Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa nota pervenutaci via Facebook da Pietro: che accade quando ci rubano i ricordi...
Nel pieno delle nostre frenesie, dei nostri impegni e di ciò che definiamo il nostro vivere quotidiano ci capita spesso di trascurare, se non addirittura ignorare, quei dettagli che ci circondano ma noi purtroppo non percepiamo: sono le famose "piccole cose", quelle di cui spesso sentiamo parlare ma che in pochi, oggi più che mai, sanno veramente apprezzare.
Per fortuna sono consapevole di non scrivere queste parole senza cognizione di causa perché, grazie a mio padre, una sensazione del genere sono sempre riuscito a provarla: il racconto di un vecchio aneddoto di famiglia, un proverbio o una semplice metafora capaci di sostituire mille parole dandoti comunque la risposta che cercavi; e le tue radici, da cui sei nato, segnate dalla fatica, quella che provi in pieno Luglio dopo una giornata trascorsa nei campi.
A dire il vero, non ho vissuto tante volte questa sensazione (ho preferito i libri alla campagna) ma mi è sempre piaciuto immaginare la maglietta di mio padre pregna di sudore dopo quella giornata di vendemmia: l'anno è il 1985 e con le uve primizie si inaugura la raccolta; il caldo è torrido e francamente in pochi preferirebbero il lavoro a un fresco bagno in mare.
Lui invece era felice, suo figlio era nato da poco, era il primo figlio e avrebbe portato il nome di suo padre.
La stazione di Canne della Battaglia era a pochi passi e le forbici che per le sei ore precedenti avevano sempre e solo "tagliato l'uva", di lì a poco avrebbero scolpito, avrebbero inciso per sempre quel momento di gioia sulla stessa panca dove lui si era seduto per trovare un pò di refrigerio.
Ero poco più che adolescente quando mi ha portato lì per la prima volta, all'ombra del pino, per mostrarmi quella scritta: era il mio nome - Pietro - con tanto di sottolineatura quasi a rafforzare la mia presenza fra le altre innumerevoli incisioni di cuori e promesse d'amore fatte dinanzi a quel binario.
Ed è lì che sono tornato nei miei momenti tristi e in quelli felici, ho fatto sempre una sosta in quel piccolo casello assaporando il gusto del silenzio, del distacco e della riflessione sulle inutili tensioni del mondo, prima di riprendere una comunissima pedalata fuori porta.
Ci sono tornato oggi, è il 2 Giugno 2011, per condividere questa "piccola cosa" con la mia fidanzata ma non mi è stato possibile farlo: quella lastra di pietra non c'era più, saccheggiata da chissà chi ne aveva talmente bisogno da stuprare un luogo che è Storia, non solo la mia ma quella di tutti noi Barlettani.
Per la prima volta però in quella stazione non sono stato in silenzio: ho provato il gusto del dialogo, quello della nuova e inaspettata conoscenza, del darsi del Tu da subito e senza remore: un input che mi ha "costretto" a scrivere ciò che mai avrei immaginato di poter condividere pubblicamente.
Se può servire, sarò felice di aver contribuito: grazie a Te, Nino, ed al Comitato!
PIETRO
LE NEWS CORRELATE...
29/04/2009.
CANNE DELLA BATTAGLIA - XI SETTIMANA DELLA CULTURA, SOSTITUITE DAL COMUNE LE PANCHINE RUBATE ALLA STAZIONE: UNA STORIA A LIETO FINE... CON L'IMPEGNO DI TUTTI INSIEME!
http://www.comitatoprocanne.com/newsDett.asp?news=4689
18/09/2008.
CANNE DELLA BATTAGLIA - RAID NOTTURNO ALLA STAZIONE, RUBATE TRE "STORICHE" PANCHINE DI PIETRA: SONO STATI I "PREDATORI" IN UN SITO SPESSO ABBANDONATO A SE STESSO.
http://www.comitatoprocanne.com/newsDett.asp?news=4064
GALLERIA FOTOGRAFICA...
Nelle immagini (Foto esclusive di archivio La Gazzetta dell'Archeologia on line) le panchine di pietra, coeve alla ristrutturazione del Casello "Canne Scavi" nell'attuale Stazione di Canne della Battaglia posizionate nell'agosto del 1958, riparate dai volontari del Comitato dopo un primo "attacco" da parte dei predatori a maggio 2008... Erano pietre antiche di cinquant'anni, con tanti ricordi di umanità come ci ha raccontato Pietro.