MENO 12 GIORNI AL 2 AGOSTO...
Meno di una dozzina di giorni mancano nel "conto alla rovescia" della nostra speciale macchina del tempo per giovedi' 2 agosto, 2228° anniversario della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, quando Annibale ed il suo esercito affrontarono nella piana dell'Ofanto e sconfissero le otto legioni comandate dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone, che Roma gli aveva mandato contro per sbarrargli il passo dopo le vittorie, altrettanto micidiali, al Ticino, alla Trebbia ed al Trasimeno.
Ci accompagna in questo cammino dal passato il racconto di Paolo Rumiz, autore del bellissimo libro "Annibale, un viaggio" (Feltrinelli editore) pubblicato a consuntivo di una serie di fortunati reportages pubblicati da Repubblica nel 2007, e che ringraziamo per questa opportunita' di maggiore divulgazione culturale in rete, attraverso il Mediterraneo come ai tempi delle Guerre Puniche.
Il Comitato, nel corso di un'affollata bellissima serata culturale patrocinata dal Comune di Barletta, ha ospitato il noto giornalista ed inviato, nonche' scrittore, a Palazzo Della Marra il 29 settembre del 2008.
A Parigi, di recente è stata presentata la versione in francese dell'opera col titolo "L'hombre d'Hannibal".
Questa e' la diciannovesima puntata...
IL RITORNO DI ANNIBALE (19/27)
Sulle sponde del fiume Metauro, dove i Romani, memori di Canne, restituiscono pan per focaccia ai Cartaginesi. La corsa delle legioni
dal nostro inviato PAOLO RUMIZ
OGGI il generale comandante prof. Giovanni Brizzi se ne va: torna a malincuore tra i Celti dell'Emilia dopo una settimana di scorribande appenniniche. E' silenzioso, mentre lo accompagno verso la riviera adriatica, la lunga linea azzurra che già ci cattura allo sbocco delle valli d'Abruzzo. L'uomo-ombra di Annibale vorrebbe dirmi che non è una ritirata la sua, ma solo... una corsa verso il Metauro. Sì, il fiume delle Marche, dove i Romani restituiscono pan per focaccia ai Cartaginesi, sconfiggono Asdrubale alla grande e ne spediscono la testa tagliata al fratello accampato a Canosa. E noi al Brizzi gliela diamo per buona, purché racconti un'altra delle sue favolose istorie. San Trigno, San Buono, San Salvo. Di nuovo rullar di tamburi. E' in questo Appennino dal pantheon barbarico che nel 207 il console Claudio Nerone passa con le truppe in direzione delle Marche, in una delle avanzate più fulminee della storia bellica mondiale. La sua è una strada trans-collinare di estenuanti saliscendi: Canosa, Termoli, Atri, ponte sul Tronto. Fermo, Loreto, Senigallia, Urbino. Cinquecento chilometri, in meno di una settimana: una marcia a tappe forzate, senza dormire mai. Appena il tempo per mangiare, defecare, pulirsi, decongestionare i piedi. Erano questi gli uomini di una volta. In latino si dice "quam maximis itineribus", e a noi sembra una formuletta scolastica. Invece è fatica, disciplina, sudore. Il latino è un concentrato di tutto questo. "Itineribus expeditis", per esempio: vuol dire che gli uomini viaggiano non "im-pediti", cioè senza bagaglio. E il bagaglio - udite - è roba di trenta chili: armi, cibo, coperta, borraccia, pali dell'accampamento. E' così che viaggia la legione in corsa verso il Metauro. Senza portarsi niente appresso.
http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-19/annibale-19.html
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