"Paese mio, che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato: la noia e l'abbandono son la tua malattia. Paese mio, ti lascio e vado via... Che sarà, che sarà, che sarà. Che sarà della mia vita che sarà...Â?Âť
Così cantavano Josè Feliciano duettando coi Ricchi e poveri al Festival di Sanremo 1971.
Quest'anno, per una insolita pasquetta invernale, sono stati invece tantissimi i barlettani che hanno sfidato vento e freddo pur di portare a compimento la tradizionale gita a base di focaccia e pallonate.
Tutto in perfetto stile familiare e di comitiva, concentrato a Canne della Battaglia nel piazzala grande sottostante la Cittadella. Dove si sono ritrovati, appena protetti da grandi teli tipo quelli che usano i contadini in campagna, numerosi gruppi per nulla intimiditi dalle nuvole all'orizzonte di un Gargano imbiancato dell'ultima neve di primavera.
Cittadella visitatissima per un turismo casereccio e tutto fai-da-te, con l'orario continuato dalle 8,30 alle 19,30 nell'Antiquarium dove la Soprintendenza aveva annunciato una "Pasqua al Museo" come fosse un regalo straordinario: invece, proprio al bookshop (vuoto dopo i licenziamenti di un anno fa, tre unità lavorative perse), ingresso sempre gratuito senza un briciolo né di accoglienza né di informazione turistica.
Il visitatore passava davanti alle teche sbirciando i reperti in mostra e leggendo le etichette, poi su su fino alla colonna posta all'estremità della Cittadella a dominare la valle dell'Ofanto per la classica foto. La presenza del Comune di Barletta, proprietario dell'area archeologica? Solo una pattuglia di vigili urbani fra Canne della Battaglia e Montaltino.
Passando davanti al nostro presidio nella Stazioncina, ci hanno detto: "Ci avete visto quest'anno: ora si pensa l'anno prossimo..."
Davvero incredibile!
LA REDAZIONE
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