27/08/2010. SPINAZZOLA - IN ABBANDONO L'AREA ARCHEOLOGICA DEL CASTELLO DOVE NACQUE INNOCENZO XII.
Posto di fronte alla Chiesa Matrice vi è il luogo in cui sorgeva il castello di Spinazzola, abbattuto nel 1936 inspiegabilmente. Lì il 13 marzo 1615 nacque Antonio Pignatelli, divenuto papa con il nome di Innocenzo XII.
Una campagna di scavi tra il 2006-2007 condotta dalla sovrintendenza ai beni archeologici, a cura di Giuseppina Canosa, finalizzata inizialmente e riportare in luce le fondamenta del castello riconducibile al IX secolo, portò invece a tre scoperte eccezionali.
La prima: appena al di sotto delle vecchie mura fu rinvenuto un villaggio preistorico dell’Età del Bronzo. Si tratta del primo insediamento che riscrive la storia della città e riporta l’orologio indietro nel tempo di qualche migliaio di anni della presenza dell’uomo in forma stanziale.
La seconda scoperta fu effettuata durante gli scavi, realizzati dopo opere di consolidamento del pianoro dove è ubicato il castello che a causa di una frana stava rischiando di scivolare nella grava detta dei francesi: fu trovato un raro e prezioso sigillo in piombo, raffigurante l’Imperatore Leone VI detto “il filosofo” (886-912).
Poi la scoperta davvero inaspettata (la terza della serie), ovvero: la tomba di un uomo di rango, dell’Età del Bronzo, con tanto di pugnale di bronzo, con due margini taglienti, da considerare quindi, come scrive la sovrintendenza, come funzione di arma e non di utensile.
L’uomo sepolto doveva di certo avere ruolo di guida nella sua comunità.
Risultato: tutti questi reperti, per mancanza di un museo, sono finiti in custodia alla sovrintendenza. E l’area archeologica del castello non se la passa certo meglio. In poco più di tre anni dal rifacimento della recinzione in tufo, questa è stata divelta, distrutta in più punti e pare anche portata via.
L’area archeologica e le mura medioevali sono ricoperte da sterpaglia, il camminamento realizzato intorno agli scavi presenta situazioni di grave pericolo. Perché dal lato della «Grava» sono stati buttati già i tufi che costituivano il parapetto protettivo, non prima di aver asportato le basale in pietra.
Gli scavi della sovrintendenza erano stati protetti da teli e ricoperti con terra, in attesa di proseguire le ricerche non appena fossero arrivati nuovi finanziamenti. Ora questi emergono visibilmente strappati come se qualcuno sia andato a metterci le mani alla ricerca di chissà che cosa.
Tutto questo, sembra lontano dallo spirito e dalle intenzioni manifestate dal sindaco Carlo Scelzi, che, ad esempio, in uno scritto riportato nel volume «Storia di Spinazzola, gli uomini, le cose, gli eventi, le origini», curato dalla prof.ssa Liana Bertoldi Lenoci del Centro Studi Storici e Socio Religiosi in Puglia-Bari, assicurava: «Nella mia qualità di primo cittadino, assistito dai signori consiglieri, in particolare dall’assessore alla Cultura Nicola Di Nardi, ho il dovere di tutelare gli aspetti culturali della città, che mi è dato amministrare e promuoverne la conoscenza.
Una storia che inizia con l’analisi della natura e dell’ambiente per proseguire con le testimonianze neolitiche, archeologiche, architettoniche, laiche ed ecclesiastiche che costituiscono, complessivamente, la nostra storia agganciandola a quella del territorio circostante e della Regione».
Quello che sta accadendo nell’importante area archeologica di interesse storico-scentifico è l’esatto contrario.
COSIMO FORINA
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese Venerdì 27 agosto 2010
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