L'ex caserma Stennio, in via Manfredi 22, tornerà a splendere ospitando l'Archivio di Stato. Una vera e propria «prima» si terrà domenica prossima, 3 ottobre, in occasione dell'inaugurazione della mostra «L'Archivio che verrà», alle 17.30, nella sala conferenze dell'ex caserma.
Introdurrà i lavori il direttore dell'Archivio di Stato di Bari, Eugenia Vantaggiato, seguiranno gli interventi del sindaco Nicola Maffei e del dirigente del Settore Cultura del Comune, Emanuela Angiuli. Nella circostanza, in occasione della giornata «Domenica di carta. Archivi e biblioteche si raccontano», vi saranno, dalle 9 alle 20, visite guidate alle attività e ai servizi della Sezione dell'Archivio di Stato di Barletta.
L'iniziativa è promossa dal Ministero per i Beni e le attività culturali, dall'Archivio di Stato di Bari -sezione di Barletta e dal Comune di Barletta.
La futura sede dell'Archivio di Stato, il cui restauro si è concluso nel 2002, ha, a tutti gli effetti, una storia millenaria alle spalle.
LA SCHEDA...
"Lo stabile ubicato tra via Manfredi e via Mura del Carmine - precisa Michele Grimaldi, responsabile della sede di Barletta - è parte superstite di un più ampio complesso monumentale la cui antica denominazione era Chiesa di San Lazzaro de' Leprosi".
Le prime notizie riguardanti la Chiesa risalgono al 1185: infatti una pergamena di quell'anno, relativa ad un atto di permuta, viene citata la Chiesa di Sancti Lazari de Leprosis.
Presumibilmente tutto il complesso monastico sorse prima del 1180 per opera dei Cavalieri di San Lazzaro i quali, impegnati nella difesa della Terra Santa e nella protezione dei pellegrini, si dedicarono anche all'assistenza dei lebbrosi».
Fin qui le origini. Nel 1300 la chiesa e l'adiacente convento assunsero sempre maggiore importanza tanto da dare il nome al Borgo. I Cavalieri di San Lazzaro mantennero il complesso fino al 1450, successivamente e per circa un secolo gli edifici vennero gestiti dall'Università di Barletta. In seguito il complesso fu gestito dai Padri Celestini e denominato «Monastero e Ospedale della Santissima Trinità".
Nel sedicesimo secolo fu distrutto dai francesi e poi ricostruito. Nel 1551 subentrò l'amministrazione dell'Ordine dei Fatebenefratelli (che proseguì fino al 1809) che intitolò l'edificio a San Giovanni di Dio.
Sotto l'occupazione francese vi fu la prima destinazione militare della struttura. Successivamente fu restituito al clero fino a tornare ad un uso civico con l'istituzione del Regno d'Italia.
Nella seconda metà del XIX secolo vi furono allocate le caserme «Stennio» e «Fieramosca». In seguito ospitarono enti e associazioni nonché gli esuli istriani fuggiti dalle loro case per scampare alla strage delle foibe.
Nel marzo del 1956, il triste episodio al portone di via Manfredi, con l'intervento delle forze dell'ordine contro chi manifestava per "pane e lavoro" nella distribuzione di pacchi viveri a causa del rigidissimo inverno di quell'anno: morti e feriti dopo la carica di polizia.
Poi un periodo di oblìo dal quale è stato sottratto dalla scelta operata nel 1985 dall'allora direttore dell'Archivio di Stato, Giuseppe Dibenedetto, di identificarla come sede per la locale sezione dell'Archivio di Stato.
Nel 2002 la conclusione del restauro e un periodo di stasi per mancanza di fondi. La svolta il 13 febbraio 2009 quando i locali furono visitati dal Direttore generale degli Archivi, Luciano Scala.
Dopo il sopralluogo l'impegno per reperire il milione di euro necessario per completare l'opera. Impegno concretizzatosi e che ha condotto all'attuale svolta.
PINO CURCI
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese
Giovedì 30 settembre 2010
Nelle immagini (Foto esclusive La Gazzetta dell'Archeologia on line) il complesso dell'ex Caserma Stennio in via Manfredi e la lapide a ricordo dei tragici fatti del marzo 1956
PER SAPERNE DI PIU'...
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