Arrivarci è un'impresa. Nessuna indicazione dalla strada maestra. Nemmeno le guardie campestri se ne ricordano più....
Ma quando ci sei, solo allora ti accorgi che il cimitero dimenticato di Antenisi sta solo a pochi metri dal millenario menhir nei pressi della Masseria di Canne, appena oltre qualche filare di ulivi sulla ex provinciale 142, la cosiddetta Panoramica dei Sepolcreti che da via Canosa porta all'Antiquarium.
Praticamente sta di fronte al villaggio preistorico, dunque in piena e diffusa archeologia del territorio da proteggere per spiegare, per capire, per studiare prime tracce dell'insediamento umano da queste parti.
Antenisi è il nome di una contrada antichissima nell'agro di Canne, oggi stabilita sulla linea di confine del Parco dell'Ofanto esistente solo sulla carta della Regione Puglia ma di fatto nulla. Zona cioé teoricamente "protetta".
Protetta dai tombaroli, da chi in agricoltura ne stravolge il paesaggio rurale sostituendo vigneti ad oliveti secolari, e protetta magari anche da ci vuole speculare con qualche cambiamento o aumento di volumetrie di fabbricati agricoli in rovina...
Insomma, un'Antenisi teoricamente protetta da tutti questi "nemici". Ma totalmente e paradossalmente lasciata indifesa contro il suo, vero proprietario che, pure in questo caso, è il Comune di Barletta.
Espropriata d'urgenza una trentina d'anni fa dal sindaco Bernardini a seguito di un fortunoso ritrovamente dovuto ad uno scasso nel terreno, quell'area agricola in contrada Antenisi fu dunque acquisita al demanio comunale barlettano come suolo d'interesse archeologico e riservò agli archeologi la scoperta di una tomba a camera o a grotticella, con annessi resti di una sepoltura databile intorno al IV-III secolo avanti Cristo e parte del corredo funerario consistente in un askos decorato dalle significative dimensioni.
Sotto pressing dell'Archeoclub d'Italia, l'amministrazione comunale acquistò la doppia porzione di suoli dai rispettivi proprietari, recintò con rete metallica entrambe le aree e poi se ne dimenticò del tutto solo a distanza di qualche tempo.
La logica di un acquisto come questo a spese della collettività (seguito nel 2005 dalle particelle catastali delle Terme di San Mercurio con pagamento dell'indennità di esproprio) era di dotare il mai nato Parco archeologico-ambientale su Canne della Battaglia di varie "isole" archeologiche da mettere in rete di sistema...
Abbiamo visitato la zona: ed ecco il report documentato dalle foto.
Reti divelte e sfondate in vari punti; erbacce dovunque pronte a prendere fuoco da un momento all'altro; il cartello con la scritta "Proprietà comunale" colpito da una fucilata dunque arrugginito e quasi illeggibile; la fossa che servì come trampolino di scavo quasi ricolma di terriccio accumulato da sedimenti e dalle piogge; i resti di murature risalenti al periodo ricoperti da funghi; focolai d'incendio un pò dovunque sulle carcasse di olivi ridotti a moncherini; cartucce esplose dai cacciatori (di frodo?); l'ingresso della sepoltura lasciato aperto con la grossa pietra che ne doveva bloccare l'accesso spostata da una parte; dovunque segni e tracce evidenti di "tombaroli" più volte in azione alla ricerca di altro prezioso "bottino" forse tuttoro celate dalle viscere di un sottosuolo che non smette di stupire.
Su tutto aleggia un senso di abbandono e di desolazione, nella campagna ofantina di un maggio pieno di tante speranze e di attese.
Nelle immagini (Foto esclusive La Gazzetta dell'Archeologia on line) l'accesso al suolo archeologico di proprietà comunale in abbandono e la sepoltura violata
NINO VINELLA
LA GALLERIA FOTOGRAFICA SU FACEBOOK...
https://www.facebook.com/messages/?action=read&tid=id.329560923781451#!/media/set/?set=a.397911540250877.83447.340728599302505&type=1