27/01/2012. BARLETTA - QUALI POLITICHE PER LA CULTURA E I BENI CULTURALI OLTRE LA STAGIONE DELLE MOSTRE TEMPORANEE? INTERVENTO DI CINZIA DICORATO, RESPONSABILE PROVINCIALE DEL PD PER LA CULTURA E MEMBRO REGIONALE DELLA COMMISSIONE CULTURALE.
Riceviaamo e volentieri pubblichiamo in forma integrale l'intervento sugli Organi di informazione a firma di Cinzia Dicorato, operatrice culturale, Responsabile provinciale del PD per la cultura e i beni culturali, componente della commissione culturale regionale del PD
Quali politiche per la cultura e i beni culturali a Barletta?
Stiamo assistendo in questi ultimi mesi a un’interessante e appassionante discussione sulla cultura e sui beni culturali, avviata da parte dei nostri amministratori politici che riguarda direttamente la nostra città e il nostro territorio.
Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza che la cultura e i beni culturali costituiscono un volano sia sul piano dell’emancipazione collettiva e sia sul piano della crescita economica.
Così come negli ultimi anni il numero dei fruitori potenziali è cresciuto con una velocità maggiore rispetto ai fruitori reali.
I siti museali ,però, presenti nella nostra città e nella provincia non sono riusciti a fare un salto funzionale nel senso culturale e moderno, non sono ancora un sistema museale capace di produrre un offerta culturale veramente competitiva ed essere elemento trainante per l’economia turistica.
L’unica attività culturale prodotta è quella a Barletta delle mostre temporanee. E’ vero, hanno determinato un aumento dell’utenza rispetto all’affluenza media che il museo aveva in passato, ma queste presentano tutti i limiti della temporaneità: servizi che funzionano a intermittenza e la mancanza di una programmazione di lungo termine che permetterebbe una promozione giocata d’anticipo.
E’ necessario che accanto alla temporaneità si costituisse un’organizzazione capace di produrre possibilità occupazionali in loco in grado di assorbire competenze e maestranze che pure sono presenti sul territorio.
Nonostante ciò il sindaco Maffei ha fatto bene a investire sulla cultura e sulla nostra struttura museale con le mostre temporanee, perché ha messo in campo l’idea della produzione culturale che è possibile attivare.
Ma oggi non basta più, oggi va fatto un salto in avanti. Intanto va dato un segnale di discontinuità su quest’attività, discontinuità nella continuità. La continuità deve essere rappresentata dalla periodicità che va mantenuta e la discontinuità da un cambio di gestione e di qualità.
La programmazione deve essere per lo meno triennale e le curatele dovrebbero avvicendarsi a secondo delle competenze. Se si allestisce una mostra monografica, tematica o scientifica che queste siano curate da curatori che si occupano di queste nella loro specificità.
Il problema, però, va risolto soprattutto a livello regionale.
La modifica del titolo V della Costituzione ha trasferito alle regioni e agli enti locali una serie di responsabilità, anche se nella materia della legislazione concorrente, quali la gestione, la promozione, la valorizzazione ecc. del proprio patrimonio culturale. Invece sul piano della tutela il codice B.B.C.C. prevede la collaborazione a tre stato, regione ed ente locale.
Tutto ciò, però, comporta consequenzialmente di attrezzarsi sul piano giuridico con una legge regionale adeguata che disciplini il settore.
Purtroppo la nostra Regione in questi anni ha dormito sonni tranquilli da quando il titolo V è stato modificato e il sonno della Regione ha generato solo mostre.
Che significa questo? Significa che senza una legge quadro, una legge che indichi - chi fa cosa e come – molto difficilmente il settore potrebbe crescere ed evolversi.
Accanto alla positività di alcune leggi già approvate dal consiglio regionale come quella sugli ecomusei e su Canne della Battaglia (che rimangono limitate alle loro particolarità e al loro territorio) . non c’è stato l’impulso regionale di costituire una rete museale mediante una legge quadro, che consentirebbe anche di modellare una politica turistica sui beni culturali.
A questo proposito la commissione culturale regionale del PD ha costituito un tavolo tecnico sulla cultura che ha il compito di promuovere gli Stati generali della cultura tematici.
Questi saranno organizzati in maniera decentrata, dislocati su tutto il territorio regionale e costituiranno un momento di confronto, di elaborazione di programmi e proposte di legge.
Il 9 e 10 febbraio si terranno a Bari gli Stati Generali della Lettura che coinvolgerà tutto il mondo del libro: dalla scuola, passando per le biblioteche, in particolare quelle periferiche, fino alle librerie per giungere al lettore evidenziando l’importanza dell’educazione alla lettura.
Subito dopo sono in programma gli Stati Generali della cultura sul tema dei beni culturali e Barletta è la città candidata a ospitarli.
Durante quest’evento il partito democratico presenterà una proposta di legge che va nel senso del testo unico, quindi una legge strutturale che rappresenta uno strumento importante che permetta di togliere quel tappo che oggi ancora impedisce ai beni culturali di diventare veramente impresa comune.
Gli Stati Generali della Cultura vogliono essere anche un momento di confronto tra le forze politiche e le associazioni e gli operatori del settore.
Riguardo alla discussione sulla fondazione e la sua costituzione sono del parere che al momento sarebbe, può opportuno porsi il problema di quali politiche d’intervento si vogliono adottare.
Parlare di fondazione, com’è stato giustamente sollevato da qualcuno, è pressoché inutile se manca la cultura della partecipazione da parte dei soggetti privati in progetti culturali e finanziari.
Se non si avvia un percorso progettuale e di programma che mostri la fattibilità di un reale ritorno sul piano dell’immagine, è impossibile pensare di attivare forme integrative di finanziamento che vede il coinvolgimento dei privati.
Se manca questo, il rischio è che la presunta fondazione sia unicamente il trasferimento del patrimonio dei beni culturali e delle finanze del Comune a un consiglio di amministrazione lottizzato dalla politica, senza una presenza fattiva e sostanziale della società civile.
Inoltre l’attività culturale non deve essere intesa solo come messa a reddito ma anche come sostegno alla fruizione rivolta soprattutto alla sua comunità, perché è importante il radicamento nel proprio territorio.
In primo luogo occorre organizzare un’architettura istituzionale, fino ad oggi assente, che permetta di passare dal museo-ufficio alla fondazione, perché senza il passaggio dell’istituzione museale, equivale a costruire un palazzo senza le fondamenta.
Va detto che ciò che vale per il museo vale anche per il teatro.
Bisogna avviare prima di tutto i processi d’istituzionalizzazione del Museo e del Teatro, attrezzarli con un organico professionalmente adeguato (come dice bene Luigi Damato della Buona Politica), infine porre in essere le attività che vanno dalla produzione di eventi culturali ai servizi necessari per l’utenza locale e turistica, con una particolare attenzione al territorio e alle necessità di questo.
Non esiste un museo o un teatro senza la sua comunità di appartenenza.
Cinzia Dicorato Responsabile provinciale del PD per la cultura e i beni culturali. Componente della commissione culturale regionale del PD
|