06/07/2012. BARLETTA - VENERDI' 6 LUGLIO MOSTRA DI STATUE E RIPRODUZIONI FOTOGRAFICHE DELLA VERGINE MARIA DALLE CHIESE CITTADINE. "TUTTE LE GENERAZIONI MI CHIAMERANNO BEATA".
Venerdì 6 luglio 2012, a Barletta, nella Chiesa di S. Pietro, alle ore 11.00, avrà luogo l’inaugurazione della Mostra di statue e riproduzioni fotografiche della B.V. Maria dalle chiese di Barletta dal titolo “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
L’iniziativa è stata promossa dal Comitato Diocesano Feste Patronali di Barletta e si inserisce nel programma delle attività culturali e artistiche previste in festeggiamenti per i Santi Patroni della Città Maria SS. dello Sterpeto e S. Ruggero.
La Mostra resterà aperta fino al 16 luglio, osservando i seguenti orari:
Sabato 7 – domenica 8 – lunedì 9: ore 10-12; ore 18-22 Tutti i giorni ore 18-22.
LA SCHEDA
L’iniziativa con cui quest’anno il Comitato Feste Patronali ha voluto dare voce al ricchissimo patrimonio culturale della nostra città prende le mosse da una duplice considerazione: da una parte la radicata devozione alla figura di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, dall’altra la reale presenza nelle chiese di Barletta di un numero grandissimo di statue della Beata Vergine Maria, più o meno pregiate dal punto di vista artistico, ma tutte espressione di una pietà popolare non priva di un vero e proprio fondamento teologico.
Partendo da queste osservazioni don Rino Mastrodomenico ha condotto una sua personale indagine alla scoperta di tali opere e dalla sua volontà di valorizzare questo ricco patrimonio nasce l’idea della ricerca condotta dal prof. Luigi Nunzio Dibenedetto che ha portato alla realizzazione della mostra di statue e riproduzioni fotografiche della B.V. Maria dalle chiese di Barletta dal titolo “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48) che si terrà nella Chiesa di San Pietro a Barletta dal 6 al 16 Luglio 2012 con orari: sab 7 - dom 8 - lun 9 ore 10-12 / 18-22; tutti gli altri giorni ore 18-22.
La mostra è promossa dal Comitato Diocesano Feste Patronali e coordinata dall’assistente ecclesiastico Can. Sac. Ruggiero Mastrodomenico, con la collaborazione del presidente Tommaso Peschechera e dei consiglieri: Giuseppe Antonio Dibari, Giuseppe Dimiccoli, Francesco Fucci, Antonio Riglietti. Si ringraziano in particolare l’ arciprete del Capitolo Cattedrale Can. Mons. Angelo Dipasquale e il priore dell’Arciconfraternita del Santissimo Nicola Desario. I testi del depliant e la consulenza scientifica sono di Luigi Nunzio Dibenedetto; le riproduzioni fotografiche di Ruggiero Dicorato (FotoRudy); l’impaginazione e la stampa dell’Editrice Rotas - Barletta.
I sentimenti religiosi popolari si sono spesso contraddistinti per il desiderio del soccorso di Maria. Per ogni paese, regione, corporazione, confraternita, parrocchia c’è una Madonna distributrice di doni, di “passaporti per l’eternità”, di miracoli.
Le raffigurazioni di Maria di Nazareth occupano un campo vastissimo, che spazia dalle più alte espressioni della storia dell’arte alle immagini di devozione più rozzamente popolari, percorrendo tutti i passaggi intermedi fra questi due estremi.
Per noi barlettani, fra tutte le raffigurazioni di Maria, la più famosa e la più venerata è l’icona della Madonna dello Sterpeto; l’opera risulta manomessa più volte nel corso del tempo, segno dell’antichità e dell’importanza del culto rivolto alla Madre di Dio venerata sotto questo titolo.
Moltissime sono, però, le immagini di Maria, e di conseguenza le opere d’arte a tema mariano, conservate nelle chiese di Barletta. Si è voluto in questa mostra presentare quelle relative alla statuaria, opere che coprono un arco di tempo che va dal XVI al XXI secolo e che si possono dividere in tre tipologie, a seconda del materiale usato per la loro realizzazione: statue lignee, statue in cartapesta, statue vestite.
Anche la loro valenza cultuale è di grande variabilità: può capitare di trovarsi di fronte ad una settecentesca Madonna in abiti di seta relegata in un angolo della sacrestia, mentre una moderna statua in gesso è oggetto di profonda devozione: la religiosità non bada all’arte, bensì al valore simbolico del simulacro.
Riguardo ai titoli con cui la Madre di Dio viene venerata in queste immagini, ce ne sono alcuni di particolare interesse, ma su tutti dominano le raffigurazioni dell’Addolorata e dell’Immacolata.
L’iconografia dell’Addolorata proviene dalle raffigurazioni di Maria sotto la croce di Gesù, ma si lega più strettamente ai riti della Settimana Santa: è qui che la pietà popolare ha collocato Maria come suo interlocutore.
Nostro Signore Gesù Cristo è troppo Grande nel Suo Mistero di Morte e Risurrezione, nel suo offrirsi come Vittima per la nostra salvezza, la Madre, invece, con tutto il suo carico di dolore, la sentiamo veramente vicina alla sofferenza umana.
Non è un caso che non v’è chiesa che non abbia almeno una statua dell’Addolorata e che la sua devozione sia diffusa capillarmente soprattutto nel Meridione d’Italia e nei paesi di lingua spagnola e portoghese, dove anche la ritualità della Settimana Santa è vissuta in maniera più emotiva.
Forse la più antica fra le statue lignee raffiguranti Maria conservate in Barletta, riferibile alla seconda metà del XVI secolo, è la Madonna con Bambino e cardellino conservata in cattedrale e proveniente dal Monastero di Santa Chiara. Volutamente questa antica immagine è stata scelta ad indicare tutte le raffigurazioni di Maria, onde sottolineare che Maria di Nazareth, la Madre di Dio, è una ed una sola, mentre siamo noi che La veneriamo sotto diversi titoli, a seconda che venga sottolineato uno o l’altro dei momenti della sua vita, quindi come Addolorata o come Assunta, perché porti soccorso alla nostre particolari esigenze, perché sotto il titolo di Madonna dello Sterpeto protegga in particolare Barletta, sotto quello di Madonna Nera di Montevergine il territorio di Napoli, sotto quello di Madonna del Pozzo ecc. ecc.
È un panorama essenziale che rivela, tuttavia, quanto di ispirazione sentita e vissuta, quanto di genialità e di operosità siano stati espressi non solo da numerosi artisti e innumerevoli artigiani, ma da un intero popolo che, nei simboli religiosi si riconosceva, traendone luce e fiducia nella vita.
Riscoprire il valore dell’arte e della religiosità del passato, anche nelle forme più umili, è non solo una valida spinta culturale, ma anche un risveglio per tornare a sentire e apprezzare quello che l’uomo sa esprimere di alto e di bello quando tende, utilizzandola in molti modi, a trascendere l’utilità e il valore della materia.
|