Il furto della pavimentazione è il campanello d'allarme per avviare una vera salvaguardia degli affreschi
La chiesetta campestre di Santa Maria di Giano nel mirino dei ladriIl furto notturno e sacrilego dei ladri che alcuni giorni fa hanno asportato quasi tutta la pavimentazione di basole nella storica chiesa di Santa Maria di Giano è stato l'ennesimo danno subito dal patrimonio artistico. La chiesetta campestre, com'era noto a tutti, è vulnerabile, trovandosi lontano dal centro abitato, al confine tra Bisceglie e Trani, ed è priva ancora oggi di un impianto d'allarme. Ma ora bisogna intervenire con urgenza per tutelare l'importantissimo ciclo di affreschi presente da secoli sulle pareti della stessa chiesa. Risalgono infatti al XIV secolo i dipinti murali, che furono scoperti casualmente nel 1889, dopo la caduta di alcuni pezzi di intonaco.
Le «pitture» nella campata destra della chiesa furono oscurate con la calce probabilmente durante l'episcopato di Pacecco (il cui stemma è stato anch'esso rubato dall'architrave del portone d'ingresso) nel '700, durante i lavori di adeguamento della chiesa allo stile barocco. Poi gli affreschi tra i più rari in Italia vennero alla luce a sorpresa, restituendo un'antica testimonianza di fede, con motivi iconografici simili a quelli delle opere di Duccio da Buoninsegna e di Paolo Veneziano.
Uno di essi, il Cristo Passio, fu trasferito nell'attuale chiesa di San Domenico ed incastonato sull'altare nel 1975. Ma gli altri, che nel 1967 furono visitati dal segretario di Stato del Vaticano, cardinale Luigi Traglia, restano nella chiesa campestre di Santa Maria di Giano. Sulla parete destra della chiesa si ammira la splendida «dormitio Mariae» (dormizione o transito al cielo della Madonna secondo la concezione e l'arte bizantina). Si tratta della rappresentazione del mistero dell'Assunzione di Maria, un tema di cui se ne iniziò a parlare nel IV secolo con Epifanio da Salamina, che tentò di dare una risposta al «destino» finale della madre di Gesù.
L'affresco fu restaurato dal prof. Raffaello Lorenzoni per incarico della Soprintendenza nel 1966. Fu proprio lui, effettuando un altro saggio, a scoprire nello stesso anno il dittico di San Paolo apostolo (che rappresenta la teologia) con accanto Santa Caterina d'Alessandria (vergine cristiana martire del IV secolo, ritenuta coltissima in filosofia, rappresenta la cultura umanistica). Alla fine dell'800 emersero anche gli affreschi raffiguranti l'apostolo San Giacomo con accanto San Nicola pellegrino (protettore della vicina Trani) e Santa Tecla. Poi ancora le immagini ieratiche in stile bizantino di San Felice vescovo (il suo nome è auspicio di felicità) e di San Donato vescovo (invocato per scongiurare il male dell'epilessia). Insomma opere d'arte di inestimabile valore, quasi sconosciute, che non sono state ancora valorizzate e che meritano di essere adeguatamente protette dai predatori senza scrupoli.
Luca De Ceglia
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 30/12/2005