È in libreria in questi giorni una delle ultime pubblicazioni del Touring Club Italiano sugli spazi dedicati all'arte
Tra i siti pugliesi censiti ci sono anche quelli di Barletta e Canosa È in libreria in questi giorni una delle ultime pubblicazioni del Touring Club Italiano «Il Museo dei Musei. 160 Tesori da scoprire. Dalle piccole collezioni ai nuovi spazi dell'arte». Una ventina i musei pugliesi censiti e tra questi il Tci opera una selezione dedicando sette schede ai luoghi d'arte della Regione ritenuti più interessanti. «La conoscenza dei nostri territori - sottolinea il ministro Rocco Buttiglione nella premessa - è un volano economico notevole, perché il turismo culturale, come dimostrano anche i dati più recenti, è una delle poche risorse su cui il nostro Paese può puntare, anche nei centri minori e in zone poco celebri, con la certezza di essere comunque leader. Tecnologie e conoscenze sono riproducibili, una storia e un patrimonio come il nostro no». Tra le «perle» riscoperte e valorizzate dal testo del Touring, ben due poli museali ricadono nel territorio della nuova Provincia: il Museo comunale con la pinacoteca «Giuseppe De Nittis» di Barletta e il Museo civico archeologico di Canosa. Non mancano, a corredo delle sintetiche descrizioni, diverse immagini che rendono maggiormente apprezzabili queste collezioni. Il busto duecentesco di Federico II e due splendidi ritratti di Leontine De Nittis fanno da testimonial alla prestigiosa collezione barlettana. L'accenno all'imponente castello che ospita tele e testimonianze del passato è d'obbligo. Nella scheda trovano posto anche la raccolta archeologica «in fase di riordino e allestimento» e il sarcofago degli Apostoli «straordinario bassorilievo in marmo del periodo di Teodosio (379-395)». Interessante l'accenno che si fa anche agli artisti locali, citando la collezione di Giuseppe Gabbiani che vanta dipinti di assoluto valore, le opere del pittore Raffaele Girondi, gli oggetti e i reperti donati da Ferdinando Cafiero e persino la collezione di pupi siciliani, lascito della famiglia Immesi nel '98. Articolato in dieci sale il percorso museale canosino offre un «un interessante spaccato della storia antica della città pugliese, rivelandone la prerogativa principale, ovvero quella di essere stata nel corso dei secoli il punto d'incontro e di confronto tra le diverse culture del Mediterraneo». Infatti le preziosissime testimonianze provenienti dagli ipogei funerari canosini costituiscono senza dubbio un unicum validissimo e «testimoniano la forte penetrazione nell'area delle tradizioni e della cultura greco-ellenistiche». Le immagini del sigillo del vescovo Sabino impresso sul cotto, tre vasi provenienti dalla cosiddetta «Tomba degli Ori» risalente al IV secolo a.C., e una visione d'insieme delle eleganti sale che conservano questi tesori non lasceranno certo indifferenti i potenziali visitatori. Chiudiamo con il commento del presidente del Touring Club Italiano Roberto Ruozi, un invito a qualificare sempre di più questi piccoli centri d'arte, modernizzando l'offerta: «Il livello di coscienza culturale e civile di un Paese - ha spiegato - si misura anche dalla quantità e qualità dei suoi musei, dal loro grado di fruibilità, dalla loro idoneità non solo a conservare ma a proporre e stimolare».
Marina Ruggiero
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 19/12/2005