La presentazione del Piano di assetto idrogeologico è avvenuta nei giorni scorsi e le indicazioni confermano la presenza di zone «off limits»
E una conferma: nel territorio barlettano è a rischio la zona circostante la foce dell'OfantoIl Piano di Bacino, stralcio dell'assetto idrogeologico (P.a.i.), è stato presentato nei giorni scorsi dall'Autorità di Bacino per la Puglia e ha confermato, almeno per quel che riguarda il territorio barlettano, l'esistenza di vaste aree a rischio. Si tratta di un provvedimento che tenta di mettere ordine in un dissesto del territorio che ha raggiunto livelli elevatissimi. Un provvedimento con il quale le amministrazioni pubbliche dovranno abituarsi a fare i conti. Le perimetrazioni sono state recentemente riviste su alcuni punti (in base a osservazioni presentate dal Comune e da alcuni privati) che, tutto sommato, sono marginali ma tutta l'area circostante la foce del fiume Ofanto (con la fascia costiera per un cuneo che arriva a ridosso del centro abitato) resta classificata come ad «alta pericolosità di inondazione» così come l'adiacente parte terminale del vallone «Tittadegna».
Insomma un'eventuale sviluppo urbanistico con finalità turistiche (ad esempio l'attuazione del cosiddetto «Piano Ambasz» dall'architetto argentino che lo elaborò) dovrebbe tener conto che le eventuali realizzazioni potrebbero un giorno o l'altro finire «a mollo». In una regione, la Puglia, dove ormai si registrano almeno due alluvioni disastrose all'anno con tanto di morti e ingenti danni al patrimonio sia edilizio che agricolo, si tratta di indicazioni dalle quali non si può prescindere o almeno dalle quali gli amministratori comunali attuali e futuri non dovrebbero poter prescindere. Per il territorio barlettano, però, non è tutto. Altre zone sono state evidenziate nei pressi del canale «Ciappetta-Camaggio», con articolazioni sempre ad «alta probabilità di inondazione» «nel centro abitato via Andria e una parte limitata del rione Medaglie d'oro) mentre un'altra area «a pericolosità di frana elevata») rientra nelle zone industriali di via Trani e di via Callano con punte fino a ridosso della litoranea (in un'area marginale della Cartiera, fabbrica dismessa in attesa di un futuro urbanistico).
A rischio «inondazione» sono inoltre anche alcune zone di aperta campagna adiacenti la statale «93 Appulo-Lucana» (una nei pressi dello svincolo per il borgo rurale di Montaltino) lì dove la strada è costeggiata dal vallone «Tittadegna». La storia recente del territorio barlettano, comunque, registra episodi significativi che confermano la presenza di zone a rischio idrogeologico. Quindici anni fa una piena del vallone «Tittadegna» rischiò di spazzare via l'allora massicciata della costruenda statale «16 bis». Un altro episodio si è registrato sei anni fa quando un'alluvione interessò il canale «Ciappetta-Camaggio» e, complice un «tappo» di rifiuti ingombranti che si formò sotto il ponte della statale «170 dir» per Andria, defluì verso la città allagando la caserma «Stella», alcune aziende (che si trovano a ridosso del canalone) e parte del rione «Medaglie d'oro». Sempre il vallone «Tittadegna» che trae origine dalle ultime propaggini della Murgia Nord Occidentale creò non pochi problemi nella zona circostante il borgo rurale di Montaltino. Nella circostanza oltre ai danni alle campagne e alla rete stradale rurale l'ondata di piena rischiò di travolgere alcuni agricoltori e una pattuglia della Polizia municipale. Vi è poi il «capitolo Ofanto», fiume le cui recenti piene sono state a malapena contenute dagli argini artificiali in terra battuta e gabbionate di pietrisco.
Purtroppo vi è da aggiungere che tali opere (grazie ad un imperante abusivismo) sono ormai ridotte ad un colabrodo e che non è da escludere (la conferma arriva proprio dall'Autorità di Bacino) che una piena di portata eccezionale possa infliggere danni gravissime a tutte quelle attività colpevolmente realizzate (con tanto di autorizzazioni o meno) nei pressi del fiume.
Pino Curci
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 03/02/2006Tra le reazioni registrate quella di Anna Chiumeo (comitato tecnico dell'Autorità di Bacino) e del geologo Ruggiero DellisantiAdesso il parco dell'Ofanto può diventare realtàTutela e salvaguardia del territorio non escludono però la possibilità di attuare interventi ecosostenibiliTra i componenti del Comitato tecnico dell'Autorità di Bacino, vi è anche la barlettana Anna Chiumeo. Abbiamo chiesto alcuni chiarimenti per quel che riguarda le conseguenze che il Pai-Piano di assetto idrogeologico avrà sulla gestione del martoriato territorio pugliese e di quello barlettano in particolare. Innanzi tutto cosa comporterà per quel che riguarda la gestione del territorio: «Il Piano di assetto idrogeologico è vincolante per tutti gli interventi che in futuro si andranno a realizzare nelle zone delimitate. Si tratta, quindi, di un decisivo passo in avanti verso il riequilibrio dell'ambiente e il rispetto del territorio». Insomma un vero e proprio vincolo che dovrebbe mettere ordine in un settore, quello della gestione del territorio, che in passato è stato caratterizzato dal più totale caos. «Il Piano di assetto idrogeologico - prosegue Anna Chiumeo - non si deve considerare come uno strumento fisso, come un processo di mummificazione del territorio ma può essere soggetto ad osservazioni e modifiche. È chiaro, però, che tali modifiche devono essere in positivo. Vi è è un'ampia disponibilità dell'Autorità di Bacino a collaborare con i Comuni e i privati ed, eventualmente, ad apportare modifiche ma non si può più continuare a considerare l'ambiente, la natura e, in particolare, il territorio come bene di nessuno. Gli interventi futuri devono essere improntati ad una nuova filosofia: il rispetto del territorio, dei suoi equilibri e, di conseguenza, dell'uomo che lo abita». A dimostrazione della «perfettibilità» del Piano vi sono state proprio alcune osservazioni riguardanti Barletta. Queste sono state presentate dal Comune e da alcuni privati e sono state in parte accettate (comportando una modifica delle perimetrazioni) e in parte rigettate.
Soddisfazione è espressa anche dal geologo Ruggiero Dellisanti che da tempo sollecita interventi di tutela del territorio ofantino: «Con la tutela idrogeologica dell'area adiacente il fiume Ofanto si aprono nuovi spiragli per far diventare realtà il parco della foce. Il Piano di assetto idrogeologico ha definito tale area ad elevato rischio di inondazione. Una definizio che non esclude la possibilità di attivare iniziative ecosostenibili come appunto quella di un parco. Insomma non è escluso che si possano concepire attività ma queste dovranno essere promosse nella più assoluta sicurezza». «Non solo - prosegue Dellisanti - ma ci troviamo di fronte ad un ulteriore passo in avanti verso un'altra proposta di tutela e salvaguardia del territorio: quella inerente il parco nazionale del fiume Ofanto».
p. cur.
IL PIANO E L'AUTORITÀ DI BACINOIstituita per salvaguardare i bacini idrografici dal dissesto idrogeologico. Inizialmente concepita per i fiumi di maggiore interesse, come quelli con un bacino idrografico di carattere nazionale, interregionale, regionale, è stata poi concepita per amministrare l'intero territorio pugliese con la legge regionale 19 del 9/12/2002. Presidente è Onofrio Introna mentre segretario generale Antonio Castorani.
IL BACINO IDROGRAFICO
È il territorio all'interno del quale le acque pluviali o di fusione delle nevi defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d'acqua e, attraverso la foce, finiscono in mare.
IL PIANO DI BACINO
Documento di carattere conoscitivo, normativo e tecnico-operativo attraverso il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, difesa e valorizzazione del suolo e alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio.
UN PIANO «DINAMICO»
La legge istituiva, la 183/1989 prevede che il Piano di Bacino debba essere «non un semplice studio corredato da proposte di intervento ma un aggiornamento continuo delle problematiche e delle relative soluzioni».
IL FIUME OFANTO
È il corso d'acqua più importante d'Italia che, a sud del Po e del Reno, si versa nel mare Adriatico. Lungo 165 chilometri ha un bacino idrografico vasto circa 2700 chilometri quadrati. La sorgente è nei pressi di Nusco (Av), in Irpinia, a 715 metri sul livello del mare, mentre la foce è situata tra Barletta e Margherita di Savoia.
03/02/2006