Omaggio alla donna attraverso i millenni, dalla notte dei tempi. Una statuina nella prima teca all'ingresso dell'Antiquarium è l'affascinante biglietto da visita alla storia di ottomila anni fa in questa parte della Puglia affacciata sull'Ofanto, a Canne della Battaglia.
E' una terracotta di ridotte dimensioni, pochi centimetri appena che rappresentano la Dea Madre, simbolo della fecondità della terra, rinvenuta negli scavi più recenti di Canne: risale ad ottomila anni, al VI secolo avanti Cristo, quando i popoli vivevano su queste alture e si dedicavano, come documentato dai resti del villaggio preistorico, alle attività dell'agricoltura, della pastorizia, dell'allevamento.
Appartenente al corredo di culto primitivo verso la divinità ritenuta sotto ogni latitudine come la principale da venerare in stretto rapporto al ciclo della natura e dell'esistenza stessa scandita dalle stagioni, la statuina è un'essenziale rappresentazione di donna, coi seni appena accennati e quanto basta per indovinare il concetto affidatole nel corso di tutti questi millenni: simboleggiare la generosità della terra come depositaria della vita che si riproduce nel tempo ed in tutta l'umanità.
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