Finora si riteneva Napoli e gli AngioiniRoma
Le origini medioevali della cucina italiana non sono a Napoli bensì tra Palermo e Bari, alla corte di Federico II. L'imperatore fu, infatti, anche un eccellente gastronomo, un appassionato cultore dell'arte della cucina e si deve al suo patrocinio la stesura, tra il 1230 e il 1250, del «Liber de coquina». La studiosa Anna Martellotti, già docente di storia della lingua tedesca all'Università di Bari, ha infatti ricostruito tramite una minuziosa ricerca (riportata nel saggio «I ricettari di Federico II», editore Olschki) la «storia» del «Liber de coquina», primo testo medioevale in latino sulla cucina, scoprendo che contrariamente a quanto ritenuto finora, non fu prodotto a Napoli alla corte degli angioini, bensì tra la Puglia e la Sicilia, alla corte di Federico II.
Lo studio ha realizzato un esame comparativo tra il «Liber de coquina» (conservato in due manoscritti della Biblioteca nazionale di Parigi, mentre una terza versione, presso la Apostolica Vaticana e finora inedita, è stata pubblicata per la prima volta a cura della Martellotti) ed i ricettari «imparentati»: ciò ha permesso di attribuire la paternità del «Liber» all'ambiente di Federico II, con interventi dello stesso imperatore, autore di ricette. Il «ricettario di Federico II» contrappone a prestigiosi piatti di carne e di pesce ricercate preparazioni di verdura e registra la prima affermazione di paste alimentari, ravioli e torte ripiene. La ricerca evidenzia il rapporto ambivalente dell'imperatore svevo con il cibo tra rivalutazione epicurea dei piaceri conviviali e preoccupazioni salutistiche.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno 30/01/2006