- 7 AL 2 AGOSTO...
Meno 7 giorni. Ormai manca una manciata di giorni nel "conto alla rovescia" della nostra speciale macchina del tempo per martedì 2 agosto, 2227° anniversario della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, quando Annibale ed il suo esercito affrontarono nella piana dell'Ofanto e sconfissero le otto legioni comandate dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone, che Roma gli aveva mandato contro per sbarrargli il passo dopo le vittorie, altrettanto micidiali, al Ticino, alla Trebbia ed al Trasimeno.
Ci accompagna in questo cammino dal passato il racconto di Paolo Rumiz, autore del bellissimo libro "Annibale, un viaggio" (Feltrinelli editore) pubblicato a consuntivo di una serie di fortunati reportages pubblicati da Repubblica nel 2007, e che ringraziamo per questa opportunita' di maggiore divulgazione culturale in rete, attraverso il Mediterraneo come ai tempi delle Guerre Puniche.
Il Comitato, nel corso di un'affollata bellissima serata culturale patrocinata dal Comune di Barletta, ha ospitato il noto giornalista ed inviato, nonche' scrittore, a Palazzo Della Marra il 29 settembre del 2008.
Questa e' la ventiquattresima puntata...
IL VIAGGIO/24.
Dalle mappe è sparito, il suo nome è stato rubato. Poi, nelle prime luci del mattino, eccolo svettare il grande monte di Noé Terminator sull'Ararat la città in capo al mondo
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ
Il monte Ararat. Il gate "H 46" dell'aeroporto di Monaco è già Armenia profonda. Gli uomini dalle folte sopracciglia aspettano il volo della notte per Erevan con facce da guerrieri, fermi sulle loro Termopili, reduci da infiniti diluvi, abbarbicati alle loro montagne alle porte dell'Asia. Facce ossute, alla Aznavour, segnate da mille invasioni: Cimmerii, Sciti, Parti, Persiani, Tartari, Russi, Turchi.
Parto con loro, perché anche Annibale andò su quelle montagne, e fu - nessuno se l'aspetta - l'unico ad andarci senz'armi. Un blitz il suo, una meteora. La resurrezione di un uomo che un giorno smise di fare la guerra e volle fondare una città: Artaxata, sotto le nevi dell'Ararat dove sbarcò Noè. L'aereo decolla nella pioggia sopra piccole luci azzurre, poi emerge come l'Arca su un mare di nubi illuminate dalla Luna. M'accorgo che tutto l'equipaggio è femminile; anche il pilota è una donna, una dea del terzo millennio che mi guida verso un chiarore in fondo ai secoli, in capo al mondo verso un'Atlantide perduta.
Dove sto andando? Non esistono guide dell'Armenia nemmeno nelle fornitissime librerie di Monaco. Solo poche pagine, in volumetti sul Caucaso in generale. Sulle mappe l'Ararat è sparito: il monte-simbolo del Paese sta in territorio turco, a un passo dal confine, e i padroni gli hanno cambiato il nome, ribattezzandolo Buyukagri Dagi. Li sento parlottare, gli armeni, con quella loro lingua crepitante di "R" e di "T", mentre sotto di noi passano lenti i Balcani, il Bosforo, l'Anatolia.
Ma quanta strada ha fatto Annibale? Ogni tanto, un'isola di luce come un segno zodiacale: uno scorpione, una lira, un granchio. Non so a che tempo appartengano, se siano cielo terra o mare, costellazione montagna o arcipelago, oppure un alfabeto assiro ingigantito, un lineare-B per tavolette d'argilla proiettato su dimensioni stellari. Poi l'ombra dell'Ararat chiarisce tutto, testone di drago color rosa-cenere nella prima luce del mattino.
http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-24/annibale-24.html
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