30/09/2010. TRANI - TEATRO COMUNALE: QUESTIONE SEMPRE APERTA.
Negli ultimi giorni del 2008, a poche ore dal cenone di S. Silvestro, la Giunta comunale stabilì che l’allora futuro aggiudicatario del servizio di diffusione del gas metano (ieri come oggi svolto dall’Italcogim) avrebbe versato un contributo di 5 milioni di euro, che sarebbero poi serviti per realizzare il nuovo teatro, in linea di massima sul sito del palazzo sede dell’Amet.
E da due anni a questa parte di questo se ne è parlato spesso: un progetto al quale ha tenuto molto il sindaco Tarantini, il quale ha più volte pubblicamente dichiarato che, al di là di tutte le opere pubbliche realizzate e le migliorie apportate alla città dal suo governo, avrebbe desiderato concludere il suo mandato (nel 2012) ponendo almeno la prima pietra del teatro.
Alla base non c’era solo un desiderio personale ma anche un progetto di massima con firme eccellenti come quella di Gae Aulenti, e anche odore di probabili fondi regionali.
Ora si fa marcia indietro: dall’Amet sottolineano ufficialmente che la sede dell’Azienda rimarrà quella. E così l’ago gnato teatro nel centro storico, per riqualificare ancor di l’area del porto con annessi e connessi, va farsi benedire. Ma qualcuno tutto questo l’aveva in un certo senso presagito in tempi non sospetti: due anni fa il circolo Acli di Trani primo fra tutti aveva invitato il governo cittadino a recedere dall’idea di spendere 5 milioni di euro per un nuovo teatro, suggerendo invece di acquistare il Supercinema (all’epoca appena chiuso) e riqualificarlo per farne appunto un degno teatro comunale.
«Il sindaco, in verità, in un incontro monotematico tenuto con noi a Palazzo di città ai primi di aprile – spiega il presidente Ni - cola Di Pinto - ci rappresentava un progetto di ampio respiro, che vedeva il teatro come fulcro di una più ampia architettura, comprendente un centro congressi, diversi ambienti accessori, il parcheggio e quant’altro di servizio ad un megastruttura di indubbio valore potenziale.
Unico neo a nostro parere: diverse, troppe condizioni da realizzarsi; a cominciare dallo spostamento dell’Amet che, sin da allora, appariva parecchio difficoltoso sia per ragioni tecniche che economiche».
La proposta alternativa dell’as - sociazione è sempre stata l’acquisizione tra i beni pubblici comunali del Supercinema. Inutile stare a ripercorrere la gloriosa storia di quel luogo di cultura, parte integrante della natura stessa della città dell’ultimo secolo.
Sta di fatto, però, che l’ipotesi non era affatto peregrina: «Si sarebbe potuto dotare Trani di ciò che le manca da oltre cinquant’anni, di quello che le altre città vicine – aggiunge Di Pinto - si sono affannate per ottenere, ed hanno ottenuto».
Ora, vista la decisione dell’Amet, si può riproporre la cosa: «L’invito che formuliamo all’amministrazione è quello di riconsiderare l’ipotesi Supercinema», che secondo il consiglio direttivo del circoli Acli «si rivelerebbe nel tempo come un investimento nel campo economico perché nelle città dove i Teatri esistono e lavorano vi è tutto un pullulare di attività commerciali che ruotano intorno».
Insomma, «i grandi eventi - conclude il direttivo -sebbene attrattivi ed importanti, se non seguiti da una politica del quotidiano, lasciano il tempo che trovano, diventano cattedrali nel deserto. È la presenza di quel contenitore, invece, che dà costanza all’azione politico-culturale, dà dignità agli operatori del settore e crea le basi per lo sviluppo di manifestazioni cicliche, le uniche che, nel lungo periodo, assicurano alla città la visibilità e il ritorno mediatico che merita».
lucia de mari
Fonte: la Gazzetta del Nord Barese Giovedì 30 settembre 2010
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