L'operazione del Nucleo tutela patrimonio ha riguardato anche Foggia, Barletta e Bari.
Nella rete dei carabinieri sono finiti anche due canosiniBARI - Centinaia di reperti archeologici, provenienti da scavi clandestini nelle province di Foggia, Bari e Barletta-Andria-Trani sono stati recuperati dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, da ottobre ad oggi nel corso di una attività contro tombaroli e trafficanti. A Canosa nella rete dei controlli eseguiti dai carabinieri in zone di interesse archeologico sono caduti due tombaroli che aveva raccolto in tutto 162 oggetti, quasi tutte monete e medagliette. Uno di loro nascondeva una pistola calibro 7,65. Entrambi avevano arnesi per lo scavo. Sono stati denunciati per ricerca abusiva e possesso illecito di beni archeologici.
Due collezionisti di Barletta, nelle cui abitazioni i militari hanno trovato 130 pezzi tra anfore, statuette, coppe, piccole sculture, monete e quatto pistole antiche risalenti alle fine del Settecento, sono stati denunciati per ricettazione.
Il saccheggio delle aree di interesse storico, per il 90% ancora inesplorate, continua inarrestabile. I tombaroli, sempre più agguerriti, anticipano sul tempo gli studiosi e fanno razzia delle vestigia di un passato che diventa merce di contrattazione per il mercato nero. La Puglia e soprattutto le provincie di Bari e di Foggia sono tra le zone più esposte all'assalto di questi predoni della storia per l'abbondanza di segni di civiltà del passato.
Da questo mercimonio, disonesto e illecito, che ora viaggia anche via internet, attingono esperti collezionisti d'arte e neofiti al di sopra di ogni sospetto, con il pallino del pezzo antico da esibire in salotto, per impressionare gli ospiti. Gli investigatori del Nucleo tutela patrimonio culturale di Bari hanno sequestrato in tutto 228 reperti risalenti ad un'epoca compresa tra il VII secolo avanti Cristo e la tarda età romana, più le citate quattro pistole antiche oltre che nei comuni di Barletta e Canosa, anche a Casamassima, Molfetta, Cerignola, San Giovanni Rotondo e Arpi. Il bilancio complessivo parla anche di altri 15 tombaroli denunciati e 3 appassionati collezionisti e neofiti al loro primo acquisto clandestino.
«Queste operazioni - ha spiegato il colonnello Giovanni Pastore, vicecomandante nazionale del Nucleo tutela - testimoniano la persistente attenzione che molti ambienti, anche privati, rivolgono al possesso e all'acquisto di reperti archeologici, alimentando l'impegno dei tombaroli. La Puglia - ha proseguito - è uno dei mercati più fiorenti. Ai normali canali di vendita si sono aggiunti quelli via internet».
Luca Natile
Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 17/02/2006