari che sparano immagini estreme; quelli napoletani figurarsi.
"La donna capuana - incalza Marino - è allo stesso tempo Persefone e Demetra, luogo di morte e di fertilità". Mio dio, penso, chissà quali esperienze avrà avuto. Ma lui galoppa ancora: "Capua è il ventre caldo delle madri che toglie le forze ai Cartaginesi".
Quando arrivo scopro che la donna dell'Ager Campanus esiste eccome. Ne vedo subito una oltre il traffico e la plebe, davanti al numero 22 di via Alessio Simmaco Mazzocchi a Santa Maria Capua Vetere (nelle terre dei Borboni un nome di due sole parole non è degno di considerazione): una matrona del Volturno dagli occhi come braci, dominatori e indifferenti, adorna di una cascata di riccioli neri e un peplo di bianco lino plissettato, aperto con generosità sulle sue bellezze.
Praticamente Giunone. La Campania è piena di donne così, simili alle Grandi Madri, le antiche gigantesse di pietra cariche di spighe e bambini che quando entri al museo di Capua sembrano saltar su e urlare tutte insieme "Attento, questa è la terra delle donne!". Certo, tutto è cambiato da quando l'antica Capua aprì le porte ad Annibale invitandolo a godersi la vita: eppure, tutto è rimasto lo stesso.
Antico e moderno generano intrecci da mal di testa. Quando ti siedi al caffè non sai se al tavolo vicino c'è Socrate o Peppino de Filippo. Per strada confondi satiri e bottegai, comari e torbide Clitennestre, ombre di aruspici e parroci di campagna, ninfe delle fonti e commesse di supermercato, parche tessitrici di destini e cameriere russe capaci di sparare ordinazioni con la durezza di una fucilata.
http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-16/annibale-16.html
PER MAGGIORI APPROFONDIMENTI VAI ALLA SEZIONE IL CENTRO STUDI ANNIBALE