30/09/2011. BARLETTA - SABATO 1° OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL VOLUME DI DUILIO MAGLIO "ERACLIO, IMPERATORE D'ORIENTE E CAMPIONE DELLA FEDE".
Barletta e il mistero del Colosso ipotesi a confronto. Il Gigante in un affresco di Piero della Francesca
Sarà presentato sabato 1 ottobre, alle 18,30, nella sala rossa del castello, a Barletta, il libro «Eraclio - Imperatore d'Oriente e campione della Fede. Argomentazioni sulla colossale statua di Barletta», di Duilio Maglio (ed. Rotas). Interverranno, oltre all'autore, Santa Scommegna, dirigente Cultura del Comune di Barletta; Michele Cristallo, giornalista scrittore; il sindaco di Barletta, Nicola Maffei. Pubblichiamo parte della prefazione di Michele Cristallo.
di MICHELE CRISTALLO
Quale personaggio raffigura la statua? E la prima imbarazzante domanda che il visitatore pone a chi lo accompagna appena si imbatte nel colossale bronzo che, con le grandi arcate ogivali della fiancata sinistra della basilica del Santo Sepolcro offre una delle cartoline più suggestive di Barletta.
I più dotati culturalmente divagano tra le varie ipotesi formulate nel corso dei secoli, elencando una serie di imperatori cui attribuire la statua. I più sbrigativi fanno riferimento a un generico imperatore romano; chi brancola nel buio se la cava con la famosa leggenda popolare del gigante che salvò Barletta dall'invasione del nemico.
Sul fronte storico-artistico-letterario in effetti il Colosso di Barletta è sempre stato terreno di confronto tra studiosi di ogni disciplina: dallo storico al filologo, all'archeologo, allo storico d'arte e così via, con il risultato di una letteratura ricca e variegata che però non ha risolto in maniera definitiva il problema dell'identità della statua e il come e perché della sua presenza a Barletta.
Persino il giudizio estetico sul Colosso ha visto, qualche secolo fa, storici e critici d'arte schierati su fronti contrapposti. L'abate Giovanni Battista Pacichelli (Roma, 1641), illustre diplomatico, grande viaggiatore e raffinato scrittore, nell'opera che gli fruttò la maggiore fama ("II Regno di Napoli in prospettiva", scritta nel 1692 e pubblicata postuma nel 1695), scrivendo di Barletta (l'aveva visitata nel dicembre 1680) non manca di annotare che «nel suo Foro si vede un Colosso di metallo di palmi venti di altezza, cui portando vacua la destra han dato a regger la Santa Croce, recato nel 1204 da Costantinopoli da Signori Venetiani che raffigura il Trionfante Heraclio Imperatore, che qui fè naufragio». Più partecipata, la descrizione che ne fanno i curatori delle 16 tavole "pugliesi" edite a Napoli nel 1828 dagli editori Cuciniello e Bianchi: «fra le antichità della Terra di Bari non v'è monumento alcuno che meriti l'attenzione della bella statua colossale di bronzo, che vedesi nella piazza di Barletta, di discussa origine e di attribuzione incerta».
Di tono del tutto opposto la descrizione che ne fanno i francesi della spedizione organizzata dall'abate Richard de Saint Non nel Regno di Napoli e che produsse la colossale opera "Viaggio pittoresco o descrizione del Regno di Napoli e di Sicilia" pubblicata in quattro tomi e cinque volumi tra il 1781 e il 1786. Ebbene, secondo i "cronisti" francesi, la statua di Eraclio «per quanto brutta, ha ancora qualcosa dello stile greco del periodo del basso Impero»; annotano che «la statua fu trovata mutila delle gambe; quelle che le sono state aggiunte sono orribili» e non risparmiano, tra le altre osservazioni, qualche suggerimento: «Se questa statua, alta ben venti piedi, fosse collocata più in alto e adeguatamente, avrebbe un aspetto molto nobile. Ma così poggiata a terra e senza piedistallo fa un pessimo effetto». Ci limitiamo a queste rapide citazioni per sottolineare l'interesse riservato al Colosso di Barletta dagli studiosi di ogni epoca, dal Medioevo ai giorni nostri, alimentando una serie di ipotesi, congetture, anche leggende, che ne hanno fatto un personaggio misterioso e perciò affascinante. Stranamente, però, la storiografia locale ha riservato una modesta attenzione (nel senso di approfondimenti specifici) alla statua-immagine di Barletta. Se escludiamo Michele Cassandro e quanti ne hanno divulgato la leggenda (Nicola Ugo Gallo, Michela Salerno), gli altri (da Sabino Loffredo a Francesco Saverio Vista, a Renato Russo) se ne sono occupati in contesti storici più generali.
Pertanto ha una valenza tutta particolare questa opera di Duilio Maglio il quale, come egli stesso scrive, ha "acceso una candela" nella memoria storica e ha dato corpo a una ricerca meticolosa, indubbiamente faticosa e impegnativa ma fortemente gratificante come lo sono tutte le ricerche che approdano a risultati importanti. Quando parliamo di memoria storica in riferimento a Barletta, il ricordo vivente del passato si fa imponente e si carica di incontenibile suggestione. E la memoria storica ha bisogno di sempre nuove energie, di ravvivarsi e alimentarsi di nuovo spirito costruttivo. Ecco, il primo merito che va riconosciuto all'autore è l'aver ravvivato la memoria storica con un'opera che colma quel grande vuoto registrato nella storiografia su Barletta in riferimento specifico alla colossale statua bronzea.
E poiché, come ci ricorda Benedetto Croce, non c'è storiografia senza cronaca, il nostro conduce la sua ricerca consultando le fonti, filtra le varie ipotesi via via formulate, e attinge alla cronaca più o meno recente nello sforzo di giungere alla verità. E poiché la verità assoluta non esiste, egli le si avvicina il più possibile utilizzando saggiamente le testimonianze di cui dispone, coniugando abilmente il senso innato dell'analisi con l'acume dell'intuizione e il dono della sintesi. (...)
Questo nuovo tassello incastonato nel grande mosaico del patrimonio storico documentario di Barletta rappresenta un contributo prezioso per mettere a fuoco nuovi elementi per la migliore conoscenza della millenaria, prestigiosa vicenda della nostra città.
(da "La Gazzetta del Mezzogiorno", 29 settembre 2011)
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