Sessant'anni fa, il 9 febbraio 1952, si spegneva a Barletta dov'era nato nel 1887 Arturo Boccassini, da molti ancora oggi definito "l'ingegnere del Regime" per essere stato proprio durante il ventennio fascista l'autore di numerosi e significativi interventi architettonici di grande impatto sul volto edilizio della città.
Conseguita la laurea in ingegneria civile all'Università di Roma nel 1912, prestò servizio militare durante la Grande Guerra assumendo nel 1916 la direzione tecnica dell'Aviazione Militare e divenendone nel 1919 ispettore tecnico.
Tornato a Barletta come insegnante di matematica e fisica presso l'istituto tecnico Geremia Di scanno, Boccassini svolgeva contemporaneamente l'incarico di ingegnere civile presso l'Acquedotto Pugliese dando prova di notevole temperamento professionale, tanto da aggiudicarsi nel 1924 il Gran Premio e Medaglia d'oro all'Esposizione Generale delle Industrie e del Commercio di Venezia con un progetto di palazzo in stile trecentesco pugliese ideato come sede municipale.
Nel 1925 ebbe inizio da Roma la sua attività di ingegnere libero professionista quale consulente di vari istituti edilizi.
L'anno seguente era nuovamente nella sua Barletta dove coniugò all'infaticabile attività professionale il ruolo politico di esponente del Partito Nazionale Fascista divenendone Segretario cittadino e protagonista, fra gli altri, dei moti popolari del 1931 connessi alla vicenda per l'erezione del Monumento nazionale alla Disfida di Barletta a Bari che costarono alla città "insorta" contro Mussolini prima disordini con lutti e dopo le scuse ufficiali del Duce con una serie di lavori pubblici migliorativi del territorio a titolo di risarcimento verso la popolazione.
Ecco alcune tra le innumerevoli e più note opere realizzate a Barletta: il Politeama Di Lillo (1920), il progetto per la Chiesa dei Monaci (1928), il tempietto della Disfida (1930), palazzo Criscuoli (1933), lo Chalet "Casina Lido" (1938).
All'eleganza dei fregi ornamentali in stile decò o liberty degli anni Venti, apprezzati ad esempio nella balconata di casa Rizzi su Corso Garibaldi, fecero seguito negli anni Trenta, al consolidarsi della cultura estetica caratteristica del Fascismo con forme lapidarie quanto asciutte e ben scandite, la facciata di Palazzo Criscuoli prospiciente ad angolo sulla centralissima Piazza Monumento ai Caduti, che recava sul fronte di Corso Garibaldi i simboli della produttività e della laboriosità tipici di quegli anni (le api operaie) mentre issava sulle sommità centrali due elementi di forma conoidale in pietra squadrata prima sostituiti con globi anch'essi marmorei, e poi completamente rimossi.
Il palazzo é tuttora abitato dalla Famiglia Criscuoli nei piani superiori, mentre al pianterreno ed al cosiddetto piano rialzato o piano uffici ha subito diverse modifiche: vi hanno trovato posto una panetteria, la storica libreria Adriatica di Aureliano Dicandia (che competeva con l'omologa Libreria Europa al piano terra del vicino Palazzo Cuomo in stile umbertino sull'angolo opposto di Piazza Caduti, demolito negli Anni Settanta per far posto al moderno e sempre discusso edificio oggi esistente) ed oggi la sede di una banca di livello nazionale.
Particolare curioso: sull'archivolto del portone d'ingresso in corso Garibaldi, la pietra che riporta l'anno di costruzione (1933) reca la datazione della cosiddetta Era Fascista (E. F.) come anno XII. Un refuso quanto mai evidente e però mai volutamente corretto, in quanto vi doveva essere scritto XI, undicesimo anno appunto dalla Marcia su Roma (1922) che originava il conteggio.
La progettualità di Boccassini, oltre che delineare forme percepibili in linea orizzontale come appunto i prospetti o le facciate di edifici ambiziosi dal punto di vista architettoniche e come cifra stilistica, si spinse anche in linea verticale con forme e visioni talvolta inusitate come la cupola del teatro Lembo di Canosa di Puglia oppure l'audace cupola della Chiesa dei Monaci svettante sul panorama cittadino, ovvero il Santuario dell'Immacolata prospiciente con la sua torretta dell'orologio ed il frontone da antico tempio neoclassico la popolare Via Milano.
La sommità della cupola dei Monaci é il punto davvero più alto dell'abitato di Barletta, ed ancora piùelevato dall'installazione della grande croce luminosa che, accesa di notte, é divenuta negli anni successivi il punto geografico di riferimento per i naviganti che vi si orientano dal mare.
Testimonianze di un estro professionale e di un talento tutto suo nell'adattare alla fisionomia di Barletta gli stilemi e le dottrine imperanti all'epoca, con indiscutibile libertà d'azione in un contesto urbanistico che spinse la città ad appropriarsi di sempre nuovi spazi verso il litorale.
Il caso è emblematico nella costruzione della Casina del Lido (1938) sulla litoranea di Levante, strappata in parte agli ortalizi e resa possibile come meta turistica ad uso della cittadinanza, che la raggiungeva dal Viale Regina Elena.
Il Brigantino, a Barletta, spiaggia di levante. Ricordate Amarcord? Un tuffo nella memoria è raccontare questa piccola grande storia del nostro luogo d'incontro attraverso il film di Fellini, con l'indimenticabile notte estiva di luna piena, dove il leggendario transatlantico Rex, tutto illuminato dal gran pavese delle mille luci di bordo sullo sfondo dell'inquadratura ricostruita negli studi a Cinecittà, scivola via maestoso sul mare...
Proprio come in quel film, Il Brigantino ha saputo mantenersi d'attualità nella sua poliedrica vita, da stabilimento balneare a raffinato e ricercato ristorante, da centro convegni ai grandi spazi per grandi eventi.
Erano i ruggenti anni Trenta in quell'Italia al cinema come ce li offre il grande maestro Fellini dal suo album di emozioni. Ma nell'estate di quel 1938, doveva apparire proprio così agli occhi dei barlettani, giusto come un favoloso transatlantico all'ormeggio, lo chalet della Casina del lido di levante, elegante struttura prima in legno, poi in cemento armato e pietra di Trani, concepita dalling. Arturo Boccassini secondo i dettami stilistici del tempo, con anticipatrici e quanto mai solide soluzioni edilizie destinate a durare: un complesso realizzato con l'idea-progetto di affacciarsi dalla sua balaustra slanciata sull'Adriatico esattamente come dal ponte di una nave in crociera che si protendeva sul dorato sabbioso arenile esteso a perdita d'occhio.
Ma se il Rex però non approdò mai sulla riviera romagnola, nemmeno grazie al sogno felliniano, Il Brigantino, sulla litoranea di levante a Barletta, è divenuto da allora una componente ferma ed inconfondibile del paesaggio costiero del basso Adriatico e di quello cittadino in particolare che risulta difficile immaginarselo senza...
E' potuto accadere grazie alla lungimiranza ed al sogno barlettano della famiglia Nigro, pioniera e prima scopritrice di questo tratto di spiaggia sposatosi allo sviluppo urbanistico della Barletta di quegli anni: dagli arenili coltivati e raggiungibili con difficoltà magari a piedi od in calesse, fu proprio la scelta di costruirvi la Casina del lido a dettare la realizzazione del viale Regina Elena, la bella strada litoranea carrozzabile che inizia vicino al Castello normanno-svevo con un cippo miliare di stile antico romano (era la moda del tempo), proseguendo poi su asfalto e marciapiedi fino agli stabilimenti balneari, ed oltre.
La Gazzetta del Mezzogiorno ne descriveva la visione in lontananza del Gargano, il luccichìo delle navi alla banchina nel porto ed i caratteristici trabucchi pronti a calare le reti nel mare (allora) pescoso anche sotto costa: dalla balconata del Brigantino signorilmente affacciata su questo pezzo di Adriatico si aprivano le gaie feste danzanti per tutti alla luce dei lampioncini, protagonista di prima serata la bella società in uniforme e camicia nera sotto lo smoking bianco, le toilettes delle signore-chic, qualche aria celebre di musica lirica mista alle melodie intriganti delle orchestrine a ritmo sincopato.
Solo di recente, e fuori Barletta, la figura e l'opera di Arturo Boccassini sono state ricordate: in occasione della riapertura al pubblico a Canosa del Teatro Comunale "Raffaele Lembo" di cui l'ingegnere barlettano fu progettista nel biennio 1925-1926 durante la sua collaborazione con l'ingegnere Santarelli al progetto del Teatro Margherita di Bari.
Nelle immagini di archivio: la Casina del Lido sulla litoranea di Levante (foto del titolo con l'ing. Boccassini) e Palazzo Criscuoli
L'OPERA DELL'ING. ARTURO BOCCASSINI NEL SESSANTESIMO DELLA MORTE (ALBUM FOTOGRAFICO SU FACEBOOK)
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1842668083582.51448.1746990342&type=1#!/media/set/?set=a.1842668083582.51448.1746990342&type=1
ARCHITETTURA E FASCISMO...
http://www.youtube.com/watch?v=aTJhfggL0uE&feature=share
IL COMMENTO DI ETTORE MARIA MAZZOLA
(University of Notre Dame School of Architecture)
Grazie per aver pubblicato queste immagini e la biografia del fantastico, ed ignorato, architetto-ingegnere, vittima della sua stessa generazione. Quella generazione che, illusa dal sogno modernista, preferì condannare alla pena del silenzio chi giustamente si ostinava a progettare architettura piuttosto che becera edilizia. Boccassini meriterebbe una mostra permanente dei suoi disegni e progetti da cui i giovani aspiranti architetti potrebbero imparare tanto. Non sarebbe male se la Pinacoteca di Barletta dedicasse una sezione anche a figure come questa... Appoggerò per primo l'iniziativa.
PER SAPERNE DI PIU'...
I MOTI POPOLARI DEL 1931 PER IL MONUMENTO ALLA DISFIDA DI BARLETTA
http://www.ilfieramosca.it/disfida/09_11_disfida.html
IL TEATRO POLITEAMA DI LILLO A BARLETTA
http://www.barlettavirtuale.altervista.org/scheda_monumento.php?id=21
IL TEATRO LEMBO A CANOSA
Il teatro Lembo fu fatto costruire da Raffaele Lembo, inseguito ad una scommessa fatta nella sala da barba di Giovanni Gallo, frequentata dai canosini più facoltosi. Per il progetto del teatro, Lembo contattò l'architetto Arturo Boccasini, il quale previde una spesa di lire 1.320.000, somma messa a disposizione per intero dallo stesso Lembo.
Durante i lavori di costruzione, Lembo fece ricostruire più volte la cupola del teatro e questo comportò una riduzione dei fondi messi a disposizione per il completamento dell'opera. Alla morte di Raffaele Lembo, il teatro vide l'avvicendarsi di diverse gestioni, fino a quando fu acquistato, nel 1933, dall'Avv. Cap. Michele D'Ambra. Per onorare la memoria di Lembo, il teatro mantenne il nome "Teatro Lembo" e per la sua famiglia fu riservato un palco.
http://www.prolococanosa.it/palazzi.asp?page=3
A testimonianza del suo grande amore per la terra natia ci sono le sue opere tra le quali la costruzione del Cafè-Chantant, denominato "Gambrinus" e poi la grande scommessa fatta in una sala da barba, luogo d'incontro e approcci culturali dei facoltosi dell'epoca, di costruire un teatro che desse lustro alla città di Canosa e potesse competere con le vicine Cerignola, che aveva già il suo teatro Mercadante, e Barletta con il teatro Curci e l'altro il teatro Di Lillo, in fase progettuale ad opera dell'ingegnere Arturo Boccassini, al quale fu affidato anche quello del Teatro Politeama costruito nel biennio 1923- 25.
Il cav. Raffaele Lembo spese tutte le sue ricchezze arrivando persino a indebitarsi per la costruzione e le rifiniture esterne ed interne del Teatro per certi aspetti simile al famoso Teatro Petruzzelli di Bari. Poi a causa di una siccità durata tre anni (1926-28) la situazione finanziaria precipitò e non riuscendo a tamponare i debiti accumulati, i suoi creditori avanzarono istanza di fallimento che non fu revocata nemmeno dopo l'accorato appello a Benito Mussolini: "Nell'intento di rendere più ospitale e ridente la mia vetusta città natale, e per far soprattutto cosa grata a questa nostra gente laboriosa, credetti di sollevarne lo spirito e portarlo verso l'amore dell'arte e del progresso; e così mi accinsi alla costruzione di un teatro".
Raffaele Lembo ebbe l'onore dell'inaugurazione del Teatro Politeama avvenuta in data 18 dicembre 1926 con la rappresentazione dell'operetta "Scugnizza", eseguita dalla compagnia di Gino Gianni.
In data 2 aprile 1927, Raffaele Lembo riuscì ad avere in anteprima, grazie alle sue conoscenze, il film a colori "Cyrano di Bergerac", il più grande successo dell'epoca, primo Premio Medaglia d'oro all'Esposizione cinematografica di Torino.
http://it.wikipedia.org/wiki/Canosa_di_Puglia
15/10/2011. CANOSA DI PUGLIA - SABATO 29 OTTOBRE RIAPRE IL TEATRO COMUNALE "RAFFAELE LEMBO" DOV'E' UN SITO ARCHEOLOGICO. FU PROGETTATO NEGLI ANNI VENTI DALL'INGEGNERE BARLETTANO ARTURO BOCCASSINI.
http://www.comitatoprocanne.com/newsDett.asp?news=8080
08/11/2011. CANOSA - IL TEATRO COMUNALE INTITOLATO A RAFFAELE LEMBO, SUO FONDATORE E PRIMO GESTORE, UNA VITA DA IMPRENDITORE E CITTADINO BENEMERITO.
http://www.comitatoprocanne.com/newsDett.asp?news=8152