20/12/2011. BARLETTA - L'ARCHIVIO DI STATO PRESTO NELLA NUOVA SEDE DI VIA MANFREDI.
Sono passati quasi 40 anni da quando con d.m. del 27/12/1973 a Barletta fu istituita la 40a ed ultima Sezione di Archivio di Stato in base alle valutazioni sull’esistenza nella città di archivi rilevanti per qualità e quantità.
Con l’istituzione del 2004 della Provincia Barletta-Andria-Trani è sorta la necessità, tra gli altri uffici statali, di istituire una sede di Archivio di Stato (si badi bene si parla di trasformazione da Sezione ad Archivio di Stato e quindi si esclude nella maniera più decisa la soppressione di una delle due Sezioni presenti nella Provincia n.d.r.) ed acquisito il parere n. 716 della Prima Sezione del consiglio di Stato il quale in data 18 marzo 2010, si è chiarito che “… la regola per cui gli uffi ci periferici statali di livello provinciale debbono avere sede nel Capoluogo vale a dire nella stessa Città in cui ha sede la Prefettura.
Dunque la regola non è derogabile se non mediante un’apposita fonte legislativa”.
L’assegnazione dell’Archivio di Stato alla città di Barletta non sarebbe un “dono” piovuto dal cielo come la manna di biblica memoria, bensì, oltre al rispetto della legislazione vigente, il riconoscimento per un duro e proficuo lavoro svolto dagli operatori della Sezione di Barletta in quasi 40 anni di qualificatissimo lavoro. Si badi bene che non si sta assolutamente parlando di soppressione.
Le motivazioni che spinsero il prof. Dibenedetto ad impegnarsi anima e corpo in quella difficile battaglia, non furono dettate da mero spirito campanilistico bensì dalla consapevolezza che, in una città ricca di tradizioni storiche e culturali qual è Barletta, si avvertiva il bisogno della presenza di un istituto che fosse un bene culturale fruibile dal ricercatore specializzato, come dallo studente e soprattutto fungesse da volano per l’attività culturale dell’intera popolazione della Provincia di Barletta-Andria-Trani ma anche di città della Provincia di Bari come Molfetta, Corato, Altamura ed Acquaviva, per non parlare di comunità della vicina Basilicata come Melfi , Genzano, Palazzo San Gervasio e Lavello.
A questo proposito è utile dare notizie sul valore culturale e storico della documentazione conservata che fu riportata alla luce, come un vero e proprio tesoro, da una squadra di qualificati addetti ai lavori i quali, con molta professionalità e abnegazione, ridettero forma, ordine e soprattutto dignità storica a quelle importantissime testimonianze del tempo passato.
Tra i diversi fondi sistemati nei depositi della Sezione quello più cospicuo e soprattutto interessante è senza ombra di dubbio l’archivio storico del comune di Barletta. i documenti, circa 20.000 cartelle, relativi a questo fondo, hanno una datazione che va dagli inizi del XVI secolo sino all’immediato secondo dopoguerra e rappresentano l’indispensabile “guida” se si vuole effettuare una fedele ricostruzione della vita economica, amministrativa e religiosa della città di Barletta nell’arco di quasi 500 anni.
Si è operato in maniera incessante per dare la possibilità, a chiunque lo volesse, di conoscere e conseguentemente, accostarsi alle vicende che hanno caratterizzato la Storia della città e dell’intero territorio ora Provincia.
Per far questo si è pensato di intraprendere vere e proprie “operazioni di divulgazione” che hanno coperto un arco di tempo di 30 anni dal 1983 sino ad oggi.
La prima di queste iniziative e forse la più importante visto il grande interesse riscosso tra le varie tipologie di utenti, è stata senza ombra di dubbio la mostra documentaria allestita nel ridotto del Teatro Curci nell’autunno del 1983 con introduzione del sindaco dott. Russo, “Barletta tra il grano e la sabbia: i progetti per il porto”, che ha avuto come obiettivo primario quello di sottolineare la quasi totale identificazione di un intero territorio, che andava dalla Basilicata fino al sud Foggiano e al nord barese, con il suo porto.
Questo, come detto, è stata sicuramente l’iniziativa che ha riscosso maggior successo ma non si possono mettere in secondo piano le fruttuose collaborazioni con il club Unesco e l’Università della Terza età di Barletta che hanno prodotto le riuscite e visitatissime mostre documentarie quali “Il tempo e l’ora”, “Viaggi nella memoria” e “I luoghi dell’incontro” oppure la cooperazione con l’istituto Tecnico per Geometri “Nervi” di Barletta che ha portato alla pubblicazione della ancora oggi molto richiesta ma ormai introvabile monografia “Le masserie del territorio di Canne” che ha inteso offrire una chiave di lettura del territorio ofantino visto alla luce del binomio città - campagna.
La “internazionalizzazione” delle attività della Sezione di Archivio di Stato di Barletta si è avuta, senza ombra di dubbio, con il VII convegno di studi Italia Judaica “Ebrei e giustizia in Italia dal Medioevo all’Età Moderna” che ha visto la partecipazione di relatori provenienti dalle maggiori Università mondiali.
Non ultima tra le iniziative di divulgazione e valorizzazione, la costante collaborazione con istituti scolatici, per attività didattica, visite guidate e mostre, ogni anno sempre maggiore.
A dare maggiore visibilità e concretezza a tutte le attività che vedranno impegnata in futuro la Sezione di Archivio di Barletta, è arrivata, come una ciliegina sulla torta, la nuova sede, l’ex caserma Stennio.
La svolta risolutiva per questa importantissima questione o, se vogliamo il “Coup de théâtre”, si è avuta il 13 febbraio del 2009 allorquando il direttore Generale degli Archivi, dott. Luciano Scala, ha voluto fortemente visitare l’ex convento.
Dopo aver effettuato il sopralluogo il massimo dirigente degli Archivi, letteralmente rapito dalla bellezza architettonica dell’immobile, ha definito lo stesso perfetto per un contenitore culturale.
Praticamente un colpo di bacchetta magica che ha trasformato uno stabile diroccato in un contenitore culturale di alta efficienza.
La storia dell’immobile può essere definita, eufemisticamente, travagliata perché l’ex edificio religioso nel corso degli anni, o sarebbe meglio dire dei secoli, ha mutato più volte quella che oggi, tecnicamente, verrebbe definita la sua destinazione d’uso.
Ultima in ordine di tempo quella di sistemazione “temporanea” di alcuni senza tetto.
LA STORIA...
Lo stabile ubicato fra via Manfredi e via Mura del Carmine, è parte superstite di un più ampio complesso monumentale la cui antica denominazione era chiesa di “S. Lazzaro de’ Leprosi”.
Le prime notizie riguardanti la chiesa, con l’annesso monastero e Ospedale, risalgono al 1185: infatti in una pergamena di quell’anno, relativa ad un atto di permuta, viene citata la chiesa di “Sancti Lazari de Leprosis”.
Presumibilmente tutto il complesso monastico sorse prima del 1180 per opera dei cavalieri di San Lazzaro i quali, impegnati nella difesa della Terra Santa e nella protezione dei pellegrini, si dedicarono anche all’assistenza dei lebbrosi.
Dopo un lungo periodo pieno di avvenimenti tristi e nello stesso tempo significativi per una città, sull’ex edificio religioso scese un assordante silenzio fino a quando, agli inizi degli anni ’60, il Sindaco di Barletta decise che quell’immobile ostruiva la veduta del mare e di conseguenza andava abbattuto.
Per fortuna l’opera di “pulizia” fu fermata ma, purtroppo, metà del convento dei celestini era stato abbattuto. I riflettori tornarono, dopo quasi 30 anni, ad essere puntati sull’ex caserma Stennio, allorquando il 1985 si individuò in quello stabile la sede più prestigiosa per la locale sezione di Archivio di Stato.
Tutto quanto riportato si può considerare solo la “storia” che, in 40 anni, ha fatto sì che la Sezione di Archivio di Stato di Barletta crescesse in maniera esponenziale e da semplice e sconosciuto uffi cio statale, arrivasse ad essere un punto di riferimento dell’intero panorama culturale del Nord barese, Sud Foggiano e parte confinante della Basilicata candidandosi, con tutte le “carte” in regola, a sede del prestigioso ed importante Archivio di Stato della Provincia di Barletta-Andria-Trani.
MICHELE GRIMALDI
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