02/03/2011. I 150 ANNI DELL'UNITA' D'ITALIA - UNA CULTURA ETEROGENEA? E' SIMBOLO D'ITALIANITA'.
Un acuto e documentato contributo, una bella riflessione nel dibattito sull'identità nazionale in occasione dei 150 anni dell'Italia unita: é di Ferruccio Gemmellaro, giornalista e scrittore, Fiduciario del nostro Comitato per la Regione Veneto.
Entro i confini nazionali sussistono minoranze alloglotte per lo più bilingui, in competizione con la lingua ufficiale italiana. La Costituzione italiana, all’articolo 6 recita che la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. La Legge 482 del 1999 elenca le minoranze linguistiche degne di tutela.
Lingua tedesca È la lingua da Salorno al Brennero, di Luserna e dei Mocheni nel Trentino, di Val Canale, Sauris e Timau (Udine), di Sappada (Belluno), di Gressoney, Issime e Gabi (Aosta), di Alagna, Rima San Giuseppe e Rimella (Vercelli), di Macugnaga e della Val Formazza (Novara).
Nella valle di Gressoney - a Gressoney-la-Trinité, Saint-Jean e a Issime - sopravvive la particolare parlata alto-tedesca, irrigidita dal 1200, propria di popolazioni vallesane (walser), che s’erano stanziate a sud del gruppo del Monte Rosa in epoca tardo-medievale, tradizionalmente dediti alla pastorizia ed artigianato.
C’è da sottolineare una specifica lingua-dialetto, quelle dei Cimbri, dal lat CIMBRUM, d’origine germanica dello Jutland, parlata da alcune comunità nelle valli del Trentino, nell’altopiano di Asiago, tra i Monti Lessini e nel Veronese.
Lingua francese
I dialetti locali sono di natura franco-provenzale, e si parlano anche in Val Soana e nella Valle di Lanzo. I dialetti valdostani sono simili ai dialetti transalpini della Savoia, del Delfinato, della regione di Lione e della Svizzera romanda con i quali costituiscono appunto il raggruppamento franco-provenzale. Dialetti o parlate provenzali, che ritroviamo in Val Pellice ed in altre località italiane - piemontesi - che transigono con quelle francesi. La lingua di cultura per i Valdostani è però il francese, che il loro statuto autonomo ha parificato alla lingua italiana.
A Faeto e a Celle San Vito (Foggia) si parla tuttora un dialetto di tipo franco-provenzale, derivato da un nucleo di circa 200 soldati stanziatosi al tempo di Carlo I d’Angiò; alcune tracce sopravvivono nel circondario, ad Ariano Irpino, Montaguto, Monteleone di Puglia, a sud e a Castelluccio Valmaggiore, San Bartolomeo in Galdo, Volturara Áppula. a nord.
Lingua slovena e serbo-croata
Sopravvive in Val di Resia (Udine), nell’Alto Isonzo e nel Goriziano. Una contenuta comunità di lingua serbo-croata si trova nel Molisano.
Lingua albanese
Abruzzo, Molise, Calabria (Spezzano Albanese, Piana degli Albanesi) e Sicilia; tracce sopravvivono nel nord della Capitanata e sui monti della Daunia; alcune colonie si trovano nel tarantino nei comuni di Faggiano, Roccaforzata, Monteparano, San Giorgio Ionico e San Marzano.
Lingua greca
Nel Salento da I Comuni dell’Unione della Grecia Salentina quali Calimera, Carpignano, Castrignano, Corigliano, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino, eppoi in alcuni comuni in provincia di Reggio di Calabria.
Lingua catalana
Alghero in Sardegna.
Al Sud vivono 100mila Albanesi fin dal '500, cosiddetti Arbësh. In Sardegna, ad Alghero, 18mila Catalani dal 1354. Tra Aosta e Torino, 90mila Franco-provenzali, la cui lingua discende da quella francese, ufficiale dei Savoia; gli Occitani (gli eredi della lingua d’Oc) tra le valli del Piemonte ai confini con la Francia e la Liguria, sono 180mila e questi ultimi due dal Medioevo.
Sui confini con l’Ex Jugoslavia, circa 80mila Sloveni, in emigrazione fin dal VII sec. Nel Molise, 2600 Croati, dal '400 a seguito dell’invasione turca. In Puglia e Calabria, 20mila Grecanici, che s’esprimono in grico e in romaico, i quali hanno addirittura fondato alcuni paesi (Sternatia, Calimera...), giunti 2600 anni addietro. Nella Carnia, 39mila tra Carnici e Carinziani. Fra Trentino e Veneto 55mila Ladini, i diretti discendenti di Roma fin dal 15 a. E poi, 1000 carinziani nel Friuli, 2230 cimbri sull’altopiano d’Asiago e nel veronese dal XII sec, 10mila corsi alla Maddalena, 15mila ebrei a Roma dal 70 dC, 526mila i friulani tra Udine, Gorizia e Pordenone il cui dialetto incominciò ad attestarsi con la dominazione romana da XVI sec; in alcuni centri siciliani e della Basilicata s’incontra il dialetto gallo-italico mentre in Puglia e in Calabria 340 gli occitani del gruppo gallo-romanzo; ancora, 1900 mocheni (tedesco medioevale) in Trentino, 8500 tabarchini (lingua genovese) in Sardegna, 287mila tirolesi nell’Alto Adige, 2000 walser in Val d’Aosta e Piemonte dal XII sec, infine, manush, turchi, armeni... tendenze artistiche e culturali, comportamenti tradizionali, abitudini sociali, ereditati dai greci, dagli albanesi, dagli arabi, spagnoli, francesi, austriaci, e non è finita.
Oltre a questi popoli stanziatisi storicamente, il fenomeno di un biblico esodo di gente extracomunitaria (fuori della comunità europea), rifugiatasi nella penisola per fame, per rivoluzioni intestine, per guerra, ha incrementato notevolmente la presenza straniera.
Nell'ultimo anno del II Millennio, si contano ancora Albanesi che vanno dagli 11728 in Puglia ai 465 del Molise, Marocchini dai 27033 della Lombardia ai 275 del Molise, Tunisini dai 15306 della Sicilia ai 194 della Basilicata, 1441 Egiziani in Lombardia, 8760 Cinesi della Repubblica Popolare in Toscana, 10757 cittadini della Jugoslavia nel Veneto e 5734 nel Friuli, dove ancora sono insediati 4547 Croati, 1559 Macedoni nelle Marche, tutti in aggiunta ai vari Polacchi, Filippini, Nigeriani, Indiani...
Dati indicativi storici in costante evoluzione e che non tengono conto di tantissimi soggiornanti stranieri, i quali, da una elaborazione Caritas, a tutto il 2001 risulterebbero 1.362.630, in calo rispetto all’anno precedente \1.388.153\ così distribuiti: [I dati del 2004, comunque, farebbero risalire la presenza dei soggiornanti intorno ai due milioni] Nord 761.298 - Centro 422.483 - Sud 143.121 - Isole 61.251 e che vanno dai 158.094 marocchini ai 16.895 iraniani, passando dai 46.494 tunisini, non considerando i clandestini.
Gli sbarcati dagli USA, anche questi extracomunitari, ammonterebbero a 43.650, più di pakistani e nigeriani messi insieme, ma nessuno si pone il problema dell’emigrazione americana che sottrae lavoro agli italiani, visto come un libero scambio con i nostri espatriati oltreoceano.
All’1 gennaio 2009 il dato ufficiale degli stranieri residenti in Italia è di 3.891.295, il 13% in più rispetto al 2008 e 860mila sono i minori alla fine del 2009.
Da una statistica stilata dalla coalizione al governo, la mappa dei clandestini segna 20.455 presenze nel 2007 con un decremento del 7% rispetto all’anno prima, 36.951 nel 2008 con un incremento dell’81%, 9.573 nel 2009 con un calo del 74%. Nel biennio 2008-209 sono stati rimpatriati 42.595 clandestini.
FERRUCCIO GEMMELLARO
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