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23/01/2006.  Un'udienza sulle rive dell'Ofanto: processo sullo scempio ambientale.

TRANI

Un' udienza ...fiume. Ieri, il processo sullo scempio dell'Ofanto si è svolto lontano dalle aule di giustizia, proprio sulle rive di quello che Orazio chiamava «il fiume dalle verdi sponde». Giudice, pubblico ministero, difensori e imputati si sono recati nelle zone oggetto dell'inchiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Antonio Savasta, che accusa 115 persone della devastazione dell'Ofanto, almeno nel tratto di competenza della procura tranese. Una ricognizione durata ore, conclusasi nel pomeriggio, per verificare lo stato dei luoghi. Una carovana «capeggiata» dal giudice monocratico del Tribunale di Barletta - Sezione di Trani, Roberto Oliveri del Castillo, è risalita lungo il tratto del fiume che scorre tra Barletta e Canosa.

Il pm Savasta contesta a numerosi agricoltori l'occupazione, lo sbancamento e la modifica di oltre 200 ettari dell'alveo fluviale e la violazione della normativa sulle aree protette. Il fiume, infatti, è sottoposto a vincoli ambientali e ritenuto sito d'interesse comunitario. Interventi che connotano un dissesto idrogeologico che potrebbe esser causa di straripamenti. Tant'è che la Procura invitò la Regione Puglia «ad adottare tutti i provvedimenti necessari ad evitare che sia messa in pericolo la pubblica incolumità».

'indagine ha ricostruito l'immane scempio perpetrato in lunghi anni in cui gli agricoltori, secondo l'accusa, non solo hanno abusivamente occupato i terreni demaniali, ma hanno anche disboscato e costruito opere, sino a giungere alla deviazione dell'originario percorso dell'Ofanto, all'abbassamento degli argini ed alla vera e propria cancellazione dell'habitat naturale (flora e fauna) ormai presente solo sulla nomenclatura delle «vecchie» mappe. Per la prossima udienza si torna in aula il 3 febbraio.

Antonello Norscia

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 21/01/2006







 

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