19/10/2012. NAPOLI - LA FACOLTA' DI BENI CULTURALI DELLA SECONDA UNIVERSITA' ANALIZZA IL MODELLO GESTIONALE DELLA FONDAZIONE ARCHEOLOGICA CANOSINA: UN CASO DI STUDIO COME ESPERIENZA DEL TERRITORIO .
Dopo il grande successo dell’Estate Canosina 2012 e del funzionale progetto Open Days, un ulteriore tassello nell’intricato mosaico storico della Fondazione Archeologica Canosina Onlus, è stato compiuto.
Saranno stati i frutti del duro lavoro ventennale, delle lunghe e appassionanti collaborazioni, del rapporto - soprattutto basato su stima ed amicizia reciproca - con l’Istituzione Ministeriale, delle inevitabili incomprensioni e delle sicure certezze di esserci sul territorio, che il coronamento di un modello ha preso vita, fors’anche come strumento di confronto e di speranza nei sistemi d’insegnamento dei migliori Atenei d’Italia.
Oggi, in questo clima di disfattismo e di rarefazione - quasi come scelta di sopravvivenza, piuttosto che come scelta di moda - si può parlare effettivamente di Secolo Buio. Eric Hobsbawm, definì il Novecento come il “Secolo Breve”; non sarebbe errato definire il XXI secolo come il Secolo Buio, considerato che il grande storico definì tale il secolo precedente, durante i suoi primi decenni.
Questa rarefazione, porta nei giovani professionisti di molti settori – soprattutto di materie umanistiche -, la profonda paura di aver scelto in maniera errata il proprio corso di studi e il proprio futuro professionale e sociale. In tal senso, i migliori Atenei d’Italia hanno dato vita a servizi di valutazione curriculare degli studenti, di consulto psicologico, di confronto con le offerte aziendali. Tutta questa apertura di sistema, rispetto al secolarizzato e obsoleto metodo gestionale universitario, è la vera grande vittoria di un intero mondo accademico che si desta dal suo torpore tardo ottocentesco o tutt’al più tardo rivoluzionario e si fa promotore e garante delle nuove figure professionali che esso stesso sforna.
In questo clima disfattista e altamente dubitativo, s’inserisce l’intervento della Fondazione Archeologica Canosina Onlus, che il giorno 17 ottobre 2012 è stata invitata dal Dipartimento di Studio delle Componenti Culturali del Territorio di Napoli, a presentare il suo modello storico e gestionale.
L’intervento si è tenuto presso il Complesso di San Francesco a Santa Maria Capua Vetere, in quella che è la sede storica della Seconda Università degli Studi di Napoli.
Il tema dell’intervento, promosso dall’ateneo napoletano, è stato Nuovi Modelli occupazionali dei Beni Culturali: l’esperienza della Fondazione Archeologica Canosina. Moderatrice degli interventi e organizzatrice dell’evento, è stata la nota archeologa Dott.sa Stefania Quilici Gigli (Direttrice della Scuola di Dottorato in Scienze Umane e Sociali del SUN), mentre l’introduzione metodologica al sistema Fondazione Archeologica è stato promulgato con molta enfasi e attenzione dalla Dott.sa Rosanna Cioffi (Direttrice del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali).
A intervenire sulla Fondazione Archeologica sono stati il Presidente Sabino Silvestri e l’Archeologo Sandro Sardella.
Di particolare commozione è stato vedere un’aula Magna stracolma di interessati, tra cui non solo giovani motivati ma anche docenti delle varie materie d’insegnamento.
Lungo ed appassionato il ricordo di vent’anni di lavoro da parte del Presidente Sabino Silvestri, a cui è seguita la chiusa di ben tre ore di dibattimento.
All’archeologo Sardella, si sono rivolte le centinaia di domande su come si possa non perdere le speranze nel proprio corso di laurea e di come si possa affrontare con serenità un percorso lungo e fatto di anni di volontariato nonché di formazioni continue.
La risposta unanime è stata nella non perdita di fiducia legata al credo intellettuale, cui tutti i tecnici in Scienze Umane sono chiamati a rispondere.
Segue la necessità di mobilità mentale e fisica, il costante aggiornamento, il perseguire obiettivi costanti e la “secolarizzazione” della propria figura professionale, intesa come continuità e garanzia nei riguardi di qualsiasi Ente che desideri espandere il proprio organico.
Si è riscontrata la tanta voglia di fare ma prevale ancora la paura, dettata dal crollo del grande mito del Ministero e delle Università come grandi scialuppe di salvataggio. Il Presidente Silvestri ha sottolineato quanto il ruolo dei nuovi tecnici debba essere quello di reinventarsi.
Si può essere archeologi, storici dell’arte, archivisti, guide turistiche in molti altri modi, forse più imprenditoriali e meno dipendenti da un rigido sistema di quotidianità.
Tuttavia è emersa la fondamentale ed imprescindibile importanza delle Istituzioni a cui, se non più può spettare la totale assunzione di queste figure professionali, spetta l’operato di guidarle e di assisterle a cambiare orizzonte, fermo restando l’inevitabile e piacevole sensazione di sentirsi guidati da chi dipenderebbe il nuovo modo di intendere e mediare sull’intervento del privato e sulla sponsorizzazione dell’imprenditoria nella gestione, valorizzazione e fruizione del Bene Culturale.
L’intervento si è concluso alle 13,00, dopo aver esaurito e incentivato la voglia in molti giovani di proseguire e non perdere di vista l’importante obiettivo di preservare e intervenire, nel salvaguardare il Bene Culturale rilanciando se stessi, la propria creatività e mettendo il tutto al servizio delle Istituzioni e credendo in una sicura rispondenza, come già è accaduto per la Fondazione Archeologica Canosina.
Ed ora tocca ai giovani, nuove braccia e menti del futuro fare tesoro di questi insegnamenti.
Dal canto suo, la FAC si accontenta di aver pungolato quel ramo creativo e di aver spinto, forse, verso un’apertura mentale che è fondamentale oggi per salvaguardare il Patrimonio italiano, che non è semplicemente “italiano” ma è universale e come tale non va mai inteso come mio o tuo, ma di tutta l’Umanità.
|