MENO 17 GIORNI AL 2 AGOSTO...
Siamo quasi a metà nel "conto alla rovescia" della nostra speciale macchina del tempo per martedì 2 agosto, 2227° anniversario della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, quando Annibale ed il suo esercito affrontarono nella piana dell'Ofanto e sconfissero le otto legioni comandate dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone, che Roma gli aveva mandato contro per sbarrargli il passo dopo le vittorie, altrettanto micidiali, al Ticino, alla Trebbia ed al Trasimeno.
Ci accompagna in questo viaggio dal passato il racconto di Paolo Rumiz, autore del bellissimo libro "Annibale, un viaggio" (Feltrinelli editore) pubblicato a consuntivo di una serie di fortunati réportages pubblicati da Repubblica nel 2007, e che ringraziamo per questa opportunità di maggiore divulgazione culturale in rete, attraverso il Mediterraneo come ai tempi delle Guerre Puniche.
Il Comitato, nel corso di un'affollata bellissima serata culturale patrocinata dal Comune di Barletta, ha ospitato il noto giornalista ed inviato, nonché scrittore, a Palazzo Della Marra il 29 settembre del 2008.
Questa é la quattordicesima puntata...
IL VIAGGIO/14.
Dell'eterna questione del cambio di strategia. E di quando Maharbal lo esorta a saper approfittare della vittoria. La forza, la prudenza e l'acume del grande condottiero
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ
NOTTE di levantazzo duro in un albergo di Canosa di Puglia, cittadina abitata dall'ombra terribile di Asdrubale (qui la sua testa venne recapitata al fratello dopo la battaglia del Metauro) e da quella triste del longobardo Boemondo, sepolto in cattedrale.
Faccio un brutto sogno: uno spettro gommoso, che vola come un giornale spiegazzato nel vento, si rintana nelle fessure, s' impenna, sparisce di nuovo, poi si riforma come inchiostro di seppia negli avvallamenti.
Al mattino, quando vado a chiamare Brizzi per la colazione, lo trovo già pronto come un vigile del fuoco di turno. L'uomo che volle essere Annibale vive in stato d'allerta perenne: sbirciando nella sua stanza, noto che il lenzuolo è perfettamente liscio, come se vi si fosse coricato un uomo senza peso.
Tre giorni prima, già la locandiera sul Trasimeno mi aveva avvertito ridendo: "Diavolo, nel tuo letto pare ci abbiano dormito in cinque. In quello del tuo amico nessuno". Normale, penso, per uno vissuto duemila anni fa.
Sono un po' suonato: il sole è già alto sugli ulivi e la sera abbiamo tirato tardi a masticar pensieri sulla battaglia delle battaglie. Abbiamo evocato l'ombra di Pirro e dei suoi elefanti, parlato dei favolosi Daunii, divagato su Federico secondo. Ma su tutti noi gravava un'unica, grande domanda.
Come mai Annibale non approfittò della vittoria per calarsi direttamente su Roma? Cosa fermò l'uomo della Blitzkrieg? Una certezza o un nero presentimento?
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http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-14/annibale-14.html
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