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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

08/03/2006.  Vecchie stazioni, nuovi sogni.

Un patrimonio dismesso, spesso abbandonato, molte volte in rovina ma che potrebbe essere valorizzato.
Mille suggestivi altri usi. Ma in Puglia non c'è ancora una legge allo scopo


Una parte dell'«Universo ferrovia», dalla gestione del patrimonio edilizio a quello delle tratte, è di competenza delle Regioni. In particolare, alla Regione Puglia lo Stato ha trasferito le competenze sulle quattro ferrovie in concessione Appulo-Lucane, del Gargano, del Sud-Est, Bari Nord. Questo ha significato anche inevitabilmente interrogarsi sul destino di ciò che, per essere riportato ai fasti di un tempo, richiederebbe tempi lunghi e molto denaro; e a questo proposito non mancano gli intoppi burocratici che ritardano la trasformazione della piccola stazione in qualcos'altro. Ma è legale alienare, vendere, affidare (sia pur gratuitamente) un bene come una stazione con le sue pertinenze? Anche se il Consiglio di Stato lo considera un bene di pubblico servizio e quindi inalienabile, il fatto che il patrimonio ferroviario sia trasferito nel comparto delle ferrovie dello Stato fa sì che queste ultime lo possano utilizzare come bene patrimoniale disponibile e quindi destinarlo ad altri usi. Perché però ciò avvenga, è necessario sempre un atto formale di dismissione dal servizio, è cioè necessario che quella infrastruttura ferroviaria, quella stazione, cessi ufficialmente di essere tale. Questo quando l'edificio si trova su di un percorso ancora attivo. Se invece c'è una variante ad un tratto ferroviario già esistente, automaticamente i locali vengono sdemanializzati e resi pronti ad altri usi.

Nel caso delle ferrovie private o date in concessione, sono le Regioni a ricevere il bene e a deciderne la sorte, compresa la vendita: è il caso, ad esempio, delle case cantoniere abbandonate, presenti lungo il percorso delle Ferrovie Appulo-Lucane. Ma allo stato attuale la Regione Puglia non ha una normativa che recepisca le norme nazionali in materia di questo particolare bene demaniale, che cioè disciplini l'acquisizione, l'alienazione, la valorizzazione di questo tipo di beni, come invece accade per altri beni demaniali - ad esempio i tratturi - con la legge regionale 27/95. Quello che manca alla Regione Puglia è un apposito ufficio incaricato di gestire questa delicata faccenda, sulla falsariga dell'Ufficio Ustif (l'Ufficio Speciale per i Trasporti e Impianti Fissi al ministero dei Trasporti, che si interessa del risanamento tecnico ed economico delle linee ferroviarie in concessione e che, tra i vari compiti, compie verifiche periodiche su impianti e materiali rotabili); così come manca una mappa dettagliata dei beni da vendere o conservare, tra cui, appunto anche le stazioni con le annesse pertinenze.

Qualche volta si verificano situazioni paradossali come a Noicattaro, in provincia di Bari. Qui è stata realizzata la nuova linea ferroviaria della Sud-Est con annessa una nuova stazione, per cui si sono resi disponibili i locali della vecchia stazione. Nel 2003 il Comune chiede alla Sud-Est la cessione dei suoli e della stazione; dopo uno scambio di lettere tra Regione, assessorato ai Trasporti, assessorato al patrimonio, ministero delle Infrastrutture e trasporti, si giunge alla conclusione che sull'intera faccenda dovrebbe esprimersi il ministero, che dovrebbe quantificare il valore delle aree. Insomma, non si capisce a chi spetti decidere. «Stiamo approfondendo l'argomento - dice il sindaco di Noicattaro, Giovanni Di Pierro - anche perché quei locali della vecchia stazione e l'area adiacente sono di importanza strategica per lo sviluppo della città: la vecchia stazione infatti è a ridosso del centro storico, per cui vogliamo creare lì delle aree verdi e parcheggi negli spazi adiacenti all'edificio, che rientra in un piano generale di riqualificazione e valorizzazione della zona. Gli assessori ai Trasporti e al Patrimonio, Loizzo e Minervini sono favorevoli a risolvere la faccenda, ma se non c'è una sollecitazione continua presso il ministero ai Trasporti, temo che si andrà avanti per le lunghe».

Lucia Schinzano

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno 07/03/2006


Ferrovie di Puglia. Da Rocchetta a Spinazzola storie minime di provincia

Come raccontare il territorio in modo diverso

Storie di una provincia pugliese «minore», abbandonata a se stessa in nome della logica del profitto, eppure depositaria di una memoria storica prestigiosa, custode di tradizioni secolari e da valorizzare. Sono storie che passano lungo i binari di località dimenticate, che si fermano in stazioni ormai ridotte a ruderi, ma che in certi casi hanno «fatto» la Storia d'Italia. È il caso, ad esempio, della stazione di Rocchetta Sant'Antonio, nata nel 1895 come scalo merci strategico nel Mezzogiorno, dietro la forte spinta dello storico della letteratura italiana Francesco de Sanctis, allora ministro della Pubblica Istruzione; è una stazione funzionante ma non adeguatamente valorizzata.

Diverso è il caso della stazione di Candelaro, a 12 km da Manfredonia, lungo la ferrovia per Foggia. Questa è stata per oltre mezzo secolo lo scalo ferroviario della transumanza dei pastori che a giugno si spostavano con le loro pecore in Abruzzo e ad ottobre ritornavano nel Tavoliere. Da oltre 15 anni la stazione Candelaro è stata chiusa e oggi è in uno stato di abbandono totale: il piazzale antistante si è trasformato in una discarica a cielo aperto, dove è possibile trovare anche residui di eternit; i locali dell'edificio diventano in estate sede degli extracomunitari impegnati nella raccolta del pomodoro e, più in generale, ospitano molti senza fissa dimora. Eppure da quello scalo - come da altri scali rurali, le cui stazioni sono state chiuse - passa la littorina che collega Foggia a Manfredonia.

Anche la stazione di Spinazzola-città è stata chiusa nell'86 per il ridottissimo traffico passeggeri, insieme alla sede ferroviaria, smantellata e sostituita da una pista ciclabile. L'edificio sopravvive, ma è stato in parte inglobato negli spogliatoi del campo sportivo, costruito praticamente sulla ex sede ferroviaria. Nel '98 invece è stata chiusa la stazione di Ofantino (dove i treni non passavano più dal 1986, quando la tratta Margherita di Savoia - Ofantino venne soppressa malgrado la presenza delle saline e la vocazione turistica di Margherita di Savoia). Ora dal suo piazzale partono gli autobus gestiti dalle ferrovie del Gargano, mentre i locali della stazione sono diventati la sede di un'agenzia di viaggi. Ci sono treni che passano e non si fermano; ce ne sono altri che non passano più da una zona: quelle tratte abbandonate sono i famosi «rami secchi».

Uno di questi è proprio la Margherita di Savoia - Ofantino; un altro «ramo secco» è la tratta Avellino-Rocchetta Sant'Antonio, malgrado si trovi in una posizione strategica per i commerci (tra l'Adriatico e il Tirreno) e passi nei pressi della Fiat Sata a San Nicola di Melfi, la più grande area industriale del Sud.

l. schinz.


In Piemonte una legge voluta sia dalla destra che dalla sinistra

Stazioni - Da piccoli grandi musei della memoria a parchi o case per studenti e immigrati

Stazioni come piazze: su questa opportunità RFI, la Rete ferroviaria italiana, ha in atto da qualche anno una strategia tesa ad ottimizzare la presenza di stazioni, depositi, locali annessi e quant'altro, insomma gli immobili in corrispondenza della fermata del treno. Tutto ruota intorno a tre possibilità. La prima è quella della valorizzazione commerciale: i locali inutilizzati ma in buone condizioni possono venire affittati a partner che possono trasformarli in bar, edicole, esercizi commerciali o alloggi, con una conseguente valorizzazione del luogo, anzi, come dicono gli addetti ai lavori di FS, un «presenziamento indotto». La seconda possibilità di impiego prevede contratti di comodato gratuito con enti no-profit: questo quando l'edificio o il contesto non permettono una valorizzazione commerciale.

Comuni, Province, associazioni riconosciute, carabinieri, polizia municipale, possono ottenere i locali per svolgere attività a sfondo sociale, culturale o di assistenza; in cambio viene richiesto solo un adeguato servizio di pulizia, guardiana, manutenzione, apertura e chiusura delle sale d'attesa. Prima di «passare la mano» ai Comuni e alle associazioni, RFI effettua di solito degli interventi di manutenzione strutturale (tinteggiatura di facciate e sottopassaggi, riparazione di porte, infissi e tetti) e decoro (sistemazione delle aree verdi, dell'illuminazione e delle aree attigue), anche per rimediare agli atti di vandalismo che colpiscono queste stazioni.

Anche in questo caso, però, si va alla ricerca di soluzioni che garantiscano un «presenziamento indotto», il che non è difficile a realizzarsi, se enti locali e associazioni interpretano i locali e gli spazi annessi come se fossero una piazza o un loro bene. Terza e ultima ipotesi - riservata alle stazioni a bassissima frequentazione - è quella che prevede la dismissione e alienazione del fabbricato viaggiatori, che così viene messo in vendita oppure, se l'edificio è irrecuperabile, se ne prevede la demolizione; il fabbricato sarà rimpiazzato da pensiline modulari attrezzate o aree di attesa negli atri delle stazioni.

Attualmente sono 350 circa gli accordi stipulati con enti e associazioni, con buoni risultati in particolare in Piemonte, Lombardia, veneto, Emilia Romagna, Liguria, Lazio. Le ex stazioni sono diventate sedi dell'associazione albergatori, del comando di Polizia municipale, del 118, parcheggi di interscambio ferro-gomma, agenzie di viaggio.

l. schinz.



A Taranto il treno più bello d'Italia

Anni 30, perfettamente restaurato

Il Touring Club l'ha definito il più bel treno d'Italia. Questo gioiello - risalente agli anni '30 e perfettamente restaurato - si trova in Puglia, a Taranto, affidato alle cure dell'Associazione Treni Storici Puglia, una onlus che si propone di far conoscere il territorio con tutte le sue opportunità culturali, folkloristiche, storiche, proprio attraverso i viaggi in treno, come d'altronde avviene al Nord.

Vetture altrimenti destinate alla demolizione (e, più in generale tutto quanto fa parte dell'universo-ferrovia, dai documenti al materiale ferroviario di interesse storico) sono state così recuperate per rievocare l'emozione che sicuramente prendeva i passeggeri nell'attraversare campagne e luoghi lambiti dal mare e depositari delle vicende storiche del posto.

Con questo spirito, l'Atsp ha avviato diverse iniziative rivolte ad enti, associazioni e scuole che, noleggiando questo treno storico, possono affrontare itinerari molti suggestivi, come quello del barocco leccese, quello che tocca le cattedrali e la Via francigena o ancora quella che ripercorre gli itinerari fredericiani o che taglia la zona dei trulli.

Non mancano itinerari alla riscoperta delle tradizioni locali, come il «Treno di Santa Lucia» che annualmente arriva alla fiera prenatalizia di Lecce, dove i maestri cartapestai fanno sfoggio delle loro creazioni e che si conclude con una visita al Museo ferroviario di Lecce. Il prossimo appuntamento è per Pasquetta. Il 17 aprile prossimo, l'Atsp ha organizzato il «Treno della Magna Grecia»; il 18 giugno, il treno storico si fermerà a Brindisi marittima e, dopo la visita della città, i passeggeri parteciperanno alla Festa del cavallo parato, manifestazione risalente al 1474.

l. schinz.











 

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